Da più di due mesi è in corso di discussione presso il parlamento del Canada una proposta di legge del governo guidato da Justin Trudeau chiamata Online Harms Act. Un provvedimento per promuovere la sicurezza online, in particolare per contrastare la diffusione di materiale pedopornografico. La legge interviene anche sul codice penale, inserendo il “crimine d’odio”, e sul Canadian Human Rights Act, la legge canadese sui diritti umani.
Su questi ultimi due punti si è sviluppata una narrazione che ha raggiunto anche l’Europa e l’Italia, soprattutto attraverso profili e canali affini a Qanon, teoria complottistica sovranista la cui diffusione su X è cresciuta del 1200% nell’ultimo anno, secondo un recente report di NewsGuard. Il sito “La Nuova bussola quotidiana” in un articolo del 13 marzo dice: «La Bibbia, inclusi il Vangelo e le lettere di san Paolo, il Catechismo della Chiesa Cattolica, encicliche, documenti ufficiali vaticani, omelie di Sommi Pontefici: tutto potrà essere considerato censurabile, “odioso” e punibile» e che la nuova legge darebbe il potere di «imporre gli arresti domiciliari a qualcuno che si teme possa commettere un crimine d’odio in futuro, anche se non l’ha ancora fatto» .
Si tratta di un caso di disinformazione. Il contenuto della legge viene distorto e presentato in maniera tendenziosa.
«Innanzitutto, la proposta C-63 si concentra sul regolamentare l’attività degli operatori di social media, fornendo un regolamento di livello federale che impone alle piattaforme di intervenire nella rimozione di alcuni contenuti, superando l’utilizzo di linee guida interne», dice il professor Filiberto Brozzetti, docente di Data Protection Law, Law & Ethics Of Innovation & Sustainability presso la LUISS Guido Carli, «come già avvenuto in Europa».
Per quanto riguarda la Parte 2 del provvedimento, quello che istituisce il crimine d’odio, la diffusione di materiale ufficiale religioso, come quello usato come esempio da La Nuova bussola quotidiana, non è contemplata fra i reati di crimine d’odio o di hate propaganda, già definito dagli articoli 319 e 320 del codice penale canadese e di cui la nuova legge inasprisce le pene. Molti siti hanno poi lamentato che sia previsto persino l’ergastolo per i casi più gravi. Non specificano, però, che la legge lo contempla in un unico caso, quello della promozione attiva del genocidio.
Per quanto riguarda i domiciliari nel caso di qualcuno che possa commettere crimini d’odio, anche in questo caso il sito nicolaporro.it non riporta correttamente il contenuto della legge. Il giudice del tribunale provinciale può imporre gli arresti domiciliari solo nel caso l’imputato sia già stato condannato per reati di propaganda d’odio. Nel caso di una prima segnalazione da parte della procura generale, il giudice può arrivare al massimo a imporre un peace bond, un provvedimento della legge canadese per cui chi ne è soggetto firma un vincolo con lo Stato in cui si impegna a non commettere reati penali durante un dato periodo. «E’ tutto fondato sui giudici. E’ il giudice che ti da una sorta di condizionale da questo punto di vista e poi si va processo», commenta il professor Brozzetti. Chi accetta questo provvedimento non si dichiara colpevole. Pertanto, non viene registrato alcun accertamento di colpevolezza o condanna.
Resta in questa proposta di legge una questione relativa alle definizioni. La legge definisce come hate speech «il contenuto di una comunicazione che esprime detestation o vilification di un individuo o di un gruppo di individui sulla base di motivi di discriminazione vietati», ma non lo è solo «perché esprime disprezzo o antipatia oppure scredita, umilia, ferisce o offende».
«Il tema è ermeneutico», continua il professor Brozzetti. «Il Canada ha un sistema giuridico ibrido, un po’ Civil Law e un po’ Common Law. Quindi saranno le corti a determinare con la loro giurisprudenza esattamente cosa s’intende con detestation, vilification e anche con hate. Questi non sono dei termini che possiamo definire adesso con certezza».
È evidente che la discussione attorno alla proposta di legge Online Harms Act in Canada è stata distorta da interpretazioni errate e da notizie sensazionalistiche diffuse da vari siti web. È fondamentale che il dibattito si basi su informazioni accurate e sulla comprensione precisa delle disposizioni legislative, anziché su supposizioni infondate o manipolazioni dei fatti.