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Esclusiva

Marzo 3 2020.
 
Ultimo aggiornamento: Marzo 7 2020
L’infettivologo Andreoni: “Segnali positivi ma la guardia deve restare alta”

Le parole del primario del reparto di Malattie Infettive del Policlinico Tor Vergata di Roma

258 contagi e 66 guarigioni nella giornata di lunedì 2 marzo. Gli ultimi dati sul COVID-19 in Italia sono confortanti ma non bastano a rassicurare le persone e a ridurre il livello di attenzione degli esperti. «L’elemento più preoccupante resta la velocità con cui questo Coronavirus può diffondersi», spiega il professor Massimo Andreoni.

98 persone richiamate al Policlinico Tor Vergata per possibili contatti con il poliziotto contagiato. Qual è la situazione?

«È stata avviata la procedura normale per i casi conclamati, che consiste nel chiamare tutte le persone entrate in relazione, sia al pronto soccorso che a livello territoriale, con un paziente positivo.  L’obiettivo è verificare l’entità del contatto ai fini della trasmissibilità, ricordando che questa necessita di una distanza inferiore al metro e mezzo per un tempo sufficientemente lungo. I nostri pazienti sono stati sottoposti a tampone e messi in quarantena per 14 giorni a partire dalla data del contagio».

Si parla di un rallentamento dei contagi e di un aumento delle guarigioni. Come interpretare questi dati?

«Come un segnale positivo e questo indica che l’epidemia in qualche modo inizia ad essere controllata. Sono segnali che stiamo ricevendo anche dalla Cina, dove da febbraio si sta verificando una progressiva riduzione dei casi. Dobbiamo però mantenere grande attenzione perché, come già successo, potrebbero esserci riprese. La guardia deve restare alta per evitare nuovi focolai epidemici».

Molti esperti paragonano il COVID-19 ad una semplice influenza. Qual è il suo parere?

«Ci sono similitudini e differenze. È una malattia respiratoria che si trasmette come l’influenza stagionale, ma è più pericolosa perché il suo tasso di mortalità è trenta volte più alto. Altro fattore che lo diversifica è che si tratta di un agente completamente nuovo, che per la prima volta circola nella popolazione mondiale e con una potenzialità pandemica che virus stagionali non hanno».

L’infettivologo Andreoni: “Segnali positivi ma la guardia deve restare alta”

Il virus si può contrarre più di una volta?

«Secondo i dati a disposizione, chi ha contratto il virus ed è guarito non riprenderà la malattia. Ciò rispecchia l’andamento delle infezioni virali nell’essere umano, che di solito lasciano una memoria immunitaria sufficientemente lunga. Eventuali recidive potrebbero verificarsi a distanza di molti anni».

Considerando gli ultimi sviluppi del fenomeno nel Lazio, quali sono le misure adottate dal Policlinico Tor Vergata?

«La nostra struttura è pronta ad accogliere i pazienti e a curarli con tranquillità, anche se in questo momento i casi da gestire sul territorio sono pochi. È però necessario un allargamento delle capacità diagnostiche della regione, perché concentrare tutta la gestione dell’epidemia allo Spallanzani potrebbe diventare un limite. Servono ulteriori centri di riferimento».

Diversi eventi e manifestazioni annullati o rinviati. È giusto fermare il Paese?

«Ridurre le possibilità di contatto fra le persone, soprattutto in grandi agglomerati, è utile per diminuire i rischi di contagio. Anche qui occorre evitare allarmismi. In Italia, ad eccezione delle zone rosse, i casi sono pochi rispetto alla popolazione e attualmente la possibilità di contrarre l’infezione è bassa. Sarebbe un errore bloccare il Paese, soprattutto dove il virus non circola ancora in maniera significativa».

È giusto chiudere tutte le scuole anche nel Lazio?

«No, perché nella regione la circolazione del COVID-19 è ancora modesta. I casi sono riconducibili agli spostamenti di soggetti provenienti dal Nord e interrompere un servizio fondamentale come quello scolastico sarebbe un errore. Al contrario, l’intervento sarebbe puntuale e specifico in casi di contatto conclamati».