Esclusiva

Luglio 25 2024.
 
Ultimo aggiornamento: Luglio 27 2024
Ostaggi, sangue e vendette. A Monaco i Giochi del terrore

Il racconto dell’attentato alla squadra israeliana durante le Olimpiadi del 1972. «Una pagina nera della storia» secondo Guido Olimpio

«Monaco ha rappresentato una ferita fortissima. La strage non era condotta soltanto contro Israele: era un attacco diretto anche contro i Giochi olimpici». Così Guido Olimpio, ex corrispondente per il Corriere della Sera da Gerusalemme ed esperto di terrorismo internazionale, descrive la catastrofe accaduta cinquantadue anni fa.

La giornata del terrore comincia alle 4:30 del 5 settembre 1972, quando otto terroristi palestinesi militanti di Settembre Nero scalano una recinzione che circonda il Villaggio olimpico. Travestiti da atleti e utilizzando chiavi rubate, entrano negli alloggi della squadra israeliana. Mentre provano ad accedere al primo appartamento, affrontano Moshe Weinberg, allenatore di wrestling, colpito a morte mentre cerca di difendere i suoi atleti. È lui il primo sportivo israeliano ucciso durante la strage di Monaco e questi eventi segnano l’inizio della crisi degli ostaggi.

Gli otto estremisti riescono ad entrare con facilità nel Villaggio olimpico grazie ad una combinazione di fattori. La sicurezza e i controlli erano molto bassi, in linea con l’intento da parte dei tedeschi di presentare un’immagine di serenità, in contrasto con i Giochi di Berlino del 1936 durante il regime nazista. La situazione si complica ancora di più a causa delle restrizioni costituzionali tedesche per l’utilizzo delle forze armate in periodo di pace. La Costituzione della Germania Ovest, adottata nel 1949, conteneva severe limitazioni sull’impiego dell’esercito all’interno del Paese. Questo significa che la gestione dell’emergenza viene affidata soltanto alla polizia, priva di un addestramento adeguato ad affrontare uno scenario così complicato.

Settembre Nero è il gruppo terroristico fondato all’inizio degli anni ’70, nato come una costola dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina. Il gruppo prende il nome dai tragici eventi del 1970, quando il re Hussein di Giordania ordina un’operazione militare contro i palestinesi sul suo territorio, causando migliaia di morti tra i combattenti e i civili. Nel 1971 l’organizzazione assassina Casi al-Tal, il primo ministro giordano, per vendicarsi della brutale repressione ordinata da Hussein. Poco tempo prima dell’inizio delle competizioni, i palestinesi chiedono di poter partecipare ai Giochi, ma il Comitato non accetta la richiesta poiché non appartenenti a uno Stato riconosciuto.

Durante la crisi, il dialogo tra il governo tedesco e quello israeliano è intenso e complesso. Il Cancelliere Willy Brandt e la premier Golda Meir si trovano ad affrontare uno stato di emergenza senza precedenti. Dopo la presa in ostaggio degli undici membri della delegazione israeliana, i due Paesi cominciano a collaborare, ma con numerosi ostacoli.

Meir non accetta la politica di negoziare con i ribelli e insiste affinché le autorità tedesche non prendano in considerazione le richieste di Settembre Nero: la liberazione di 234 prigionieri palestinesi detenuti in Israele e di due membri della Fazione dell’Armata Rossa imprigionati in Germania. Nonostante le pressioni israeliane per una risoluzione decisa, la posizione di non cedere alle richieste degli attentatori viene mantenuta. Le trattative sono condotte dal ministro dell’interno tedesco Hans-Dietrich Genscher e dal capo della polizia di Monaco, Manfred Schreiber. Tel Aviv offre il proprio sostegno militare, proponendo di inviare la loro unità di élite antiterrorismo, ma il governo federale rifiuta l’offerta, insistendo sulla gestione autonoma del caso per questioni di sovranità e politica interna.

Olimpio si sofferma sul fallimento tedesco: «È stata una pagina nera della storia. Anche un’operazione condotta dalle forze isreaeliane sarebbe potuta andar male. Non sempre questo genere di blitz vanno a buon fine».

Alla fine, i terroristi accettano un’offerta di trasferimento all’aeroporto di Fürstenfeldbruck, con l’intenzione di prendere un aereo per un Paese arabo. Le autorità tedesche pianificano un’operazione di salvataggio, posizionando cecchini intorno alla pista. Tuttavia, l’operazione è mal preparata: i tiratori sono insufficienti e mal equipaggiati. Durante l’operazione di salvataggio, la situazione degenera e quando i guerriglieri si accorgono che non c’è alcun aereo per portarli via, iniziano a sparare sugli ostaggi e a gettare granate nei due elicotteri in cui sono tenuti prigionieri. Durante gli scontri, tutti i nove ostaggi israeliani vengono uccisi, assieme a un poliziotto e a cinque terroristi.

Dopo il fallimento dell’operazione di salvataggio, l’immagine della Germania subisce un duro colpo. La Repubblica federale viene vista come inefficace e impreparata di fronte al terrorismo. Nonostante il tragico esito, le Olimpiadi continuano. Il presidente del Comitato Olimpico, Avery Brundage, annuncia la decisione con la famosa frase: “The Games must go on”. Questa scelta suscita fin da subito polemiche e indignazione da parte di molti atleti che decidono di sospendere la loro partecipazione. In Israele, la reazione alla strage è determinata. Il governo decide di perseguire e uccidere tutti i responsabili dell’attentato. Gli agenti del Mossad iniziano una caccia all’uomo globale, con l’“Operazione Ira di Dio”. Il piano comincia il 16 ottobre 1972 a Roma, con l’assassinio da parte dei serivizi israeliani di Wael Zuaiter, politico palestinese e portavoce dell’Olp in Italia. Le operazioni finiscono nel 1992, con l’uccisione dell’ultimo responsabile degli attacchi ancora in vita.

Il tema della sicurezza resta una preoccupazione centrale anche per le prossime Olimpiadi di Parigi. Anche se il terrorismo si manifesta in forme diverse rispetto al passato, la tensione internazionale elevata contribuisce ad aumentare il livello di allerta. Secondo Guido Olimpio «è previsto un numero molto elevato di minacce alla sicurezza. La Francia è un obiettivo classico e c’è un grande numero di estremisti al suo interno».

Il governo francese intende adottare misure straordinarie per garantire la sicurezza. L’obiettivo è prevenire qualsiasi tentativo di destabilizzare i Giochi e garantire un ambiente sicuro per tutti i partecipanti e spettatori.