Esclusiva

Giugno 21 2024.
 
Ultimo aggiornamento: Giugno 22 2024
Dai camper verdi al Comune di Bari: il viaggio in politica di Vito Leccese

Il candidato sindaco del capoluogo pugliese si racconta a ZetaLuiss. La Prima Repubblica da deputato, Capaci e il sogno della fascia tricolore: «A 22 anni ero un corpo estraneo in consiglio»

Sul tavolo sono raccolti pochi oggetti, quanto basta a rievocare il passato. Un sole sorridente su sfondo verde, il libro sulla storia della Camera dei deputati e una pila di foto in stampa analogica, alcune color seppia, come i ricordi. Vito Leccese le sfoglia con attenzione. Si ferma davanti all’immagine di una seduta del consiglio comunale di Bari quasi vuota, appena sei persone. È il 1985. «L’aula era occupata dal Movimento sociale italiano. Rimasi ad ascoltare i loro esponenti. Al tempo rappresentavo un corpo estraneo e mi appoggiai nel loro ufficio perché facevano fatica a trovarne uno per il mio partito, che non rientrava tra quelli tradizionali». La sua esperienza in politica inizia da lì, ad appena 22 anni. Di quel momento è rimasto il gruppo: Alleanza verdi e sinistra, che insieme al Partito democratico ha deciso di sostenerlo nella candidatura a sindaco del capoluogo pugliese. Si giocherà il match point al ballottaggio del 23 e 24 giugno insieme a Fabio Romito della Lega, dopo aver sfiorato la vittoria al primo turno con il 48% delle preferenze.

Dai camper verdi al Comune di Bari: il viaggio in politica di Vito Leccese

«Durante lo scrutinio è stato un patema d’animo trovarsi a un soffio dalla vittoria. Poi ho realizzato di dover affrontare altri quindici giorni di campagna elettorale». Leccese rivive quei momenti a metà tra tensione e fibrillazione. «Mi è capitato spesso di immaginare il momento della proclamazione, più che altro perché il pensiero di giurare sulla Costituzione mi ha dato molta forza. Mio padre è stato partigiano, ha lottato per quella libertà».

Prima di proiettarsi al futuro, torna a pensare alle immagini che lo riportano ai giorni da consigliere comunale. «Tra i primi ricordi c’è Araldo di Crollalanza, era stato esponente del governo Mussolini e ministro per i lavori pubblici». A lui si deve il lungomare di Bari, il più lungo d’Europa (15 chilometri). Un ex squadrista fascista e massone, «ma rimasi impressionato quando incrociai questo vecchietto un po’ ricurvo su se stesso. Aveva modi gentili e ossequiosi nei miei confronti».

Il viaggio in politica di Vito Leccese continua su un caravan in giro per la Puglia. «Qui è il 1987, avevo ancora i capelli. È stata la campagna più bella: il sistema elettorale della Prima Repubblica ti consentiva di candidarti al collegio di due province, Bari e Foggia. Non avevamo mezzi finanziari, eravamo appena 30 in tutta la regione» Così ha fatto di necessità virtù: «Decidemmo di noleggiare questo camper, idea che poi ci copiò anche Romano Prodi per la propaganda con l’Ulivo».

Dai camper verdi al Comune di Bari: il viaggio in politica di Vito Leccese

Oltre alle foto, è una carta napoletana a rievocare i ricordi, seppur più amari. La sfida era contro Giuseppe “Pinuccio” Tatarella del Msi: una sconfitta alleggerita dal duo comico barese Toti&Tata, che come simbolo della campagna creò il due di coppe formato Leccese. «Il concetto era: “Mentre gli altri sfilano gli assi, noi ce la giochiamo così”. Ebbe un grande riscontro popolare, meno sul piano dei voti. Prima di quelle elezioni, però, Tatarella mi propose di unirsi al suo movimento di Alleanza Nazionale. Mi disse: “Voglio creare i Verdi di destra”, io ovviamente rifiutai».

Un salto tra istantanee lo porta a cambiare location. Fra i cimeli spunta una scheda elettorale della Camera, datata 16 maggio 1992, che rimanda agli anni da deputato. «In quelle ore si eleggeva il Presidente della Repubblica, io ero assente giustificato: dovevo sposarmi. Francesco Rutelli, capogruppo dei Verdi, mi lasciò una dedica personale». Da lì a una settimana al Quirinale sarebbe andato il democristiano Oscar Luigi Scalfaro, proprio nel giorno della strage di Capaci, che portò alla morte del magistrato Giovanni Falcone. «Fu tremendo, lo ricordo con grande impatto emotivo».

Dai camper verdi al Comune di Bari: il viaggio in politica di Vito Leccese

La lotta antimafia si trascina fino ai nostri giorni, con un particolare sguardo sulla Puglia e le inchieste che l’hanno toccata. L’ultima riguarda la compravendita dei voti e ha coinvolto – tra gli altri – l’assessora regionale Anita Maurodinoia, eletta col Pd, dove era passata dopo una lunga avventura col centrodestra. Un tema su cui anche Romito ha fatto leva durante la propaganda barese. «In questi dibattiti ho sempre ricordato che quando il reato per il voto di scambio è stato introdotto ero al Parlamento», ribatte Leccese. «Non fu semplicissimo, si trattava di una legislazione speciale introdotta a seguito della strage. Ho anche partecipato attivamente sul piano emotivo a quella lotta contro la mafia: sugli aerei feci amicizia con Giuseppe Ayala, magistrato che collaborò nel maxiprocesso di Palermo. Mi raccontava la sua paura, perché dopo Falcone e Borsellino era il terzo a rischiare la morte».

Le accuse politiche coinvolgono anche l’amministrazione del sindaco uscente Antonio Decaro, di cui Leccese è stato capo di gabinetto, e l’inchiesta che ha portato all’attuale ispezione del Comune per valutarne lo scioglimento. Un tema che però riguarda la municipalizzata dei trasporti “Amtab” e non il neo-eletto parlamentare europeo, almeno secondo la procura di Bari. «La commissione d’accesso fa un lavoro in grande profondità. Dalla loro relazione capiremo cosa è successo negli anni passati. Credo che rispetto all’amministrazione comunale non troveranno nulla. Da vent’anni e quattro mandati occupo un posto da manager pubblico ed escludo tassativamente fenomeni di condizionamento delle organizzazioni criminali. Può darsi che le società partecipate, ma da qui al commissariamento ce ne passa». Anche in questo caso il centrodestra ha cavalcato il tema della discontinuità. «Se la commissione trova elementi che possono portare allo scioglimento, procedono, a prescindere che il sindaco si chiami Vito Leccese o Fabio Romito».

Dai camper verdi al Comune di Bari: il viaggio in politica di Vito Leccese

Quando non si trova in Comune, Vito Leccese ama mettersi ai fornelli. «La cucina è una delle mie passioni principali, insieme alla coltivazione dei funghi in giardino. Li utilizzo come materia prima per combinare le due cose». Un hobby che lo ha portato sulle televisioni prima ancora degli ultimi spot elettorali. «Ho partecipato a “Piatto ricco” di Alessandro Borghese, soprattutto per soddisfare uno dei miei desideri fin da bambino: vincere dei gettoni d’oro. Lo coltivavo dai tempi dello Zecchino d’Oro. In questo caso, però, ho fatto una figura barbina», racconta col sorriso. E se dovesse diventare sindaco il 24 giugno? «Si festeggia con un ragù di polpo». Chissà che la fascia tricolore non gli possa donare più del grembiule.