Uno schermo sempre acceso. Una stanza in penombra. Uno sguardo perso nel vuoto. È facile pensare che i videogiochi siano un passatempo solitario, un’evasione dalla realtà fatta di mani che scorrono su un joystick. Ma questa è una visione superata. Oggi raccontano storie quasi cinematografiche, come Death Stranding. Non sono solo strumenti narrativi, ma anche un mezzo per connettere le persone. Possono rafforzare legami esistenti e crearne di nuovi, sia tra amici che tra coppie. Non a caso, sempre più terapeuti di coppia li usano per migliorare la comunicazione e la collaborazione tra partner. Il Dott. Francesco Bocci, ideatore della Video Game Therapy, afferma: «Nei giochi cooperativi, i partecipanti devono interagire e supportarsi per raggiungere un obiettivo comune. Questo aiuta a ridurre l’isolamento e rafforza la fiducia reciproca»
Molte relazioni naufragano su un terreno comune: la difficoltà di comunicare. Ed è qui che entrano in gioco i videogiochi cooperativi, che obbligano i giocatori a coordinarsi per uno scopo condiviso. Allenare questo spirito di collaborazione aiuta le coppie a essere più pronte di fronte alle sfide della vita reale, e alcuni giochi li mettono di fronte ai loro problemi, permettendo loro di identificarsi nei personaggi e nelle dinamiche della storia.
Cooperazione e confronto
È il caso di It Takes Two, vincitore del premio Game of the Year. Il titolo non si limita a richiedere cooperazione: la sua trama ruota attorno ad una coppia in crisi. Cody e May, trasformati in due piccole bambole di pezza, devono collaborare per superare puzzle e ostacoli. Attraverso il gioco si è chiamati a mettere in pratica fiducia, comunicazione e strategia, come nella vita reale.
Se It Takes Two si concentra sulle dinamiche emotive di coppia, Overcooked mostra cosa succede quando lo stress prende il sopravvento. In questo frenetico simulatore di cucina, i giocatori devono preparare piatti in un tempo limitato, rispettando ordini e tempistiche. Lo stress è il vero nemico: se si perde la calma e si comincia a incolparsi a vicenda, è game over. Secondo Bocci, «L’approccio cooperativo riduce il carico emotivo, perché i giocatori condividono le difficoltà e si sostengono a vicenda».
La collaborazione nei videogiochi non è solo un passatempo, ma uno strumento di crescita. Il concetto di flow, teorizzato dallo psicologo Mihaly Csikszentmihalyi, descrive quello stato di totale immersione che si verifica nei giochi cooperativi, creando un ambiente di condivisione e supporto emotivo. «Nei contesti terapeutici, il flow aiuta a sviluppare empatia, fiducia e comunicazione» spiega Bocci.
I videogiochi possono essere cosi un valido aiuto per ritrovare sintonia. La prossima volta che le parole sembrano mancare, forse la soluzione è accendere la console e giocare insieme.