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Esclusiva

Aprile 25 2020.
 
Ultimo aggiornamento: Aprile 26 2020
I soldi che lo sport (non) muove

I cinque grandi campionati di calcio, Champions League, NBA, Formula1, MotoGP. Tutto fermo. Il lockdown costa caro all’industria dello sport

Il calcio è la più grossa industria di intrattenimento in Europa, con 18 miliardi di euro vale quasi quanto la manovra economica di uno Stato. L’NBA, il campionato di basket americano, il più famoso al mondo, nel 2019 ha generato 2,5 miliardi di euro. I due massimi campionati motoristici, a due e quattro ruote, non hanno nemmeno ancora un’idea precisa delle perdite per il Coronavirus. Per la Formula1 si stima una passività da 200 milioni di euro per le prime otto gare non disputate (i gran premi partono in primavera). Il Covid19 sta scuotendo uno dei più fruttuosi business al mondo, lo sport.

Italia, Inghilterra, Germania, Francia, Spagna,tutti stanno facendo i conti con il rischio che i ricavi televisivi di questa stagione vadano persi per il calo di abbonati e pubblicità dovuti all’incertezza sul prosieguo delle gare. I diritti tv sono una delle principali fonti di ricavo: i club italiani di calcio hanno incassato da essi il 38,9% del loro totale nell’ultima stagione, gli spagnoli il 42,2% con Barcellona e Real Madrid che da sole valgono il 22,7%, i club inglesi il 35,8%.

I soldi che lo sport (non) muove
Riferimento anno 2019

In Francia Canal Plus ha fatto sapere alla Lega calcio locale che non verrà pagata la rata dei diritti per le due serie (Ligue 1 e Ligue 2) da 110 milioni di euro in scadenza il prossimo 5 aprile. Nel Regno Unito Sky Uk e Bt Sport avrebbero congelato i pagamenti in attesa di sapere che ne sarà della stagione. L’appello dell’amministratore delegato della Premier League, Richard Masters, suona come un allarme storico: «Il rischio è di perdere un miliardo di sterline. Il disastro sarebbe enorme e non coinvolgerebbe soltanto i club, ma anche l’indotto che ruota attorno all’industria del calcio, che dà lavoro a centinaia di migliaia di persone».

In Germania Dazn ha sospeso i pagamenti, non versando la tranche finale di 30 milioni finché non si saprà di più sulle 81 partite ancora da disputare. In Spagna uno studio interno della Liga, la più prestigiosa serie di calcio iberica, mostra che la mancata conclusione dei campionati di prima e seconda divisione potrebbe generare un danno economico di 678,4 milioni di euro. Di questi, 494 milioni deriverebbero dal mancato incasso della quota di diritti televisivi detenuti da Mediapro, relativi alle ultime giornate di campionato.

In Italia i tre campionati professionistici – A, B e C – fatturano 3,5 miliardi l’anno. È un valore in crescita costante, che tende al 2% del Pil nazionale. Nell’ultimo decennio lo Stato italiano ha ricevuto dal sistema calcio 11 miliardi di euro fra contributi fiscali e previdenziali, a fronte di un investimento di 749 milioni, versati dal Coni alla Figc, la Federazione Italiana Giuoco Calcio. Anche il calcio dilettantistico è a rischio: riduzione del 30% del numero di società, dalle 12 mila attuali a meno di 9 mila.

I soldi che lo sport (non) muove
Stima mancati incassi da botteghini calcio dilettante

A lanciare l’allarme il presidente della LND, la Lega Nazionale Dilettanti, Cosimo Sibilia: «Non sappiamo ancora come andrà a finire perché siamo tutti in attesa delle disposizioni governative in ambito sanitario. Ad oggi nessuno può saperlo. Il calcio dilettantistico sta reagendo bene per quello che può fare al momento. Speriamo che la situazione possa risolversi quanto prima». Durante una recente intervista ( https://rep.repubblica.it/pwa/intervista/2020/03/29/news/spadafora-252592544/) il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, ha annunciato un investimento da 400 milioni, ma Sibilia è cauto: «Ricordo che il dilettantismo non è solo parte del calcio, ma anche di altri sport che si dividono fra professionisti e dilettanti. Quei soldi quindi andrebbero ad aiutare tutto il dilettantismo italiano. Fino ad ora c’è stato solo l’annuncio del ministro in un’intervista, aspettiamo però fiduciosi il da farsi».

I soldi che lo sport (non) muove
Cosimo Sibilia, presidente Lega Nazionale Dilettanti (LND)

Alla base del calcio professionistico c’è quello dilettantistico, dove ruotano un milione di sportivi. Giocatori in prestito, gavette, progettualità. Cosimo Sibilia lancia un monito: «Tutti guardano al vertice, al massimo campionato di calcio, la Serie A. Bisognerebbe però ricordarsi che alla base della piramide ci sono le categorie dilettantistiche, dove molti dei calciatori che poi diventano professionisti militano. Ma non solo, molti club di A, B e C mandano i propri calciatori più giovani in prestito nelle categorie inferiori, dove avviene la gavetta. Nel dilettantismo ci sono progettualità che vedono a lungo termine, fino ai campionati maggiori. Bisognerebbe tenerne maggior conto».

Nel resto del mondo le cose vanno peggio. Secondo le stime di Forbes, rivista americana di economia, cancellare un quinto della stagione di NBA significherebbe rinunciare a 500 milioni di dollari. Cifra che potrebbe avvicinarsi a circa un miliardo se si considerano l’adeguamento dei pacchetti di sponsorizzazione e qualche cambiamento negli accordi sui diritti televisivi. Dorna, la società che organizza ogni anno il motomondiale di MotoGP, è stata chiara: «La pandemia ha già portato a revisioni del calendario per la stagione in corso, monitoriamo da vicino la situazione, mantenendo aperti tutti i canali di comunicazione. L’obiettivo principale è sempre stato e rimarrà il tentativo di organizzare la stagione con il maggior numero possibile di gran premi, concludendo entro l’anno solare 2020».

Il team principal della Scuderia Ferrari, Mattia Binotto, in una intervista alla britannica Sky Sports News ha spiegato che «non c’è certezza sulla ripartenza. Abbiamo parlato questa settimana con Liberty Media (azienda di mass-media statunitense che ha i diritti tv per le gare di Formula 1, ndr) e stiamo cercando di organizzare il miglior campionato possibile, magari potremmo partire a luglio se le condizioni lo permetteranno. A fine maggio, comunque, il quadro dovrebbe essere più chiaro».

I soldi che lo sport (non) muove
Patrick Mouratoglou, allenatore Serena Williams e organizzatore “Ultimate Tennis Showdown”

ATP e WTA (Association of Tennis Professionals e Women’s Tennis Association) sono le due più importanti associazioni di tennis nel mondo. Hanno deciso di fermare i tornei. I giocatori sotto il numero 100 nel ranking sono però in crisi, così i più “forti” hanno istituito un fondo di solidarietà. Nel frattempo, l’allenatore di Serena Williams, Patrick Mouratoglou, sta cercando di riempire il vuoto organizzando una serie di partite nella sua accademia di Nizza: le venderà alle tv che hanno i palinsesti deserti e la cosa si presenta piena di sviluppi, compreso un circuito futuro parallelo.

Tutti si sono fermati, ma gli sport più “ricchi” hanno intenzione di riprendere per salvare il salvabile. Anche a porte chiuse e con tutte le limitazioni del caso. Gli sport più “poveri”, invece, come il basket e il rugby italiano, la pallavolo, si sono fermati del tutto non perché più sensibili o etici, ma perché i loro guadagni vengono dai botteghini, e se gli impianti sono chiusi le casse restano a secco, quindi è inutile andare avanti. Ai tempi del Covid i soldi che (non) muove lo sport stanno segnando il confine, una volta e per tutte, fra chi gioca in “Serie A” e chi in “Serie B”.