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Esclusiva

Aprile 14 2020
Le strade del Covid non portano a Roma

La Città Eterna ha finora contenuto l’avanzare del Covid-19. Pochi i contagi, ancora meno le vittime. Il commento del vicesindaco Luca Bergamo e di Marcello De Vito, presidente del consiglio comunale

Roma resiste: solo 7 abitanti su 10mila hanno contratto il coronavirus. I dati del Ministero della Salute descrivono un andamento dei contagi contenuto se lo si confronta con le zone epicentro della diffusione, in particolare con la provincia di Bergamo. Qui, si sono ammalate 90 persone su 10mila. La capitale sembra sfuggita, per ora, agli effetti più drammatici della pandemia.

«Abbiamo sicuramente avuto più tempo rispetto al nord», spiega il vicesindaco Luca Bergamo. «L’area metropolitana di Roma, a differenza delle città più colpite del Nord-Italia, è un bacino morfologicamente definito. La Lombardia, ad esempio, è profondamente interconnessa, si pensi ai trasporti. Questo può spiegare, in parte, la differenza tra le due aree geografiche. È difficile dare spiegazioni sulla diffusione del contagio». 

Dall’inizio della pandemia, in tutto il Lazio sono stati rilevati 4429 casi, 3026 riferibili alla provincia di Roma. Sono deceduti 253 pazienti, contro i 644 guariti. Numeri che non hanno niente a che vedere con quelli delle zone rosse al nord. «C’è stato un frangente temporale tra l’esplosione in Lombardia e le misure di lockdown in tutta Italia che sicuramente ha fatto la differenza. Ma la partita non è chiusa», continua il vice di Virginia Raggi.  

Le strade del Covid non portano a Roma
Luca Bergamo, vicesindaco di Roma

Già dal 22 febbraio, in anticipo rispetto alle misure governative, l’amministrazione capitolina ha istituito un’unità di crisi, diretta dalla Sindaca, che coinvolge i vertici dell’amministrazione capitolina: «La nostra linea è stata, fin da subito, quella di reagire alle misure disposte dal governo. Anticipare i tempi con iniziative autonome rischiava solo di creare disordine. Il rispetto dei livelli di competenza è stata subito una priorità. Il coinvolgimento costruttivo di tutti gli enti partecipati di Roma Capitale sta giocando un ruolo chiave nel fronteggiare l’emergenza».  

«Abbiamo tenuto conto della vulnerabilità di alcuni luoghi particolari come i centri anziani, li abbiamo chiusi immediatamente». Il 4 marzo, infatti, il primo decreto del Governo aveva individuato nei più anziani la fascia di popolazione a maggior rischio e con maggior bisogno di tutela. Due giorni dopo, l’Amministrazione Capitolina ha emanato l’ordinanza di chiusura per tutti i Centri Sociali Anziani presenti sul territorio. 

Sempre con riferimento ai soggetti più deboli, anche il presidente del consiglio comunale Marcello De Vito ha spiegato quelle che sono state le misure adottate dal Comune in collaborazione con la Protezione Civile di Roma: «Sta svolgendo un lavoro fondamentale. È a tutt’ora attivo il servizio di assistenza domiciliare a sostegno delle persone anziane e dei cittadini con difficoltà motorie per la consegna di generi alimentari, beni essenziali e farmaci. Anche le farmacie comunali stanno volgendo questa funzione di consegna dei medicinali nonché di supporto psicologico». 

Le strade del Covid non portano a Roma
Trinità dei Monti – foto di Claudio Lavanga

Una menzione speciale, da parte di De Vito, va anche alle forze dell’ordine: «Fino a domenica scorsa la polizia locale aveva eseguito ben 400.000 rapporti. Si tratta di un numero considerevole se confrontato col totale della popolazione della capitale (circa 3 milioni di persone) e dà l’idea dell’imponente organizzazione che è stata messa in campo».

Quanto ai provvedimenti che saranno attuati a seguito della già annunciata (ma ancora lontana) “Fase 2” dell’emergenza, l’ipotesi della Commissione Mobilità del Campidoglio è quella di stabilire viaggi a “numero chiuso” su autobus e metropolitane, ma sul punto De Vito non si sbilancia: «Su questo profilo non possiamo che attendere le disposizioni del governo. Noi dovremo farci trovare pronti per affrontare al meglio la fase 2, in cui concentreremo tutta la nostra attenzione per far ripartire l’economia della città, le sue attività produttive, il commercio, il turismo e per tutelare le famiglie in difficoltà e le categorie più fragili: nessuno dovrà essere lasciato indietro». 

Anche per il vicesindaco Bergamo la gestione della transizione è una priorità: «Si tratta di trovare una strada che riconduca a una normalità controllata. Per evitare ricadute. In questo contesto, c’è da tenere conto delle categorie professionali più in difficoltà che hanno bisogno di tornare al lavoro. Servirà poi una fase graduale e cauta di rientro che non sia discriminante per nessuna categoria lavorativa. Ci sono gli affitti, le rette da pagare, questo va tenuto in considerazione».   

Poi, la reazione dei romani, per i quali il vicesindaco nutre profondo rispetto: «La città si è comportata in modo straordinariamente ordinato, con grande senso civico. Sono nate iniziative solidali. Certo, più la situazione si prolunga, più andremo incontro a difficoltà».  

Non è forse un caso che proprio l’ufficio di politiche comportamentali del Comune di Roma “R²”, guidato Federico Raimondi Slepoi, abbia dato impulso a una serie di esperimenti volti a identificare i mezzi più efficaci a incoraggiare gli individui ad atteggiamenti idonei a favorire il contenimento.  «Abbiamo creato in pochissimo tempo un prestigioso working group globale e in 72 ore tirato fuori dei risultati per aiutare le istituzioni a gestire il contenimento» spiega Raimondi, economista comportamentale. «Ci siamo attivati per assicurarci che sul territorio di Roma Capitale i cittadini si attenessero alle limitazioni. Abbiamo indagato gli effetti negativi del lockdown. Abbiamo previsto in tempi non sospetti la noia e l’insofferenza che tali misure avrebbero creato nella popolazione e cercato di indirizzare campagne comunicative per fronteggiare questo tipo di atteggiamenti». 

Lo step successivo, già in corso, riguarda un’attività di ricerca indirizzata all’implementazione di strategie volte ad attenuare questi effetti negativi sulla popolazione. «Il mio gruppo di lavoro – conclude – interloquisce con tutte le istituzioni. Non è un problema solo di Roma».