Roma è bloccata in un circolo vizioso di inefficienza nella raccolta e nello smaltimento dei rifiuti. La nostra inchiesta Il grande fuoco prova a individuarne le problematiche. Questa ed altre questioni della città eterna nella nuova edizione di Zeta. Insieme ad approfondimenti sul disagio giovanile, sulla minaccia del Fentanyl e sulla storia di una famiglia israeliana che pensa di lasciare il Paese.
Editoriale di Pietro Angelo Gangi
Dall’alto sembrano grandi mosaici, ognuno con i propri irripetibili contorni. I tetti dei quartieri formano geometrie di un puzzle, chilometri di strade si intrecciano come arterie di un centro pulsante mentre macchie di verde si nascondono dietro alle schiere di palazzi.
Man mano i dettagli si moltiplicano e la vista di una forma diventa l’esperienza di uno spazio. Il frastuono dei mezzi che sfrecciano per le vie, il brulicare frenetico di persone che si affrettano per le loro attività quotidiane, il costante brusio di conversazioni sospese nell’aria. Ogni angolo ha la sua atmosfera e il suo ritmo, solo entrando nel tessuto di questo ambiente si riescono a cogliere le energie e la diversità che lo compongono.
Il numero del mese è dedicato alla metropoli, che abbiamo voluto raccontare attraverso un gioco di luci e di ombre. Il cuore di queste pagine è un’inchiesta sui rifiuti a Roma, la prima metropoli della storia, che da anni soffre di una gestione problematica. Intorno a questo centro abbiamo articolato altri racconti: il ruolo dei centri sociali nelle periferie, le storie degli artisti di strada, il fenomeno delle microcomunità che la città stessa spinge a creare, sia nel mondo fisico che in quello online. Il tema della città torna urgente e problematico dopo la crescita del turismo di massa e l’aumento delle disparità sociali seguite ad anni di pandemia e spazi deserti. Oggi più della metà della popolazione mondale vive in un ambiente urbano e secondo i dati dell’ultimo report delle Nazioni Unite UN-habitat, questa percentuale raggiungerà il 70% nel 2050.
Guardandole dall’alto, queste pagine riflettono i sentieri ambigui e le immagini chiaroscure che perimetrano lo spazio del nostro abitare. Se è vero, come diceva l’architetto Renzo Piano, che una città non è mai solo disegnata ma ha bisogno di essere ascoltata essendo il riflesso di tante storie, allora leggere la metropoli diventa una mossa necessaria per riconoscere il presente e immaginare il futuro.
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