Esclusiva

Marzo 24 2025.
 
Ultimo aggiornamento: Marzo 28 2025
Fosse Ardeatine, 81 anni dopo: «In memoria di un padre che non conobbi mai»

A Roma una cerimonia per ricordare le 335 vittime dell’eccidio. Le storie dei familiari e le voci delle istituzioni

«Sono nato dopo che mio padre seppe che ero in viaggio nel ventre di mia madre», racconta Venanzio Ricci a Zeta, mentre mostra una foto del padre, custodita all’interno di una raccolta di lettere dal carcere, fotografie e riconoscimenti curata da lui. Oggi Ricci ha quasi 81 anni: tanti quanti ne sono passati dall’Eccidio delle Fosse Ardeatine. Ed è in occasione dell’anniversario che il Comune di Roma ha organizzato una cerimonia commemorativa.

«In memoria di mio padre» si legge accanto alla sua foto. «Fu arrestato il 12 gennaio 1944 e portato a Via Tasso dai nazifascisti, in seguito a una violazione», racconta Ricci. Sua madre, all’epoca, lo aspettava ma ancora non sapeva di essere incinta. Suo padre morì senza sapere che avrebbe avuto un figlio. «Il dolore più grande è stato vedere quello di mia madre», confessa. Sfoglia le lettere scritte dal carcere, sottolineando con amarezza di non essere mai stato menzionato in quelle righe: «Non sapeva della mia esistenza».

Sulla scalinata di Piazza del Campidoglio è stato srotolato un lungo telo rosso con i nomi delle 335 vittime dell’eccidio. Il loro sacrificio rappresentò una punizione esemplare per vendicare l’uccisione dei 33 soldati nazisti uccisi il 23 marzo nell’attacco di via Rasella per mano dei partigiani dei Gruppi di Azione Patriottica. Di fronte, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, con la fascia tricolore, accanto al presidente dell’ANFIM Francesco Albertelli – l’Associazione Nazionale Famiglie Italiane Martiri – e all’assessore alla Cultura Massimiliano Smeriglio, che ha curato l’organizzazione dell’evento.

«È importante non dimenticare», ha dichiarato Smeriglio a Zeta, «perché abbiamo un debito con chi ha combattuto per la liberazione del nostro Paese, e un debito ancora più grande con chi è caduto: in questo caso 335 martiri – cattolici, ebrei, atei, comunisti, socialisti, persone comuni. Un pezzo d’Italia che vive ancora in questa storia». Ricordare, ha sottolineato, è un monito per il presente: per non dare nulla per scontato e «per ricordare l’importanza della nostra democrazia».

Presente anche il presidente della Comunità Ebraica di Roma Victor Fadlun che, parlando a Zeta, ha sottolineato come il ricordo, da solo, non basti: «È necessaria una presa di coscienza. Questo crimine è stato grave anche secondo le leggi della guerra. Persone catturate per strada o nelle carceri, radunate e uccise solo perché di religione ebraica». E ha concluso: «È importante elaborare ciò che è accaduto per creare dei vaccini nella nostra società, affinché non accada mai più». Intanto, il Coro delle Voci Bianche del Teatro dell’Opera di Roma ha accompagnato la cerimonia con la sua esibizione.

A chiudere l’evento, l’attrice Mia Benedetta, che ha dato voce a lettere e poesie scritte dai familiari delle vittime. Tra queste, i versi di Irma Prosperi, familiare di una vittima delle Fosse Ardeatine:

“Supplice una mano si leva verso il cielo,
flebile un lamento si perde nelle tenebre,
tremula una voce che si tramuta in pianto,
dolce un sorriso appare da lontano,
lieve una carezza sfiora tanto male,
solo una luce per lenir le pene,
son loro i tormenti,
son solo loro gli echi della mente,
son loro i cari pensieri,
e l’agghiacciante paura dell’ignoto, dell’oblio, del cader nel nulla,
paura di una vita persa invano.”

Leggi anche: «Le donne ucraine non restano in silenzio», il documentario di Alisa Kovalenko