«Sarà dura, ma andiamo a Parigi per vincere». A due mesi dalle Olimpiadi 2024 abbiamo incontrato il campione nella 4×100 a Tokyo 2021 Filippo Tortu, pronto per un’estate all’insegna della corsa, prima agli Europei di Roma, poi nella capitale francese.
Ci racconta, divertito, un aneddoto che lo caratterizza sia come atleta che come persona: «Ho una particolarità di cui non ho mai parlato prima perché non ci avevo pensato, me l’hanno fatto notare i miei compagni d’allenamento qualche giorno fa. Quando ci scaldiamo per fare le gare, sono l’unico, anche tra gli avversari, che usa la divisa ufficiale, la polo. Lo faccio perché mi piace essere elegante. Nel momento in cui vado in pista voglio differenziarmi dagli altri, sono un po’ più classico».
È reduce da un’altra vittoria nella sua specialità, i 200 metri, allo Sprint Festival presso lo Stadio dei Marmi a Roma, secondo lui «per distacco il più bello del mondo». Tuttavia, lo sprinter monzese è «arrabbiato» per il crono registrato di 20.72. Resta concentrato sulla meta. «Sai, negli ultimi anni ho sempre fatto il vago, non mi sono mai voluto sbilanciare, invece adesso non ho problemi a dire quali sono i miei obiettivi. Non vorrei passare per arrogante. Sono più che consapevole che ho aspirazioni difficili, ambiziose, però non mi piace mai andare in gara con l’idea di essere già battuto». I propositi per i campionati europei che si terranno a Roma dal 7 al 12 giugno sono due ori, uno nel suo cavallo di battaglia, l’altro nella staffetta. Per quanto riguarda le Olimpiadi che si disputeranno a Parigi dal 26 luglio all’11 agosto, Filippo punta sempre alla vittoria nella disciplina di squadra, mentre nei 200 l’obiettivo è arrivare in finale: «Non siamo i favoriti ma è giusto lottare sempre per vincere. Poi probabilmente non succederà, però bisogna scendere in campo con questo spirito».
Per il giovane corridore, classe 1998, ogni occasione è buona per perfezionare il lavoro. Ha passato, infatti, gli ultimi due mesi in Florida, tra Gainesville e Miami, per un’immersione nella corsa. «In Florida c’è un gruppo di atleti canadesi e statunitensi che conosco ormai da qualche anno, sono miei avversari molto forti. Ho provato ad allenarmi con loro per confrontarmi e migliorare». Ma perché proprio oltreoceano? Nella terra del sole ci sono le condizioni ideali per i velocisti, «abbiamo bisogno del caldo per lavorare bene a livello muscolare, così il corpo è nelle condizioni ottimali per performare».
Nonostante il successo e i riconoscimenti ottenuti, Tortu è rimasto quello di sempre: «Dopo l’oro di Tokyo, mi piace pensare che la mia vita non sia cambiata». Per lui le cose importanti sono le stesse: famiglia, affetti, amici, «è rimasto tutto uguale». Le attenzioni dal punto di vista mediatico sono aumentate, ma le reputa «di contorno. Sono cose che non mi interessano o mi interessano relativamente. Mi fanno piacere, ma non sono fondamentali». La famiglia è al primo posto. Lo dimostra l’amore dell’atleta per le vacanze di Natale, momento che può trascorrere con i suoi cari. «Tra pranzi e cene classici degli italiani, in cui cerco di regolarmi mangiando qualcosa di diverso, il 31 dicembre è l’unico giorno in cui non mi alleno. Il 25 invece faccio palestra in casa. Non vado in pista perché mia madre non darebbe il permesso né a me né a mio padre, che è anche il mio allenatore. Vuole che stiamo tutti insieme».
Dai giochi olimpici del 2021 qualcosa di diverso c’è: «L’approccio che ho avuto alle gare, ho molta più fiducia nei miei mezzi perché so dove posso arrivare». È cambiato poi il modo in cui il corridore brianzolo vive la 4×100. «Vincere mi ha aiutato a considerare di più la staffetta perché spesso per i velocisti è una gara secondaria». L’oro ha fatto capire a Filippo «l’importanza e la bellezza di una disciplina di squadra all’interno di uno sport individuale come l’atletica. Mi ha portato a crescere dal punto di vista umano, nei rapporti con i miei compagni, siamo come una famiglia, sono miei fratelli», commenta col sorriso. Per Filippo è proprio la vita di squadra l’aspetto più bello del suo lavoro: «Quando facciamo i raduni ci divertiamo, viaggiare in compagnia con amici, allenatori e dirigenti è qualcosa di bellissimo. Ciò che accade in pista è la ciliegina sulla torta, ma le cose che mi mancheranno quando tra tanti anni smetterò sono questi momenti».
Tra un’olimpiade e l’altra va sempre cambiato qualcosa. L’atleta delle Fiamme Gialle spiega che «non bisogna mai allenarsi nello stesso modo due anni di fila». Vanno modificati piccoli particolari, ricercati nuovi stimoli così che mente e corpo non si abituino. «Mi sto esercitando molto di più rispetto agli anni scorsi, faccio dieci allenamenti a settimana, riposo la domenica, il mercoledì e il sabato ne faccio solo uno, poi per quattro volte mattina e pomeriggio». Instancabile talento.
Nel suo lavoro «l’ansia da prestazione c’è, anzi quando manca è un problema. La pressione mi aiuta moltissimo, fa uscire fuori quello che ho dentro e che non penso nemmeno di avere». Ciò comporta maggiore adrenalina «quindi riesco a correre più forte». Non si definisce un grande lettore, però gli è rimasta impressa una frase del suo libro preferito, Il conte di Montecristo, in cui si dice che la polvere da sparo per esplodere ha bisogno di pressione: «È la stessa cosa per me, per performare e correre più veloce».
Fuori dal campo, Filippo Tortu resta un ragazzo di venticinque anni con hobby e passioni. Prima fra tutte, lo sport in generale: «Sono malato di calcio, basket, nuoto, tutte discipline che ho praticato». Poi c’è il cinema, «cerco di mantenere la media di due-tre film a settimana». Anche la musica, cantautori italiani in particolare, «tutte le cose che mi rilassano sono quelle alle quali mi appassiono». Non mancano i momenti con gli amici. Per capodanno di solito l’atleta va in vacanza «per modo di dire, è giusto per fare la mezzanotte insieme. Di solito loro si informano sulla città, i posti da visitare, io invece mi studio le piste, capisco qual è più vicina all’hotel e quando allenarmi». Una vita fatta di sport e per lo sport, «ruota tutto intorno a quello». Ma quando fai ciò che ami, non puoi che stare bene.
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