«Non mi divertivo più a gareggiare. Avevo perso il motivo per cui ho iniziato a praticare la corsa». Si racconta così Gaia Sabbatini, mezzofondista e campionessa europea Under 23 dei 1500 metri a Tallinn, nel 2021.
Abituata a macinare chilometri, un anno fa sceglie di fermarsi e prendersi cura della sua salute, fisica e mentale: «Ho scoperto di avere il morbo di Haglund, una calcificazione vicino al tendine d’Achille che ha poi richiesto un’operazione – spiega l’atleta delle Fiamme Azzurre – Ho cercato di stringere i denti in vista dei Giochi olimpici di Parigi, ma il forte dolore non mi ha permesso di andare ai campionati italiani, ultima gara utile prima della Francia».
Ad una situazione già difficile si aggiunge un ulteriore problema: «Nello stesso periodo mi sono beccata anche un virus intestinale che mi ha fatto perdere 4 chili in un paio di settimane». In quel momento Gaia inizia a sentirsi crollare, i giochi visti da casa sono un rimpianto difficile da digerire. Tutto diventa pesante, è schiacciata dalle pressioni, critiche e giudizi: «Alcune persone mi scrivevano che dovevo pensare ad allenarmi, anziché farmi le foto sui social», racconta. La sofferenza che da fisica diventa anche mentale riapre in Gaia le ferite del passato: «Lì ho capito di non aver mai elaborato la perdita di mio padre, avvenuta dieci anni fa a causa di una valanga sul Gran Sasso. Non mi sono permessa di soffrire perché volevo essere una ragazza forte». A salvarla da quel momento nero durato troppo a lungo arrivano uno psicologo, un fidanzato e le pagine di un diario: «Ho iniziato a mettere nero su bianco i pensieri, mi liberavo di tutto quello che sentivo dentro e che magari non volevo ammettere». Il ricordo di quei momenti è affidato anche a un post di Instagram: “Non so come uscirne, non sto bene e vorrei solo essere felice”. Uno sfogo coraggioso che oggi le permette di parlarne senza filtri.

Nel centro sportivo delle Fiamme Gialle dove si allena, al suo fianco ci sono il coach Andrea Ceccarelli e Laura Dedo, preparatrice e migliore amica di Gaia: «Mi ha aiutata tanto. Il tatuaggio con i cinque cerchi che ho sul braccio, fatto dopo i giochi di Tokyo, è un suo regalo – spiega con il sorriso ritrovato – È lo stesso simbolo della collana, uno dei tanti gioielli portafortuna che indosso per le gare».
Tra una corsa e l’altra, in attesa del ritiro di fine marzo in Sud Africa, si dedica anche alle altre passioni: lo shopping, l’arrampicata e il make-up: «È un mondo che mi affascina, amo guardare tutorial, mi serve a rilassarmi», racconta, così come rilassanti sono i ritorni a Teramo, la sua città natale, il posto sicuro dove ritrovare sé stessa.
La delicatezza dei modi riflette quella dell’animo e Gaia ne è la prova: «Non voglio pensare a tutte le cose brutte che mi sono successe e dire che sono una persona sfortunata. Penso sia stata l’occasione per migliorarmi, adesso mi sento sulla strada giusta». Ogni rinascita passa dalla consapevolezza e da un motto: “Vola solo chi osa farlo”, dice citando il film “La Gabbianella e il gatto”. E lei sta imparando di nuovo a volare.