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Esclusiva

Marzo 20 2020.
 
Ultimo aggiornamento: Aprile 28 2020
28 giorni dopo, quando l’horror diventa cult

Regia di Danny Boyle, sceneggiatura di Alex Garland e colonna sonora di John Murphy, tutti gli ingredienti di un film che ha fatto scuola

Il mondo intorno a noi sta cambiando, da qualche giorno a questa parte lo ha già fatto. Molte delle attività che consideravamo scontate, naturali, di fatto non lo sono più. Sono in pausa. Le lunghe cene con gli amici, i concerti, gli aperitivi. Ce ne rimangono però altre, e non meno degne. Ci sono i film, che in tempi come questi offrono oltre che sollievo, anche una possibilità di evasione. Ci si immerge, scena dopo scena, e pian piano possiamo perderci in boschi, praterie, piazze e città esotiche dove non siamo mai stati prima. Una volta ancora, in soccorso nei momenti di difficoltà viene la cultura. #pellicoledaquarantena 


Un ragazzo esce dallo stato di coma. È su un letto d’ospedale e intorno a lui non c’è nessuno. Fuori l’ospedale, Londra è in stato d’abbandono. Le strade sono deserte e ovunque ci sono i segni di un’evacuazione di massa. Il giovane si chiama Jim e si è risvegliato in un incubo iniziato 28 giorni prima. Un virus, che trasmette una versione modificata della rabbia, ha devastato il mondo che conosceva. Gli infettati si comportano come animali feroci, e vanno a caccia di persone sane. Possono ricordare i più classici zombie, ma sono diversi. Non sono morti che camminano, ma vivi malati, e soprattutto corrono, anche molto velocemente.

«Lo abbiamo sentito dai giornali, ma abbiamo capito subito che c’era qualcosa di strano, perché stava succedendo nei piccoli villaggi, i mercatini di provincia. Poco dopo non era più solo una notizia, era già in strada, stava già cominciando a entrare dalle finestre. Era un virus. Un’epidemia. Non serviva un dottore per capirlo. Era il sangue, qualcosa era entrato nel sangue. E quando hanno cominciato ad evacuare le città ormai era troppo tardi. L’infezione era esplosa»

28 giorni dopo, quando l’horror diventa cult

Era l’anno 2002 e il regista Danny Boyle aveva bisogno del giusto prodotto che riabilitasse il suo nome dopo il flop del ultimo film, “The Beach”. Equipaggiato con un budget limitato, una storia innovativa, scritta da Alex Garland, e di una colonna sonora potente, composta John Murphy, Boyle diresse la pellicola che riabilitò il suo nome.

Guardando oggi il film potremmo accorgerci che alcuni di quegli attori, all’epoca sconosciuti, sono diventati col tempo molto celebri. Non solo il protagonista, Cillian Murphy, attore feticcio del regista Christopher Nolan e interprete della serie di successo Peaky Blinders, ma anche Naomie Harris, candidata agli Oscar come miglior attrice non protagonista nel 2017 per “Moonlight”, e Christopher Eccleston, noto per il ruolo del Dottore nella serie il “Doctor Who”.

ALLERTA SPOILER

“28 giorni dopo” racconta una storia violenta e disperata, dove i sopravvissuti non cercano solo di restare vivi, ma anche un motivo per continuare a combattere. Il personaggio interpretato da Naomi Harris lo chiama “Il piano”.

“E tu ce l’hai un piano [Jim]!? Vuoi salvare il mondo? O ci vogliamo innamorare per poi scopare?

I protagonisti si spostano da Londra a Manchester nella speranza di trovare qualche forma di civiltà, in cui avrebbe senso continuare a vivere; il plotone di soldati è alla ricerca di donne, perché solo attraverso la riproduzione, l’umanità potrà andare avanti. Questa morbosa ricerca di speranza li renderà pazzi. L’uomo disperato diventa più pericoloso dell’infetto.

Trailer 28 giorni dopo

La scena più famosa del film è quella in cui il protagonista appena risvegliato dal coma vaga spaesato in una Londra vuota. Danny Boyle, per avere la città tutta per sé, fu costretto a girare alle 5 del mattino.
Col diffondersi del contagio di Coronavirus anche nel Regno Unito la città di Londra rischia di dover chiudere tutte le attività non essenziali e i cittadini di ritrovarsi come noi, chiusi in casa. Se ciò accadesse lo scenario che i londinesi si troverebbero davanti agli occhi non sarebbe troppo diverso da quello mostrato nel film. Chissà se qualcuno, dovendo uscire per fare la spesa, ritrovandosi in una Londra deserta, ripenserà a 28 giorni dopo?