Esclusiva

Giugno 5 2024
Nicola Fratoianni a Zeta: «Se vince la destra l’Europa potrebbe non esserci più»

Il leader di Sinistra Italiana parla della sua scelta di non candidarsi e dell’Europa del futuro

Nicola Fratoianni, classe 1972, si avvicina alla politica a 20 anni, militando nel partito della Rifondazione Comunista (PRC). A seguito della scissione del PRC nel 2009, fonda il Movimento per la Sinistra, poi confluito in Sinistra Ecologia Libertà (SEL). Dopo la scissione di SEL, trova la sua casa in Sinistra Italiana (SI), gruppo composto da alcuni ex componenti e da sei fuoriusciti del Partito Democratico. È segretario nazionale di SI sin dal 2017, anno di fondazione del partito. Alle elezioni europee dell’8 e 9 giugno è tra i pochi leader italiani che ha deciso di non candidarsi: «Penso non ci si debba candidare a fare qualcosa che poi non si farà. Ci sono persone che lo hanno fatto, io ho scelto di non farlo perché non raccontiamo agli italiani cose che non facciamo».

Ilaria Salis candidata, perché?
La vicenda di Ilaria Salis parla a ciascuno e ciascuna di noi. Perché è intollerabile che una cittadina europea possa subire le umiliazioni che ha subito Ilaria e la detenzione in condizioni disumane, senza alcun processo e senza alcuna sentenza. L’Europa deve essere la terra promessa di diritti, libertà e dignità, in tutti i paesi e in tutti i luoghi dell’Unione. Altrimenti non è Unione.

Quale Europa si immagina dopo le elezioni?
La posta in gioco di queste elezioni europee è elevatissima. La destra ha in testa il ritorno allo Stato Nazione, in maniera dichiarata. Ci sono forze politiche, anche in Italia, che giocano con l’armamentario ideologico del fascismo. Quindi se vince la destra l’Europa potrebbe non esserci più. Se vinciamo noi, con le forze progressiste possiamo costruire la stagione della transizione ecologica giusta e socialmente desiderabile. Noi vogliamo l’Europa del salario minimo, sotto il quale nessuno debba lavorare.

Come si può arrivare ad una pace nel conflitto Russia-Ucraina?
Sarebbe poco serio da parte mia offrire una soluzione, manco si trattasse della ricetta della ciambella della nonna. Non mi uniformo al comportamento di altri che in questi due anni di aggressione all’Ucraina hanno spiegato a tutti come si arrivava alla fine del conflitto, salvo non arrivarci mai. Penso però che la strada delle armi stia mostrando ogni giorno di più pericoli esiziali. E penso che una soluzione diplomatica possibile passi innanzitutto dal protagonismo diplomatico e politico dell’Europa, e non di Stati Uniti e Cina.

Qual è l’ultimo libro che ha letto?
La trilogia di Marsiglia di Jean-Claude Izzo. Più che un ultimo libro si tratta di una piacevole rilettura.

Cosa l’ha avvicinata alla politica?
Non c’è stato un evento specifico. Ricordo di aver sempre provato un senso di inquietudine di fronte alle disuguaglianze, alla mancanza di opportunità per i più deboli. E di aver trovato risposta a quell’inquietudine nell’impegno nei collettivi studenteschi, innanzitutto.