«L’incremento di fenomeni di violenza sessuale è legato anche a forme di marginalità e di devianza discendenti dall’immigrazione illegale». A un anno di distanza dal femminicidio di Giulia Cecchettin e in occasione della conferenza stampa di presentazione della fondazione a lei dedicata, il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha usato queste parole per inquadrare il fenomeno della violenza maschile contro le donne. Le dichiarazioni hanno generato grande dibattito, sono arrivate critiche dalle opposizioni, dalla società civile e anche dai familiari di Giulia Cecchettin. Il leader della Lega Matteo Salvini è intervenuto in difesa delle parole del ministro, parlando di «pericolose conseguenze di un’immigrazione incontrollata, spesso proveniente da Paesi che non condividono i principi e i valori occidentali». Lo stesso ha fatto la premier Giorgia Meloni: «C’è un’incidenza maggiore nei casi di violenza sessuale da parte di persone immigrate, soprattutto illegalmente. Quando non hai niente, si produce una degenerazione che può portare da ogni parte».
Secondo i ministri e la presidente, dunque, gli stranieri in Italia commettono in percentuale più reati legati alla violenza sessuale rispetto agli italiani, sia per ragioni culturali che a causa di “degenerazioni”. Con i dati attualmente a disposizione, però, non è possibile confermare questa ipotesi. Inoltre, il paragone tra la popolazione italiana e quella degli stranieri rischia di non essere accurato dal punto di vista statistico a causa del cosiddetto “bias di campionamento”. Cioè un errore sistematico che si verifica quando il campione selezionato per un’indagine o uno studio non rappresenta adeguatamente la popolazione di riferimento.
Nel 2022 in Italia sono state denunciate o arrestate 5.775 persone per violenza sessuale, il 57,8% italiane e il 42,2% straniere, nonostante gli stranieri rappresentino solo l’8,7% della popolazione. Questo dato sembra indicare una maggiore incidenza tra gli stranieri, ma in realtà, come ha già fatto notare il fact-checking di Pagella Politica, è alterato dalla maggiore propensione alla denuncia quando l’aggressore è straniero. Solo il 4,4% delle donne italiane vittime di stupro denuncia un aggressore italiano (quando non è un partner o ex partner), ma la percentuale sale al 24,7% quando l’aggressore è straniero. Nel caso di tentato stupro, queste percentuali scendono rispettivamente al 2,2% e al 17,8%. Questo senza considerare il fatto che i reati a sfondo sessuale sono tra i meno denunciati dalle vittime. I dati a disposizione, che fanno riferimento solo alle denunce, rappresentano dunque soltanto la parte emersa di un fenomeno con numeri reali molto più ampi.
In generale, per confrontare la frequenza con cui due popolazioni diverse commettono un crimine è necessario che queste ultime abbiano caratteristiche simili, soprattutto rispetto a quei fattori che sono correlati a un tasso maggiore o minore di quel crimine. Le violenze sessuali, in questo caso, sono da sempre commesse in media più frequentemente da persone appartenenti a fasce d’età più giovani. Lo confermano i dati del rapporto “I giovani e la violenza di genere. Dall’analisi dei dati alla percezione del fenomeno da parte delle giovani generazioni” della Direzione centrale della Polizia criminale. I presunti autori noti di violenza sessuale tra 14 e 34 anni costituiscono infatti il 65% del totale nel 2023 ed erano nel 98% dei casi uomini. Al contempo, i dati dell’ultimo censimento Istat dimostrano che la stessa fascia d’età è fortemente sovrarappresentata tra gli stranieri rispetto al resto della popolazione. Gli stranieri censiti sono per circa un terzo tra i 20 e i 39 anni, mentre tra gli italiani la stessa fascia d’età costituisce solo il 20% del totale. In aggiunta, la componente femminile straniera aumenta il suo peso soltanto a partire dai 40-49 anni, come dimostra il dato dell’età media di 38,1 anni per le donne straniere contro 34,3 anni per gli uomini. Nel totale della popolazione l’età media è invece di 47,8 anni per le donne 44,9 anni per gli uomini.
Gli stranieri in Italia sono dunque in media più giovani degli italiani e tra i giovani stranieri ci sono in media più uomini che donne. Alla luce di questi dati, è ragionevole ritenere che una buona parte di quella “maggiore incidenza degli stranieri” a cui si riferisce governo non sia del tutto imputabile a presunte differenze culturali o degenerazioni, quanto piuttosto alle differenti caratteristiche demografiche dei due campioni esaminati.
Leggi anche: I dati sui femminicidi e gli omicidi in Europa