Esclusiva

Marzo 26 2025
Scommetto quando voglio

Il gioco d’azzardo legato agli eventi sportivi è in aumento. App e siti online lo rendono accessibile in ogni momento e a farne le spese sono soprattutto i più giovani

È impossibile seguire il calcio senza essere sopraffatti dalle pubblicità di scommesse. Nel prepartita, durante l’intervallo, nel post-partita, sui cartelloni pubblicitari, sulle maglie dei giocatori. Il ritornello è sempre lo stesso: «Segui il nostro sito per non perderti le ultime news, analisi e statistiche su tutti i tuoi sport preferiti».

È una formula studiata a tavolino per permettere al betting di farsi spazio tra le maglie larghe del Decreto Dignità, che ha introdotto il divieto di «qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, relativa a giochi o scommesse con vincite di denaro». I “siti di news” lo aggirano facilmente. Vengono usati come cavallo di Troia per dirottare il traffico verso la sezione dedicata alle scommesse. Lo dimostrano i nomi neanche troppo fantasiosi dei sedicenti portali di informazione: starcasino.sport, pokerstarsnews.it, leovegas.news, bet365news. Il gioco d’azzardo è lì, nascosto in piena vista.

È intenzione del governo sopprimere anche queste blande regolamentazioni. Una risoluzione approvata mercoledì 5 marzo in commissione Cultura al Senato propone di rivedere la legge, perché ritenuta «non efficace al contenimento dei fenomeni di ludopatia» e, al contempo, dannosa per il sistema calcio. Il giro d’affari, d’altronde, è di quelli in grado di giustificare quasi tutto. In Europa, il mercato delle sponsorizzazioni nel betting calcistico vale 1,5 miliardi di euro annui.

Cifre che ridefiniscono le priorità, o almeno dovrebbero. Come quelle raccolte dall’Osservatorio sul gioco d’azzardo della società di consulenza Nomisma, secondo cui il 37% dei ragazzi tra i 14 e 19 anni ha scommesso nell’ultimo anno, con un aumento significativo tra gli utenti abituali. Un dato trainato soprattutto dal betting online e dalle scommesse sportive. Lo conferma Michela Colarieti, psicologa e psicoterapeuta specialista in dipendenze: «Ho aperto un centro per la cura del gioco d’azzardo patologico nel 2012. Se in passato c’è stato un boom delle slot machine, oggi i problemi di dipendenza degli under 40 hanno spesso a che fare con le scommesse sportive. I ragazzi pensano di essere in controllo, di poter raggiungere il risultato con lo studio delle partite. Ma è un’illusione».

Le app sono progettate per tenere gli utenti attivi il più possibile, anche a scapito della loro salute: «Sono accessibili a tutti in ogni momento», continua Colarieti «e la virtualità del denaro non permette di avere contezza dei soldi che si stanno perdendo».

«Prima non potevo fare da stanza a stanza senza telefono, oggi lo prendo quando esco di casa e lo lascio rientrando». In un’intervista rilasciata a Repubblica, il calciatore Sandro Tonali ha raccontato del percorso terapeutico per uscire dalla dipendenza da gioco d’azzardo. Il suo caso, insieme a quello di Nicolò Fagioli, ha scrostato la patina di ipocrisia con cui il mondo dello sport tratta le conseguenze sociali del betting online.

«Ho avuto tanti calciatori come pazienti», spiega Michela Colarieti, «essere immersi in quel mondo non aiuta. La pubblicità è ovunque ed è suggestiva, ti fa venire voglia di fare qualcosa che magari non avresti fatto se non l’avessi vista. Da lì in poi, chi è più incline alle dipendenze può solo peggiorare».

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