«Tutto molto bello», diceva Bruno Pizzul, ma oggi forse lo è un po’ meno. Inconfondibile accento friulano, voce calda e rassicurante, essenziale nelle sue indimenticabili telecronache sportive. Il giornalista è morto ad 86 anni, all’ospedale di Gorizia. «Ho avuto la fortuna di conoscerlo anni fa – racconta Alberto Rimedio, attuale telecronista della Rai per la Nazionale di calcio – Delle telecronache di oggi non apprezzava i cosiddetti “urlatori”, quello stile sguaiato che non ha mai fatto suo. Una persona sobria, ma che trasmetteva comunque le emozioni tipiche di una partita di calcio».
Il suo modo di raccontare è stato per decenni il compagno di viaggio dei cuori azzurri. Un riferimento per tutto il mondo giornalistico. Un amico per chi lo ascoltava in TV, mentre commentava i risultati, tra follie e magie. Così quando Roberto Baggio calcia un rigore al Mondiale del 1994 contro la Nigeria, Pizzul pronuncia un’altra delle sue frasi celebri: “Ed è goool! Sembrava tutto finito, ma è Roberto Baggio Signori”
Nato l’8 marzo 1938 a Udine, Pizzul aveva il pallone nella testa e tra i piedi. La sua prima passione fu infatti il calcio giocato: promettente centrocampista, indossò le maglie del Pro Gorizia, Catania, Ischia e Cremonese. Ma la via segnata per lui era un’altra. Scarpette al chiodo, prende cuffie e microfono per entrare in Rai nel 1969, con in mano una laurea in giurisprudenza. Un anno dopo fa la sua prima telecronaca: lo spareggio di Coppa Italia tra Juventus e Bologna. Da lì una lunga carriera fino a diventare la voce ufficiale della Nazionale italiana, a partire dal Mondiale del 1986.
Per la TV di Stato ha condotto programmi storici come ‘Domenica Sprint’, “Sport Sera” e “La Domenica Sportiva”, di cui oggi fa parte anche Rimedio: «Lui non solo aveva una voce che lo caratterizzava, ma sapeva anche unire un lessico ricercato a una competenza tecnica, essendo stato anche calciatore. Questo gli ha permesso di raccontare le partite con naturalezza».
Chiunque abbia vissuto il calcio tra gli anni ’80 e i primi anni 2000 ha nel cuore i commenti di Pizzul. «Bruno è stato un maestro. È entrato nella vita di tutti noi, quando il pallone ci riuniva davanti alla TV o, ancor prima, ci teneva con le orecchie attaccate alla radio – ha detto Rimedio – Nella sua carriera non ha avuto la fortuna di poter urlare “Campioni del mondo” o “Campioni d’Europa” e questo è stato un suo piccolo rammarico». Bruno Pizzul ha cambiato il modo di fare giornalismo sportivo, per sempre. «Mi ha trasmesso un grande insegnamento – conclude il giornalista di RaiSport – Un telecronista non si deve mai considerare più importante dell’evento da raccontare. Le immagini di uno stadio vanno solo accompagnate, non dimentichiamolo mai». In questo modo, forse, il calcio continuerà ad essere ancora “Tutto molto bello”.