«A essere digitale oggi non è solo l’informazione ma anche la democrazia. Così, non basta più soltanto la partecipazione fisica, è necessaria anche la e-partecipazione, cioè quella online». A parlare è Livia De Giovanni, Prorettrice per la Didattica e la Qualità e docente ordinaria di Statistica all’Università Luiss Guido Carli. Che dirige, con Gianni Riotta, il centro di ricerca Luiss Data Lab e l’Italian Digital Media Observatory.
«Per questo, per favorire la costruzione di una cittadinanza consapevole, è fondamentale incrementare le competenze digitali degli europei», spiega De Giovanni. Visto che, nonostante i miglioramenti degli ultimi anni, l’Unione europea è ancora lontana dai target per lo sviluppo sostenibile che si è proposta di raggiungere per il 2030: «Solo il 55 per cento dei cittadini Ue ha almeno le competenze digitali di base, mentre dovremmo raggiungere l’80 per cento. I lavoratori impiegati nel settore dell’Information Technology sono circa 10 milioni mentre dobbiamo arrivare a 20 milioni entro il 2030», riporta, per fare solo alcuni esempi, la professoressa. Che non manca di evidenziare quanto sia ampio ancora anche il divario che allontana maschi e femmine dalla parità: «L’80 per cento di chi lavora nel settore Itc è uomo».
De Giovanni, insieme a Emma McCoy, Vicepresidente e Pro-vicerettrice della London School of Economics & Political Science, Staffan De Mistura, Professore a Sciences Po e sottosegretario generale delle Nazioni Unite, Chiara Sbarigia, presidente di Cinecittà e di APA- Associazione Produttori Audiovisivi, alla giornalista di La7 Patrizia Torchia e a Chiara Moenter, co-fondatrice di UN Sustainable Development Goal 18, ha partecipato al panel che ha chiuso l’Annual Women Economic Forum. La serie di eventi che si sono tenuti dal 20 al 22 novembre 2024, in vista della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, il 25 novembre, all’Università Luiss di viale Romania, a Roma. Con l’obiettivo di creare connessioni tra i leader di pensiero e gli operatori di settore provenienti da tutto il mondo per promuovere l’emancipazione economica delle donne.
«Come l’istruzione può supportare una democrazia inclusiva e sostenibile?», è il tema che ha guidato il dibattito durante il panel: dalla verità come prima vittima delle guerre, a causa della propaganda, al ruolo delle università come luogo dello sviluppo delle capacità necessarie per comprendere la realtà e saperla affrontare, come spazio per la formazione del pensiero critico.
«Con pensiero critico si intende la capacità di analizzare l’informazione, fare domande, mettere in discussione la sua validità e, quindi, formulare giudizi affidabili, prendere decisioni informate. Questa capacità è fondamentale non solo per il processo educativo ma anche per l’esistenza stessa della democrazia», chiarisce la direttrice del centro di ricerca Luiss Data Lab. Che, dopo aver sottolineato l’importanza del pensiero critico sia in quanto elemento fondamentale del processo educativo, sia come abilità necessaria ai lavoratori di oggi e del domani, ribadisce anche come «la capacità di formulare giudizi affidabili sulla base di informazioni affidabili», sia ancora più importante adesso, nel momento di trasformazione digitale che le società stanno vivendo.
«A volte riconoscere le notizie false che circolano sui social media, ad esempio, è semplice. Ma ci sono altre volte in cui riconoscerle richiede una capacità di analisi critica elevata. Ecco perché, per migliorare la qualità dell’informazione, il Luiss Data Lab e la scuola di giornalismo “Massimo Baldini” hanno pensato che oltre a puntare sul fact-checking, sia fondamentare lavorare sulla media literacy, cioè focalizzarsi sulla formazione di chi produce l’informazione, accademici e giornalisti, in modo da accrescere la qualità delle notizie e così di rafforzare il dibattito democratico».