Esclusiva

Aprile 2 2025.
 
Ultimo aggiornamento: Aprile 15 2025
Ungheria, il divieto dei Pride entra in Costituzione

La legge consente anche di utilizzare il riconoscimento facciale per identificare le persone che partecipano agli eventi vietati

Il divieto dei Pride in Ungheria entra in Costituzione. Un mese dopo l’approvazione della legge in Parlamento, la stretta è stata adottata dall’Assemblea nazionale con 140 voti a favore e 21 contrari. E oltre alle multe per chi partecipa alle manifestazioni, che erano già state decise, l’emendamento definisce il sesso come una «caratteristica biologica alla nascita»: dunque, solo maschio e femmina, escludendo il riconoscimento legale per persone trans e intersessuali.

Negli ultimi trenta giorni, i cittadini ungheresi si sono fatti sentire per protestare. La prima contestazione c’è stata appena il testo è diventato legge, il 18 marzo, con l’opposizione che ha accesso dei fumogeni rossi in aula. Poi, tante altre, come quella di martedì 2 aprile guidata dal deputato indipendente Akos Hadhazy, secondo cui «si tratta di un provvedimento tecno-fascista» simile a quelli in Russia e in Cina. 

Ungheria,  il divieto dei Pride entra in Costituzione
Fonte: Facebook Hadhazy

Una manifestazione che, il giorno dopo, aveva fatto arrivare la risposta del Consiglio d’Europa a Strasburgo. «Il parlamento ungherese – aveva scritto il commissario per i diritti umani, Michael O’Flaherty, in una lettera – dovrebbe emendare la legge sul diritto di riunione, che di fatto vieta eventi come le marce del Pride, e astenersi dall’adottare proposte legislative che minacciano i diritti umani delle persone Lgbtqi+». Il messaggio inviato al presidente dell’Assemblea nazionale ungherese, Lazlo Kover, però, non ha fermato l’intervento repressivo.

C’è un punto che aveva «allarmato» O’Flaherty in particolare: il fatto che le autorità di pubblica sicurezza potranno ricorrere al riconoscimento facciale per identificare i manifestanti. Lo chiama un «meccanismo illegale» Brando Benifei, eurodeputato del Partito democratico, che commenta la notizia davanti all’emiciclo di Strasburgo poco prima di entrare per le votazioni. «Va quindi tenuto d’occhio, così come va attenzionata la situazione in Ungheria da qui a quando ci sarà il Pride (a fine giugno, ndr)».

«Trovo assolutamente sbagliata la posizione dell’Ungheria – aggiunge Benifei – e credo sia giusto sanzionarla perché è contro la libertà di espressione garantita dalle convenzioni internazionali a cui, tra l’altro, aderisce. Sono scelte pericolose. È una deriva verso una limitazione delle libertà che noi non possiamo accettare in Europa».

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