L’inno italiano, il calore del pubblico e l’emozione tipica di ogni prima volta. Simone Gesi, ala dell’Italia rugby, si ricorda tutto di quel 18 marzo 2023, il suo esordio al Guinness Sei Nazioni contro la Scozia. A due anni di distanza, l’uno febbraio, tornerà allo stadio di Murrayfield per la prima partita del torneo 2025. «Per me sarà ancora più stimolante essere lì – racconta Simone – Ho buoni ricordi e sensazioni positive, sarà una bella sfida».
Ventiquattro anni a maggio, livornese, sui campi da rugby finisce per tradizione di famiglia, dopo un breve passato nel tennis e basket. «Tutti a casa hanno sempre giocato con la palla ovale, però ho voluto comunque provare altri sport, poi interrotti per motivi di salute», dice Simone mentre ripercorre le carriere di chi lo ha visto nascere. Nonno era seconda e terza linea del Livorno, nella stessa squadra dello zio, dei cugini e di papà, terza linea estremo e ala. «Lui ha allenato le giovanili, anche se oggi lavora come ingegnere in un’azienda», racconta. Generazioni diverse ma stesso percorso. Anche Simone ha scelto di studiare ingegneria industriale, come mamma tra l’altro, per preparare un futuro in cui «il rugby ci sarà, ma è giusto tenere aperte pure altre strade».
Dopo i primi passi nel Livorno, le caratteristiche fisiche gli permettono di conquistarsi un posto al Colorno e poi nelle Zebre di Parma. «Il mio corpo mi fa sgusciare bene in mezzo ai difensori, per questo mi chiamano “anguilla” – racconta l’atleta – Poi nelle Zebre sono diventato “acciuga”, probabilmente in riferimento al soprannome di Massimiliano Allegri, livornese come me».
È la Nazionale Under18 a regalargli l’emozione di vivere il gioco in famiglia. Accanto a lui c’è Alessandro, il fratello minore, oggi nell’Accademia del club parmense: «Siamo riusciti a giocare insieme quando io ero all’ultimo anno delle giovanili e lui al primo», dice sottolineando la differenza d’età, «Per me è stato uno dei periodi più belli della mia vita: 100% divertimento».
Al Sei Nazioni 2024 l’Italia ha chiuso al quinto posto con undici punti, uno dei migliori risultati di tutti tempi. Quest’anno il senso di responsabilità per la maglia azzurra sarà ancora più forte: «Giocare in Nazionale ti dà un senso di fierezza. Sai di essere uno dei pochi fortunati scelti e questo ti riempie di orgoglio», dice Gesi.
Il team, allenato per la seconda volta dal coach argentino Gonzalo Quesada, affronterà le squadre più forti del mondo. Tra le più temibili c’è la Francia, che quest’anno recupera Antoine Dupont, mediano di mischia nel Tolosa. Molti i rugbisti italiani che giocano all’estero, da Giacomo Nicotera a Chico Mori. Per Simone avere compagni che militano in campionati esteri è un vantaggio «perchè portano a casa nostra le competenze apprese lì».
Nella vita di ogni sportivo non mancano le difficoltà. Per superarle servono impegno, caparbietà e una frase trovata da Simone per caso, sul web, diventata poi il suo motto: “Stare al mondo è un casino ma con il rugby va un po’ meglio”.