Esclusiva

Aprile 1 2025
Strasburgo, Fitto invita a accelerare sul Recovery Plan

Il vicepresidente della Commissione Ue dice no alla proroga della scadenza del 2026: «Diciotto mesi per raggiungere i cinquemila milestone»

È sera, circa le 20.30, e in Commissione Affari economici e Bilancio, al primo piano del Parlamento Europeo, viene toccato un tema cruciale per l’Italia: la possibilità di prorogare la scadenza del 2026 per raggiungere gli obiettivi fissati con il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). La risposta è no, e a dirlo è il vicepresidente della Commissione Europea, Raffaele Fitto, il primo a prendere la parola al tavolo

FITTO: «OBIETTIVI ENTRO AGOSTO 2026, BISOGNA ACCELERARE»

L’ex ministro per gli affari europei, le politiche di coesione e il Pnrr del governo Meloni parte dai risultati raggiunti finora: «A fine 2024, le erogazioni hanno superato i trecento miliardi di euro. Un traguardo importante. Siamo vicini alla metà dell’importo totale del sostegno del Recovery Fund». Il 47% per la precisione, aumentato grazie al finanziamento di marzo all’Estonia di centoventidue milioni di euro.

I dati non sono così positivi per quanto riguarda gli obiettivi superati dagli Stati: il 28% delle circa settemila tappe totali. Ad ogni modo, spiega Fitto, «gli Stati membri hanno solo diciotto mesi per raggiungere i cinquemila milestone (i traguardi più rilevanti, ndr). È importante accelerare. La Commissione è pronta a sostenere tutti gli Stati membri, ma dobbiamo ricordare che il margine di manovra si sta assottigliando. Tutti i target devono essere raggiunti entro agosto 2026: il momento di agire è adesso».

«Nessuno deve essere lasciato indietro», chiarisce Fitto. Anche se «alcuni Stati hanno ottenuto più di due terzi dei contributi e altri stanno andando più lentamente e hanno appena presentato la prima richiesta di pagamento».

Alla sua sinistra, il commissario europeo per l’Economia Valdis Dombrovskis ribadisce e aggiunge: «Gli obiettivi non possono essere cambiati. I membri devono soddisfare quelli che riguardano la transizione verde e digitale. Non direi che il Pnrr vada usato per armi e fucili. Semmai possono effettuarsi dei trasferimenti alla piattaforma Step», ovvero le tecnologie strategiche.

LA SITUAZIONE DELL’ITALIA

Proprio pochi minuti prima dell’audizione, il governo italiano ha depositato in Parlamento la sesta relazione sullo stato di avanzamento del Piano. Numeri che hanno «reso orgogliosa» la premier Giorgia Meloni, pur consapevole dal lavoro da fare ancora. Sessantaquattro miliardi spesi, poco più della metà dei fondi che il Paese ha ricevuto finora (centoventidue). In totale, nelle casse dello Stato ne arriveranno centonovantaquattro. 

Finora, i milestone raggiunti ammontano a duecentosettanta su seicentoventuno, circa il 43%. Ma il governo stima «un impatto positivo per i prossimi mesi in termini di velocizzazione di spesa», che aiuterà anche il Pil.

LA REVISIONE DELLA CORTE DEI CONTI

Un’urgenza emersa soprattutto negli scorsi giorni, quando la Corte dei Conti ha pubblicato una relazione sullo stato del Pnrr in Italia. In particolare, ha evidenziato «i progressi raggiunti per le Missioni 1 (digitalizzazione), 2 (transizione ecologica) e 3 (infrastrutture e mobilità), con livelli di spesa tra il 37% e il 40% delle risorse assegnate (esclusi i crediti d’imposta). Minore il progresso legato, invece, alle Missioni 4 (istruzione), 5 (inclusione e coesione) e 6 (salute), che registrano un avanzamento della spesa pari, rispettivamente, al 25%, 14% e 27% dei finanziamenti destinati».