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Esclusiva

Giugno 23 2020
“Pierino Prati lo marcavo sempre io”

L’ex difensore dell’Inter e della nazionale Tarcisio Burgnich ci racconta dell’amico e avversario Pierino Prati, venuto a mancare il 22 giugno

«È successo qualcosa a Pierino?». Tarcisio Burgnich non sapeva nulla, quando glielo dico balbetta per un secondo. «Era un bravo ragazzo, eravamo molto legati nonostante fossimo stati spesso avversari. Purtroppo in questo periodo se ne stanno andando in tanti». Pierino Prati combatteva da tempo con la malattia, e appena tre giorni dopo Mario Corso non ha avuto più la forza di lottare. Aveva 73 anni e la sua carriera è legata soprattutto a tre maglie: rossonera, giallorossa e azzurra.

Nel Milan di capitan Rivera e guidato da Nereo Rocco, “Pierino la peste” si impose come principale finalizzatore. Partiva dalla fascia, ma trovava la porta come pochi. In 209 partite ha realizzato 102 reti, tre di queste nel tempio del Santiago Bernabeu in finale di Coppa dei Campioni contro l’Ajax di Johan Cruijff. Era il 1969 e i rossoneri vinsero 4-1, con Prati che entrò nella storia della competizione come unico giocatore italiano in grado di segnare una tripletta in finale. Ma quello non era il suo primo trionfo in Europa.

L’anno prima l’attaccante era rientrato nell’unica selezione azzurra ad aver vinto l’Europeo. In quella nazionale, oltre ai vari Riva, Rivera, Domenghini e Mazzola, c’era anche Tarcisio Burgnich. Lo stopper dell’Inter aveva un compito ingrato: «Toccava sempre a me marcarlo, era un brutto cliente. Aveva forza fisica e una discreta tecnica. In nazionale ci allenavamo insieme, con i club abbiamo battagliato parecchio nei derby. Spettava a me prenderlo. Qualche volta mi scappava, era difficile marcarlo per tutta la partita, soprattutto in area».

"Pierino Prati lo marcavo sempre io"
Tarcisio Burgnich con la maglia dell’Italia nel 1970.

Con la maglia dell’Italia Prati ha messo insieme 14 presenze e 7 reti, non male pensando che per tutta la carriera ha dovuto giocarsi il posto con un certo Gigi Riva. Prese parte anche ai Mondiali del ’70, quelli della “Partita del Secolo”. Il ct Valcareggi però gli preferì sempre Roberto Boninsegna, confinandolo in panchina per l’intero torneo. Dopo gli anni al Milan – dove conquistò anche uno scudetto, due coppe Italia, due Coppe delle Coppe e una Coppa Intercontinentale – Prati visse una seconda giovinezza nella Roma allenata da Nils Liedholm.

L’allenatore che lo aveva scoperto anni prima di affermarsi in rossonero, lo scelse per risollevare la squadra in un periodo difficile. Arrivato nella Capitale l’anno in cui la Lazio vinceva il suo primo scudetto con Tommaso Maestrelli, Prati riuscì comunque a rimanere nel cuore dei tifosi giallorossi grazie alle 41 reti messe a segno. L’attaccante nato a Cinisello Balsamo, rimasto molto legato ai rossoneri, ha continuato a seguire il calcio fino all’ultimo. Vittorie, gol ed emozioni, ci rimane questo di “Pierino la peste”.