Esclusiva

Marzo 11 2025
L’arte del nudo e la sfida all’algoritmo

«Il problema non è il nudo in sé, ma la nostra percezione» spiega il fotografo Giovanni Vanacore a Zeta

“Covo 17” è l’insegna sul muro di una stradina nel centro di Aversa, non lontano da Napoli. Superata la soglia ci si immerge in uno spazio artistico, statuette di gesso sulla parte destra e un set fotografico sulla sinistra. Qui Giovanni Vanacore sta scattando delle foto, su commissione. Ora si occupa soprattutto di moda e di quest’ultima condivide sui social, ma la sua grande passione rimane il ritratto del nudo che però “fa scendere l’algoritmo”. «I miei amici mi hanno detto che ho dovuto vestire le modelle per guadagnare» condivide scherzando. Fare arte, oggi, richiede il superamento di numerosi ostacoli.

«Molte opere nella storia sono state al centro di scandali a causa della nudità» spiega il fotografo mentre si accende una sigaretta. Tra queste, Colazione sull’Erba di Manet, esclusa nel 1863 dalla giuria del Salon di Parigi perché ritenuta immorale. Oggi nessuna giuria fisica decide della sorte delle opere d’arte, ma sui social media è un algoritmo a valutare le opere degli artisti. Quest’ultimo, ancora più intransigente, non pone distinzioni tra arte e pornografia: riconosce i contenuti ritenuti “espliciti” e li rimuove, considerandoli non conformi alle linee guida della community online.

«Se si definisce pornografia semplicemente la rappresentazione di un corpo nudo, allora dovremmo accettare che molte opere d’arte rinascimentali e medievali rientrino in questa categoria. Ma se la nudità di una Venere di Botticelli non è considerata pornografia, allora perché una fotografia contemporanea di un corpo nudo dovrebbe esserlo?» spiega Vanacore.

Il confine tra pornografia e arte è soggetto a interpretazioni culturali e personali, destinate a variare nel tempo e nello spazio. «Il problema non è il nudo in sé, ma la nostra percezione del nudo. Se il primo contatto con un corpo nudo avviene attraverso la pornografia, sarà difficile scindere le due cose. Ma se si impara a vedere la nudità in un contesto artistico, allora il significato cambia», ha concluso l’artista.

Chi si occupa di rappresentazione del nudo deve affrontare i pregiudizi delle persone. Visto come un puro atto di voyerismo, è in realtà «un lavoro che implica fiducia, rispetto e una profonda sensibilità verso il corpo umano», ha raccontato Vanacore.

È un lavoro che comporta ostacoli ma anche soddisfazioni. Il giovane fotografo ricorda con gioia quando una delle sue prime modelle di nudo, anni dopo il primo shooting, lo ha ricontattato mentre era incinta. «Ha voluto documentare la trasformazione del suo corpo nel corso della gravidanza, affidandosi a me per raccontare la sua storia» ha spiegato.

Non sono mancati, però, episodi più complessi, come il caso di una coppia in cui il fidanzato si opponeva alla scelta della compagna di posare per scatti di nudo. «Il corpo di una persona appartiene a lei e nessuno dovrebbe sentirsi in dovere di giustificare una scelta artistica personale».

Col passare del tempo, Vanacore ha ampliato il proprio orizzonte lavorativo, dedicandosi anche alla moda, un settore che ha un rapporto stretto con il corpo. «Molti non considerano la moda come una forma d’arte, ma in realtà lo è. La rappresentazione del corpo attraverso l’abbigliamento e la fotografia è un linguaggio potente, e anche un potente veicolo per mostrare la nudità come elemento estetico e narrativo», ha sottolineato.

Il dibattito rimane aperto, ma una cosa è certa: l’arte ha sempre trovato modi per sfidare i limiti imposti dalla società. E il nudo, nelle sue infinite interpretazioni, continuerà a essere una delle forme più potenti di espressione artistica e umana.

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