«A Bucha le prove sono schiaccianti». Con queste parole, l’Alto rappresentante dell’Unione Europea per la politica estera, Kaja Kallas, ha ribadito davanti al Parlamento europeo l’entità dei crimini di guerra commessi dalla Russia in Ucraina. Le immagini, i video e le intercettazioni radio hanno permesso di identificare chiaramente i responsabili, «rendendo impossibile negare l’evidenza».
Crimini documentati e impatto devastante
Tre anni dopo il massacro di Bucha, le violazioni dei diritti umani da parte dell’esercito russo continuano a emergere. Secondo Kallas, il numero dei crimini di guerra potenzialmente commessi in Ucraina peggiora ogni giorno: si va dalla deportazione di bambini ucraini definita «una delle più gravi violazioni del diritto internazionale», fino agli attacchi contro ospedali e infrastrutture scolastiche. Secondo i dati di Save the Children, quattro milioni di bambini ucraini hanno subito interruzioni scolastiche dall’inizio della guerra, con 4.000 istituti scolastici danneggiati e oltre il 10% delle infrastrutture scolastiche del Paese completamente distrutte.
«La Russia sta distruggendo il presente negando al Paese il futuro», ha dichiarato Kallas questo perché la guerra non ha solo un impatto immediato ma mina anche il futuro dell’Ucraina: il tasso di natalità è crollato del 40% a causa del conflitto.
Le risposte dell’Unione Europea
La strategia «per garantire la giustizia al popolo ucraino», ha spiegato Kallas, viene portata avanti tramite diversi strumenti: sanzioni mirate, supporto della giustizia internazionale, commissione per il rimpatrio dei bambini ucraini e il sostegno militare e umanitario. Nel primo caso, sono 70 gli individui sanzionati per la deportazione di bambini ucraini. Proprio su questo tema, l’Ue è parte attiva nella commissione per il far tornare a casa dalle loro famiglie i minori ucraini. Kallas ha poi ribadito il sostegno alla Corte Penale Internazionale che ha già emesso sei mandati di arresto, tra cui il presidente russo Vladimir Putin, e ha aperto 170mila fascicoli per indagare su ulteriori crimini. Inoltre,
Il futuro della pace e della giustizia
Kallas ha sottolineato che una pace giusta e duratura deve essere basata «sulla Carta delle Nazioni Unite e sul rispetto del diritto internazionale». E che non è negoziabile «lo scambio di prigionieri di guerra, il rilascio dei civili detenuti e il ritorno delle persone deportate» perché l’obiettivo Ue è il reintegro nella società civile «di ogni persona restituita».
Nonostante i colloqui in corso sul cessate il fuoco, l’Ue resta vigile: «Mi dà fastidio che le trattative si concentrino sugli attacchi e sulle uccisioni, senza una vera volontà di fermare questa guerra». E per questo è necessario «mantenere alta la pressione internazionale».
L’Unione europea, dunque, non si limita a condannare la Russia, ma lavora attivamente per garantire «giustizia e accountability». Come ha ribadito Kallas, la vera ricostruzione dell’Ucraina non si limiterà agli edifici, ma dovrà includere il perseguimento della giustizia per ogni crimine commesso. «Solo la giustizia darà a ogni famiglia ucraina la pace di cui ha bisogno per andare avanti e ricostruire le proprie vite».