Esclusiva

Aprile 3 2025.
 
Ultimo aggiornamento: Aprile 4 2025
Caprai, imprenditore vinicolo: «Il nostro vino è bloccato»

Il presidente americano ha annunciato ieri le sovrattasse per i paesi «che sono stati scorretti con gli Stati Uniti»

«Il mondo del vino italiano, in questi anni, ha fatto un enorme sforzo per internazionalizzarsi: tutto quello che è stato perso in Italia è stato recuperato all’estero. È stato un percorso di grande capacità dei produttori italiani e i dazi di Trump lo mirano alle fondamenta». Marco Caprai, titolare dell’azienda vinicola Arnaldo Caprai, commenta così la decisione del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, di imporre un aumento dei dazi del 20% all’Unione Europea. 

vino italiano dazi Trump

Cravatta rossa al collo e tabellone in mano: è dal Giardino delle Rose della Casa Bianca che il magnate ha lanciato la sua guerra commerciale, annunciando sovrattasse generalizzate che colpiscono 60 paesi al mondo. Dazi reciproci del 10 % per tutti, e un’addizionale per chi è stato scorretto con gli Stati Uniti: questo il calcolo pensato da Trump. Il risultato del complicato conteggio è che la Cina dovrà affrontare un dazio del 54 %, il Vietnam al 46% e il 20% per l’Unione Europea. 

«Ogni dollaro di tasse in più, equivale a 7 dollari per il consumatore» spiega Caprai. Il mercato americano è il 15% del fatturato dell’azienda: «L’Italia esporta più di 2 miliardi di vini, è il nostro primo mercato. Tutto il prodotto che non riuscirà a trovare spazio negli Stati Uniti tornerà nel mercato europeo, determinando così una caduta del valore dei prezzi. La perdita di bottiglie è certa», racconta il titolare dell’azienda, premiato lo scorso marzo come Ufficiale all’Ordine della Repubblica Italiana dal presidente Sergio Mattarella. 

Per l’imprenditore non c’è un commercio alternativo a quello americano: «Perderemo capacità produttiva perché non c’è nessun mercato al mondo che può essere minimamente sostitutivo di quello Usa, questo perché una buona parte della popolazione mondiale non beve vino, l’Occidente non è poi così grande come sembra».

In un’intervista a Repubblica il ministro dell’agricoltura, Francesco Lollobrigida ha detto di scongiurare una guerra commerciale, ma ha chiarito anche di essere pronto a tutelare le aziende colpite. Per Caprai, però, i tempi per risolvere il problema sono stretti: «Tra quattro mesi noi andiamo in vendemmia e c’è la necessità di liberare le cantine per accogliere il nuovo prodotto. Questa situazione rischia di bloccare tutto». 

I dazi non metteranno in crisi solo il settore del vino italiano, ma anche la produzione a 4 ruote: dal 3 aprile sono entrati in vigore i dazi specifici sulle auto importate all’estero negli Stati Uniti mentre dal 3 maggio dovrebbero diventare efficaci anche quelli su motori e componentistica. Al momento l’aliquota, del 25%, si applica solo sul prodotto finito. In risposta, Stellantis, uno dei principali costruttori automobilistici al mondo, ha già annunciato che sospenderà temporaneamente la produzione di due fabbriche in Canada e in Messico, coinvolgendo 900 dipendenti. La decisione «avrà un impatto su diversi dei nostri impianti di propulsione e stampaggio statunitensi che supportano tali operazioni. L’azienda continuerà a valutare gli effetti delle tariffe statunitensi recentemente annunciate sui veicoli importati», fa sapere in una nota Stellantis, che al momento preferisce non aggiungere altro. L’Italia non è tra i maggior esportatori di auto verso gli Stati Uniti, ma il mercato americano nel 2024 è valso 3,4 miliardi di euro.