Esclusiva

Giugno 3 2025.
 
Ultimo aggiornamento: Giugno 17 2025
I droni ucraini colpiscono il cuore dell’aviazione russa

L’intelligence di Kiev ha lanciato l’operazione Tela di ragno, colpendo le basi dell’aeronautica di Mosca con 117 velivoli kamikaze

Un camion è parcheggiato a pochi chilometri da una base militare in Russia. Il cassone si apre, il tetto si solleva e uno sciame di droni kamikaze si alza in volo. Scendono in picchiata sui bombardieri strategici parcheggiati sulla pista, che vengono distrutti nell’esplosione. Sui social girano le immagini dell’operazione Tela di ragno, preparata per diciotto mesi dall’intelligence ucraina e condotta a migliaia di chilometri dal fronte.

L’attacco ha coinvolto 117 droni commerciali, alcuni dal valore di 600 dollari, contrabbandati sul territorio nemico e con un raggio d’azione di venti chilometri. Secondo il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, i mezzi carichi di esplosivo avrebbero colpito 41 velivoli, con un danno stimato da oltre 7 miliardi di dollari. Tra gli obiettivi c’erano gli aerei da sorveglianza A-50, dal valore di 350 milioni di dollari, i bombardieri supersonici Tu-160 e Tu-22, e i Tu-95 sviluppati per trasportare bombe nucleari e oggi impiegati per il lancio di missili da crociera. Le autorità russe hanno parlato di 13 aerei distrutti, di cui 12 bombardieri strategici. Il numero è confermato dalle immagini satellitari verificate dal New York Times, mentre le autorità statunitensi interpellate dal quotidiano hanno parlato di 20 velivoli colpiti.

La fase logistica è stata orchestrata da Artyom Timofeyev, cittadino ucraino nato a Zhytomyr e residente in Russia dal 2018. Proprietario di tir per il trasporto di case prefabbricate, avrebbe coordinato i viaggi e dato ordini agli autisti. Nessuno di loro sapeva del carico di droni pronti al decollo. I veicoli si sono fermati nei pressi di quattro basi dell’aeronautica: Olenya, Dyagilevo, Ivanovo Severny e Belaya, quest’ultima a oltre 4000 chilometri dal confine ucraino. Un raggio d’azione che dalla frontiera con la Nato ha raggiunto la Siberia orientale, mostrando la vulnerabilità interna della difesa russa. Un quinto scalo militare, Ukrainka, è scampato all’attacco perché uno dei camion ha preso fuoco nel tragitto. 

Arrivati in posizione, i container si sarebbero scoperchiati grazie a un comando da remoto, anche se resta valida l’ipotesi dell’apertura manuale. Così i camion si sono trasformati in rampe di lancio improvvisate. Dopo il decollo dei droni, i container sono stati incendiati, probabilmente tramite un sistema di autodistruzione, per eliminare ogni traccia dell’operazione. Video diffusi mostrano i resti carbonizzati dei veicoli.

Dietro l’operazione c’è la regia di Vasyl Maliuk, capo del Servizio di Sicurezza dell’Ucraina (SBU). Nato nel 1983 a Korostyshiv, Maliuk ha scalato i ranghi dell’intelligence fino a diventare comandante in capo nel 2023. È noto per aver diretto operazioni ad alto rischio, come l’attacco al ponte di Crimea e l’eliminazione di figure chiave filorusse, tra cui il teorico Alexander Dugin. Secondo i media ucraini, il centro operativo avanzato dell’operazione era situato nelle vicinanze di una sede dell’Fsb, il servizio segreto russo. Resta da chiarire se gli ucraini abbiano avuto supporto dall’intelligence degli alleati occidentali, per identificare i bersagli con le immagini satellitari.

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