La nuova collezione autunno inverno 2025/26 di Gucci fa tesoro del passato per guardare al futuro. E lo fa con tantissimi nuovi volti che hanno calcato la passerella della Milano Fashion Week. Uno di loro ha lo sguardo sicuro, filtrato da grandi occhiali stile anni ’70. Si chiama Alessandro Nardi, ha 19 anni, è italo-ucraino e vive a Latina. È uno studente di Igiene dentale all’università La Sapienza di Roma e il 25 febbraio ha debuttato come modello durante la settimana della moda.

Il suo percorso è nato da un incontro casuale, grazie alla visibilità sui social: «A fine novembre ero al bar dell’università con i miei compagni e un fotografo di strada mi ha fermato chiedendomi di fare un paio di foto e un video per TikTok. All’inizio ho rifiutato perché non mi fidavo, ma anche perché sono sempre stato abbastanza insicuro sul mio aspetto in generale. Però alla fine mi sono fatto convincere». Dopo la pubblicazione del video diventato virale sono iniziate ad arrivare le prime richieste di lavoro, fino a chiudere un contratto con la Steel Models Management di Milano. «È la mia agenzia madre che si occupa di mettermi in contatto con quelle di booking, che gestiscono le relazioni tra modelli e clienti. Ne puoi avere una per ogni nazione e io al momento ne ho tre, a Parigi, Berlino e Barcellona. Sono fondamentali perché, per esempio, Valentino pur essendo un brand italiano ha la sede in Francia e si può sfilare per lui solo se si ha anche un’agenzia francese».
Finiti i colloqui online, da gennaio Alessandro si è dovuto destreggiare nelle coincidenze tra treni e aerei per i precasting fra Italia e Francia: «Sono appuntamenti fondamentali per farsi conoscere dai vari brand e casting director e per ricevere poi proposte di lavoro in futuro. Durante quei giorni mi hanno comprato i vestiti, insegnato a camminare, mi hanno anche tagliato i capelli, insomma un cambio di look generale. Infine mi hanno scattato delle foto che vengono chiamate polas».

Subito ha ottenuto i primi ingaggi per Ferragamo e Gucci a Roma. La maison fiorentina, infatti, è stata la prima a farlo sfilare alla MFW, una vera e propria sorpresa perché «all’inizio credevo che sarei partito “dal basso”, invece parlando con le mie agenzie ho scoperto che i marchi importanti cercano sempre facce nuove e se si è fortunati, si debutta subito con una casa di moda abbastanza famosa». E così ha ricevuto la notizia di essere stato scelto alle sei di sera del giorno prima della fashion show: «All’inizio ero molto euforico, poi sono stato scaramantico e non ho detto niente a nessuno, neanche ai miei genitori. Le uniche persone a saperlo eravamo io e i miei agenti. Ero concentrato sulle prove e sulla camminata in pista».
Per vincere l’ansia ha utilizzato uno stratagemma curioso: immaginare di trovarsi in una recita scolastica. Tra il pubblico, però, non c’erano i suoi genitori a guardarlo, ma personalità come la direttrice di Vogue America Anna Wintour e il tennista Jannik Sinner: «Purtroppo non ho potuto vedere nessuno di loro perché ero davvero concentrato. Una volta calcata la passerella sapevo che avrei dovuto continuare a camminare e fare del mio meglio, perché ci sono tante cose a cui devi fare attenzione come l’altezza del mento e lo sguardo fisso. Tranne in determinati punti in cui loro ti dicono di guardare le telecamere, si ha il divieto di guardare gli spettatori».
La Paris Fashion Week, invece, è stata a detta sua «deludente», nonostante delle prime richieste da Alexander McQueen e Valentino: «La mia agente mi ha detto “Guarda Ale domani mattina devi prendere un aereo per Parigi” mentre ero a letto con la febbre a 39. Sono partito senza avere nemmeno la certezza di sfilare. Avevo un incontro sia con Alexander McQueen che con Valentino, che mi ha chiesto di fare un fitting per decidere l’ipotetico outfit della sfilata. Purtroppo non sono stato preso e sono rimasto un po’ male, anche perché gli abiti mi piacevano davvero molto. Non mi sento ancora al mio agio quando cammino e forse proprio per questo sono stato scartato. Ci sono brand che cercano una camminata più aggressiva come Dsquared, mentre alcuni la vogliono più sobria. La mia ora la definisco insicura, storta, ma anche un po’ elegante».
Dell’insicurezza nel mondo della moda, forse, non se parla ancora abbastanza. Erroneamente si è abituati a pensare che chi lavora con la propria immagine non abbia questi complessi. «Prima ero più insicuro del mio aspetto, del mio fisico e del viso. Il fatto è che ogni giorno vedi centinaia di modelli e magari è normale fare dei paragoni o sentirsi “inferiori”, ci sono molte persone che sono cadute in depressione per questo. Poi, però, impari che ognuno di noi è adatto a fare lavori diversi. È un mondo dove devi acquisire a forza autostima, perché ogni casting è vissuto come una vera e propria competizione. Sono fortunato perché le mie agenzie mi spronano molto, mi dicono “se tu sei qui c’è un motivo”. Ora sono consapevole dei miei punti forti». Scegliere questa professione significa anche affidare ad altri il potere decisionale sulla propria immagine. Per contratto, infatti, Alessandro è tenuto ad avvisare sempre l’agenzia prima di fare una qualsiasi cosa che possa cambiare la sua estetica, da un taglio di capelli a una decolorazione, ma anche tatuaggi, orecchini e piercing.
La questione del peso, invece, è più complessa. Nel corso degli anni sono state tante le polemiche e anche le proposte di legge per tutelare la salute di chi lavora nella moda, a volte ai limiti dell’anoressia. «In generale le fashion agencies possono consigliarti di prendere un po’ di peso a livello di muscoli oppure no. A me non è stato mai detto di mangiare alcune cose o di assumere un determinato numero di calorie, anche perché non è importante il peso, ma che tu rispetti determinate misure sulla vita e sul petto, mentre il discorso è più complicato per la moda femminile dove ci sono misure molto più limitanti. Personalmente sono abbastanza fortunato perché ho un metabolismo molto buono». Ma allora perché il catering non viene quasi mai toccato nel backstage? «È anche un fatto di ansia. Mangiare un piatto di pasta prima di fare una sfilata così importante? Rischi di sentirti male», ammette ridendo.