Esclusiva

Aprile 23 2024.
 
Ultimo aggiornamento: Aprile 24 2024
«Ogni voto conta», al via l’ultima plenaria all’Europarlamento

La presidente del Parlamento, Roberta Metsola, riassume i cinque anni: «Siamo una superpotenza dei diritti»

STRASBURGO – È l’ultima sessione plenaria dell’Europarlamento prima delle elezioni dell’8 e 9 giugno. Le strade di Strasburgo sono deserte, in un pomeriggio di aprile che lascia un vago ricordo della primavera. Atmosfera diversa dentro le sale del palazzo. Staff, giornalisti ed eurodeputati si salutano, tra sorrisi distesi, abbracci e un’aria di nostalgia: molti di loro non sanno se saranno riconfermati o meno.

La presidente del Parlamento, Roberta Metsola, riassume il lavoro svolto nei cinque anni dall’organo legislativo dell’Unione prendendo in prestito una metafora che, dal poeta greco Alceo ripreso dal ghibellin fuggiasco Dante, traccia un parallelismo tra la nave e lo Stato: «L’Ue ha affrontato e, al momento, superato la terribile tempesta del Covid». L’Europarlamento, afferma Metsola, «ha fatto un passo straordinario» nei campi dell’intelligenza artificiale, della migrazione, del clima, dell’agricoltura e delle nuove tecnologie, rendendo l’Ue una «superpotenza dei diritti».

La presidente parla subito di Johan Floderus, cittadino svedese e impiegato del Servizio per l’azione esterna dell’Unione. Detenuto illegalmente in Iran da due anni, rischia la pena di morte con l’accusa di spionaggio in favore di Israele. L’ultima settimana di lavori coincide con un triste anniversario: sono otto anni che il professore di medicina Ahmadreza Djalali, iraniano naturalizzato svedese, è detenuto nelle carceri iraniane di Teheran è il cittadino europeo che da più tempo è prigioniero dal regime di Khomeini. 

L’invasione dell’Ucraina è il grande problema dell’Ue, ma sono state gettate le basi affinché anche grazie agli aiuti americani, appena sbloccati alla Camera, si possa provare a fermare l’avanzata russa. Gli interventi hanno ricordato come nel mondo ci siano molti conflitti, alcuni dei quali quasi dimenticati, come quello in Rwuanda. Non mancano le violazioni dei diritti umani e della libertà di stampa, nel caso dell’Ungheria, uno Stato membro dell’Ue. Si sente risuonare nell’aula in italiano: «Siamo tutti antifascisti».

Governance economica, liberalizzazione commerciale verso l’Ucraina, contrasto al traffico di essere umani, beni confiscati alla Russia e il dibattito sull’accordo di partnership Ue-Egitto sono solo alcuni dei temi che saranno trattati in questa settimana. Il culmine sarà mercoledì, con la cerimonia per il ventesimo anniversario dell’allargamento dell’Ue, il più grande mai registrato: dieci i Paesi che nel 2004 entrarono nell’Unione, di cui otto dell’Europa centrale. Quella data ha sancito la fine della divisione del continente dalla Seconda guerra mondiale. 

È opinione condivisa fra gli eurodeputati che la lotta dell’Unione contro i regimi autoritari, come quello iraniano e russo, debba essere ogni giorno più forte. La prima giornata dell’ultima sessione prima del voto ricorda che la democrazia non è una conquista assoluta: bisogna difenderla con le piccole azioni di ogni giorno, che consentono di tracciare una linea tra libertà e dittatura. Nella terra patria dell’Illuminismo della Rivoluzione francese, non ci si può dimenticare che esprimere il proprio voto diventa l’arma più letale contro ogni tipo di autoritarismo perché, conclude Roberta Metsola, «ogni voto, ogni scelta, contano».