Gli spot pubblicitari delle Olimpiadi 2024 mostrano schermidori che si sfidano nei corridoi del Louvre, ballerini di breakdance che danzano sull’asfalto circondati da spettatori concitati, promuovono l’inclusività e promettono emozioni senza limiti. Si sa “lo sport unisce”, “lo sport è metafora della vita” e “l’importante non è vincere ma partecipare”, come disse De Coubertin prima di dare inizio ai Giochi moderni. Eppure, di tutto questo sembra essere rimasta solo la forma.
Gli atleti italiani in gara quest’anno a Parigi sono 403. Ogni giorno il pubblico è pronto a partecipare con emozione alle nuove sfide, ma la performance della nuotatrice diciannovenne Benedetta Pilato per la finale dei cento rana sembra aver spento l’eccitazione. Dopo il suo quarto posto, intervistata, scoppia in un pianto: «Le mie sono lacrime di gioia – afferma con un sorriso che non vuole trattenere – è il giorno più bello della mia vita». Parole che generano scetticismo in chi la ascolta e le risposte sbigottite non tardano ad arrivare. «Ci lasci senza parole, è strano vederti contenta», «Ci fa o ci è? Ci è rimasta obbiettivamente molto male, non è possibile».
Tutt’a un tratto l’unione di sentimenti e lo spirito sportivo sembrano essere svaniti, l’unica cosa che conta è vincere. Essere quarti al mondo è un fallimento. Ma cosa vuol dire fallire? Come direbbe il cestista Giannis Antetokounmpo al suo intervistatore Eric: «Nello sport non esiste il fallimento, sono tutti passi verso il successo». Roger Federer amplierebbe il discorso, come accaduto a giugno 2024 durante la cerimonia per la sua laurea onoraria a Dartmouth. In quell’occasione lasciò agli studenti delle “lezioni di tennis”.
Prima su tutte: la mancanza di sforzo è un mito. «Le persone dicevano che il mio gioco era senza sforzo. Era frustrante quando dicevano “Hai sudato appena” o “Ci sta almeno provando?”. La verità è che ho dovuto lavorare molto per farlo sembrare facile. Ho passato anni a imprecare, lamentarmi, lanciare racchette prima di imparare a mantenere la calma». È proprio la pacatezza della Pilato a rompere gli schemi della performatività e a generare stupore. In un periodo storico in cui le università sparano coriandoli per le lauree conseguite e chiudono per lutto dopo i suicidi degli studenti che non passano gli esami, prendersi gioco di chi, come la nuotatrice, gioisce del percorso è il germe del male che nuoce alla salute dei giovani.
Federer riporta i suoi allievi sulla retta via: «Quante volte avete pensato che i vostri compagni riuscissero ad ottenere ottimi voti senza impegno mentre voi passavate notti insonni a studiare? Spero che, come me, impariate che la mancanza di sforzo è un mito. Il talento ha varie forme, non è un dono. La grinta è talento e nel tennis, come nella vita, la pazienza è un talento. Embrace the process, loving the process is a talent».
«È solo un punto», questa la seconda lezione di Federer. «Nei 1526 incontri di singolare che ho giocato nella mia carriera, ho vinto quasi l’80% di quegli incontri. Che percentuale di punti pensate abbia vinto in quegli incontri? Solo il 54%. Anche i giocatori di alto livello vincono poco più della metà dei punti che giocano». La consapevolezza dell’imperfezione è ciò che rende grandi. Non essere sempre sul podio, provare un sentimento di insicurezza è umano e appartiene a chiunque, tranne a quelli che i Baustelle definirebbero spietati, a chi ha smesso di coltivare se stesso per arrendersi al cinismo. «Quando in media perdi un punto su due impari a pensare “è solo un punto”. La verità è che qualsiasi gioco giochiate nella vita a volte perderete un punto, un match, un lavoro. Superare un momento difficile è il segno di un vero campione. I migliori al mondo non sono migliori perché vincono ogni punto, ma perché sanno che perderanno ancora e hanno imparato come affrontarlo».
Durante le Olimpiadi tutti amano lo sport, gli spettatori seguono con attenzione le sfide e gli hashtag per i Giochi sono in tendenza su X. «Ogni torneo finisce allo stesso modo: un atleta vince il trofeo e tutti gli altri tornano in aereo fissando fuori dal finestrino», dice l’ex tennista agli studenti. I risultati delle gare restano, ma l’essenza dello sport sembra essere oscurata dalla luce delle medaglie. In un momento storico in cui l’importante non è più partecipare ma vincere, Federer ha ricordato a tutti che lo sport è ancora una metafora della vita e Benedetta Pilato è l’unica ad aver già vinto.
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