Un elaborato da consegnare entro il 13 giugno e un’ora di colloquio in presenza. Così l’Ordinanza sull’Esame di Stato del MIUR sostituisce la tradizionale prova stabilita dal Decreto Legislativo 62/2017. Nessun tema, niente seconda prova e gli orali che inizieranno dal 17 giugno in tutte le scuole. «Si tratta di una formula semplificata», secondo il Presidente dell’Associazione Nazionale Dirigenti Pubblici e delle Alte professionalità della scuola (ANP), Antonello Giannelli. «Riteniamo che le questioni di salute pubblica siano prioritarie. Il colloquio online non avrebbe pregiudicato la serietà della valutazione che sarà a discrezione dei soli docenti interni. L’esame, in questo modo, perde alcuni elementi di complessità, ma era inevitabile».
Molti docenti hanno manifestato perplessità sulla scelta della ministra dell’istruzione Lucia Azzolina, come la professoressa Alessandra De Petrillo, che al liceo classico e linguistico Orazio di Roma insegna italiano e latino: «I ragazzi mi hanno chiesto di svolgere l’esame in presenza, per rispetto di una certa ritualità. Personalmente, non credo sia molto sensato». Una testimonianza che ritrae gli studenti sotto una luce diversa rispetto a quanto emerso dalle proteste nate sul web in gruppi come ‘No alla Maturità 2020’, che ne chiedevano il totale annullamento. Pretese che il prof. Giannelli ritiene infondate: «Non fare l’esame di maturità è impensabile, è una regola stabilita dalla nostra Costituzione. È stato semplificato e alleggerito, ma non poteva essere eliminato».
Che il virus non ne avrebbe compromesso lo svolgimento, d’altra parte, era prevedibile. Nella storia italiana, dal suo esordio nel 1923, sono state poche le volte in cui abbiamo assistito all’annullamento dell’Esame di Stato. Come durante la seconda guerra mondiale, quando il ministro dell’Educazione Nazionale Carlo Alberto Biggini, nel giugno del ’43 aveva deciso per la sospensione, complice l’emergenza bellica nazionale. La stessa cosa era accaduta anche nel 1940 e nel 1942 con Bottai capo del ministero. In tutti questi casi si era tenuto conto, in uno scrutinio finale, dell’andamento nel corso di tutto l’anno scolastico. E ancora, la storica maturità sospesa nel 1976, resa un cult dal cantautore romano Antonello Venditti, che fu rimandata di sei giorni perché la Preside di una scuola, una suora di Vigevano, in provincia di Pavia, violò i sigilli delle prove scritte, raggirata da uno ‘scherzo’ telefonico.
Oggi, coronavirus ha imposto un esame facilitato, in una situazione complicata. Giorgio Calzona, studente al liceo scientifico Augusto Righi di Roma, è un maturando nell’anno del Covid. Un alunno modello con la media del nove che ha già superato le selezioni per la facoltà di ingegneria meccanica al Politecnico di Milano, motivo per cui la maturità non avrà un impatto diretto sulla sua carriera. Giorgio, però, ambisce al massimo della valutazione ed è polemico verso la gestione del Ministero: «È giusto criticarne l’operato, sono d’accordo con le proteste. Non sappiamo ancora come avverranno gli esami, se avremo un pc a disposizione o potremo fare una presentazione online. Le indicazioni sono arrivate tardi e non sono chiare. Ho partecipato allo sciopero della didattica online, l’iniziativa non ha avuto molta eco, ma ho pensato di dover prendere una posizione. Anche la modalità del colloquio orale è dubbia, in dieci minuti ci è richiesto di impostare una discussione su ogni materia. Cosa intendano con ‘discussione’, non l’ho capito.» Che si tratti di un esame semplificato, secondo lui, è evidente: «Una consegna di matematica e fisica come questa, per un liceo scientifico, è meno complessa rispetto alla consuetudinaria seconda prova». Certo, la pandemia è un fatto senza precedenti e molti studenti sono preoccupati che la procedura semplificata li renda dei “maturati di serie b”, ma il Prof. Giannelli appare confortante: «Possono stare tranquilli, avranno la solidarietà di tutti per questo difficile periodo e non risulteranno in alcun modo danneggiati».
Un’incertezza che si somma ai problemi ricorrenti, come quello della carenza dei Presidenti di Commissione, reclutati su base volontaria tra i Presidi degli istituti. Nei giorni scorsi, l’ANP ha parlato di regioni in cui mancano il 30 % delle figure. «Il timore era sensato. La scadenza per presentare la domanda era incorsa prima che venisse pubblicato il protocollo di sicurezza. Ora, con le nuove direttive sanitarie che raddoppiano il distanziamento, sono convinto che i colleghi risponderanno all’appello. Nello scenario peggiore, in cui dovessero mancare Presidenti di commissione, il Direttore dell’Ufficio scolastico li nominerà d’ufficio tra chi ha più di dieci anni di carriera». «Ho chiesto alla Preside se dovessi prepararmi per qualche sostituzione, anche se non ho classi impegnate a sostenere le prove. Sarebbe opportuno saperlo perché i programmi, anche per noi docenti, vanno ripassati». Elena Meligrana insegna italiano al liceo Orazio ed è preoccupata dalle defezioni dell’ultimo minuto. I Commissari, per paura del contagio, potrebbero lasciar scoperte la posizioni con un certificato medico. Così, anche i docenti non direttamente coinvolti nell’esame cominciano a prepararsi all’eventualità, ma Giannelli non considera questa circostanza. «La legge tutela le persone più fragili. I Commissari con esigenze particolari dovute al rischio di esposizione al virus possono lavorare a distanza da casa. Per gli altri, voglio sperare nella buona fede di tutto il corpo docenti e che i medici non rilascino certificati falsi».
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