Esclusiva

Marzo 7 2025
Alla libreria Leporello la realtà si dispiega come un cartiglio

Chiara Capodici racconta la sua libreria dedicata all’editoria fotografica. A Roma, in via del Pigneto, è diventata un presidio del settore, con mostre, eventi e progetti editoriali

Nell’opera di Mozart, Leporello, assistente di Don Giovanni, ha l’ingrato compito di rivelare a una delle amanti del suo padrone che l’amore che provava per lei non era certo esclusivo, ma diffuso in tutto il continente: «In Italia seicento e quaranta, in Almagna duecento e trentuna, cento in Francia, in Turchia novantuna, ma in Ispagna, ma in Ispagna son già mille e tre». Il lungo elenco è un cartiglio che si dispiega come una fisarmonica. La parola Leporello da allora è impiegata per descrivere qualsiasi opuscolo rilegato in questo formato.

Leporello è anche il nome che Chiara Capodici ha scelto per la sua libreria dedicata all’editoria fotografica. «È il simbolo di una grande specializzazione tecnica, anche se a Roma mi dicono spesso “e che sarà, sarà un leprotto, no?”. Da qui l’ispirazione per questo nome che è legato a una grande trasversalità, non solo alla cultura, ma anche all’autoironia». L’idea di aprirla nasce nel febbraio del 2017, con l’intento di portare a Roma una libreria incentrata sulla ricerca nell’editoria fotografica, che investigasse quanto di più interessante era prodotto in Europa e nel mondo. Come la fotografia attinge a tanti campi diversi, così gli ambiti di interesse di Leporello spaziano dalla saggistica al graphic design.

Prima di aprire la libreria, Capodici si è occupata per anni di mostre di fotografia e di progettazione di libri fotografici. «A un certo punto della mia vita – racconta – dopo aver dedicato tutta una serie di mostre all’editoria fotografica internazionale, mi sono resa conto che i libri li compravo nelle fiere, ai festival internazionali, oppure online. Mi sembrava surreale che a Roma non ci fosse una realtà che invece permettesse di vedere e toccare con mano i libri». La fisicità dei libri è un aspetto che sottolinea spesso, mentre illustra i cataloghi in mostra, li sfoglia con cura, accarezza le copertine. «Avevo un po’ meno di quarant’anni e tanto senso di irresponsabilità. Ho deciso di aprire questa libreria qui al Pigneto, un quartiere dove da tanto tempo c’è una grande presenza di figure creative. È stata una scelta naturale».

Negli anni Leporello è diventata un punto di riferimento per il quartiere, grazie alla presenza continua di eventi e mostre, sempre legate a un progetto editoriale. Tra questi c’è “Birds are not allowed to cross the border” (Gli uccelli non possono attraversare il confine), un’opera di Paola Favoino. Nasce dal rapporto di amicizia dell’autrice con Julia, una donna ucraina fuggita in Italia nel marzo 2022. Aveva portato con sé una scatola fatta a mano contenente nove uccelli, la sua famiglia allargata. La loro breve conoscenza, durata solo un’estate, è proseguita dopo il suo rientro in patria attraverso una fitta corrispondenza su WhatsApp. Il racconto della sua vita quotidiana, all’apparenza ordinaria, è attraversato dall’ombra della guerra: elettricità razionata, riscaldamenti improvvisati e spesso pericolosi, allarmi aerei e fughe nei rifugi o fuori città, fino alla scoperta dell’impossibilità per i suoi uccelli (e dunque per lei) di attraversare nuovamente il confine. Sono stati creati 14 prototipi degli uccelli di Julia e stampate 3.000 cartoline.

«Questo è un progetto che Paola porta avanti da ormai due anni», spiega Capodici, «racconta la contemporaneità in una maniera più poetica, più immediata. Lo abbiamo affiancato a un lavoro della stessa autrice che si intitola “White blossoms”». Le diapositive degli uccelli di Julia sono state esposte insieme a una raccolta di foto che raccontano di come la popolazione della Lettonia abbia mantenuto viva la memoria delle deportazioni russe in Siberia negli anni ’40 e ’50.

Aprire una libreria indipendente è una sfida complessa: «Essere di dimensioni ridotte ci costringe a dare un taglio molto preciso e rende ancora più importante la figura del libraio. Non è un semplice negoziante. La sua è un’attività culturale, anche se non viene riconosciuta come tale. In Italia non ci sono le condizioni economiche che permettono a una libreria come la nostra di lavorare con la stessa libertà di un libraio francese o tedesco». Un compito a volte ingrato, ma spesso prezioso. Nel libretto del Don Giovanni come in via del Pigneto, è questa la sorte di Leporello.

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