Esclusiva

Gennaio 30 2025.
 
Ultimo aggiornamento: Marzo 21 2025
Adozioni per i single, il sì della Corte Costituzionale

Il verdetto arriva dopo due mesi dalla discussione del caso di Raffaella Brogi, magistrata single di Firenze che da tempo chiede di adottare un minore straniero

«È una bella emozione. Il mio pensiero oggi va a tutti quei bambini che potranno essere adottati, che vengono prima di tutto. Poi penso anche ai genitori non coniugati, che potranno accogliere un bambino in stato di abbandono. Questo mi rende felice perché non dovrebbe mai esistere un piccolo senza qualcuno che lo ami» commenta emozionata Raffaella Brogi, la magistrata di Firenze che lo scorso 20 gennaio si è rivolta alla Consulta per sollevare la questione delle adozioni internazionali da parte di persone single.

Con la sentenza numero 33, i giudici hanno stabilito che è incostituzionale escludere i single dall’adozione internazionale dei minori. Una pronuncia storica che definisce costituzionalmente illegittimo l’articolo 29-bis, comma 1, della legge numero 184 del 1983, che precludeva alle persone non coniugate la possibilità di adottare un bambino straniero. La decisione finale, per accertare l’idoneità genitoriale, spetterà comunque al Giudice. Tuttavia, la decisione del Collegio è importante perché pone al centro gli interessi del minore, sottolineando come anche i single possano, in astratto, garantire un ambiente stabile e armonioso.

Il verdetto arriva dopo quasi due mesi dalla discussione nel Palazzo della Consulta e a sei anni dalla presentazione del caso: nel 2019 Brogi si è rivolta alla Consulta, tramite il Tribunale dei minori di Firenze e con l’aiuto dell’avvocato Romano Vaccarella, perché da tempo voleva adottare un bambino straniero. La donna è risultata idonea alle valutazioni preliminari previste, ma la richiesta non poteva essere accettata perché è single.

L’adozione è un pensiero che ha accompagnato la magistrata fin dagli anni di studio: «A un certo punto, però, ho visto che il progetto che avevo dentro non poteva concretizzarsi perché c’era questo ostacolo. Una sera sono tornata a casa, ho aperto la legge sulle adozioni e ho visto questa incongruenza. Oggi l’obiettivo è stato conseguito ma, per quanto fondamentale, rimane ancora è una tappa di passaggio».

Nel 2024 sono state solo cinquecento le domande di adozione internazionale, a fronte delle settemila richieste. Nonostante siano in netto calo, però, solo una piccola parte di queste viene accettata. Secondo la legge 184 del 1983, infatti, solo le coppie eterosessuali sposate da almeno tre anni possono adottare. L’iter, per valutare l’effettiva idoneità, è molto lungo e prevede il superamento di determinati esami clinici, la presentazione della busta paga e dello stato di famiglia

Per i single la sfida è ancora più dura. «Penso che questa sia una totale irragionevolezza del sistema» ha dichiarato l’avvocato Romano Vaccarella, quando ha presentato alla Consulta la questione di incostituzionalità

Il legale, che sostiene la donna nella causa, si è appellato all’articolo 8 della Corte europea dei diritti dell’uomo: «Ogni persona ha diritto al rispetto della sua vita privata e familiare, del suo domicilio e della sua corrispondenza». 

Secondo Vaccarella, quindi, l’esclusione a priori dei single dal percorso non è finalizzata a realizzare l’interesse del minore: «Quando si stabilisce che ci vuole un certo stato coniugale, si introducono limiti per le categorie, che limitano le persone che vogliono adottare» ha dichiarato nella sala delle udienze del Palazzo della Consulta.

Secondo la controparte, l’avvocatessa di Stato Gianna Maria De Socio, che rappresenta la presidenza del Consiglio, il miglior interesse del minore continua ad essere garantito da una famiglia formata da due genitori. Inoltre, non ritiene la Consulta una sede pertinente: «La domanda che pongo e pongo a me è stessa è se spetti a questa Corte capire se l’elemento valoriale del coniugio sia ancora ammissibile o meno, o se è il Parlamento a dover decidere». La sua richiesta è di rendere inammissibile o infondata la questione sollevata dal tribunale di Firenze. 

L’Italia resta uno dei pochi Paesi europei aderenti alla Convenzione dell’Aia a porre il criterio del coniugio – di essere sposati – come elemento essenziale. Al contrario, però, un single straniero può adottare un minore italiano. 

In fase di dibattimento, la Consulta ha sollevato un tema: in caso di accoglimento, la sentenza farebbe da apripista per le adozioni da parte delle coppie omosessuali unite civilmente? Le unioni civili vanno recepite come coppia o come singolo?  

L’indecisione nasce dal concetto stesso di famiglia: se per alcuni il nucleo “tradizionale” è un retaggio anacronistico del passato, ormai superato, per altri il singolo non può sostituirsi a due figure genitoriali. 

Al momento, una persona celibe o nubile per adottare dovrebbe rientrare nei casi particolari ammessi dall’articolo 44 della legge n.184: se il piccolo è orfano di madre e di padre, se è stato rifiutato dopo un affidamento preadottivo o quando l’aspirante genitore ha con lui un rapporto di parentela entro il VI grado o un legame affettivo stabile.