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Esclusiva

Febbraio 4 2022.
 
Ultimo aggiornamento: Febbraio 6 2022
Mahmood e Blanco, i predestinati alla vittoria

L’edizione 2022 osa di meno. Il duo è in testa alle classifiche dal primo giorno, mentre gli esordienti puntano sui tormentoni ma non reggono il palco.

Se Spotify fosse riconosciuto come metro di misura anche per Sanremo, non vi sarebbe dubbio: il duo Mahmood/Blanco è in corsa alla vittoria. La loro “Brividi” si posiziona quinta nella classifica globale di streaming giornaliera. Questo vorrà pur dire che la canzone sembra avere gli ingredienti giusti per funzionare sia musicalmente sia stilisticamente. Piacevolmente melodico, il brano non aggiunge mai troppo zucchero per rischiare di risultare stucchevole. Ma la coppia funziona anche per merito di un altro equilibrio, quello tra la delicatezza e l’emozione del giovane Blanco e la sicurezza con cui Mahmood conduce fraseggi e falsetti, alla sua maniera quasi virtuosistica. Di tutt’altra “Chimica” la coppia Ditonellapiaga/Donatella Rettore. Con un loop volutamente spinto addietro agli anni Settanta e la formula strofa-ritornello ispirata alla dance più scatenata, conquistano il pubblico con la loro energia e complicità mentre si dimenano (o si abbracciano) sul palco. E se Mahmood e Blanco raccontano un amore tormentato, gli esordienti Highsnob & Hu ne mettono in scena uno talmente forte da spingersi alla violenza. Tuttavia, la performance con cui accompagnano il pezzo ricorda molto quella dei Coma Cose lo scorso anno, e la canzone valorizza poco la diversità e le caratteristiche della voce dei due protagonisti.  

L’emozione tradisce le nuove proposte

Esordienti sono anche i giovanissimi SanGiovanni, Aka7even e Matteo Romano. Il primo arriva dal successo del tormentone estivo “Malibù” e porta sul palco una grande energia con un testo semplice e d’effetto. Buona anche la canzone di Matteo Romano, mentre poca cura del testo penalizza “Perfetta così” di Aka7ven. Tra le nuove proposte anche Rkomi e Yuman, di qualche anno più grandi.  “Insuperabile” nasce da un’anima rap che qui fatica ad essere valorizzata dall’arrangiamento orchestrale, per cui parole e intonazione spesso perdono il ritmo. Yuman è una delle migliori voci di questo festival, straordinariamente adatta ad un repertorio jazz e blues. “Ora e qui” infatti ricalca quel sound, ma, forse poco valorizzato dall’andamento della canzone, è poco esplosivo nella carica interpretativa.  

Cantautore fuori dal gruppo, Giovanni Truppi. Il suo stile da strada si inserisce con difficoltà nel contesto di Sanremo, e lo si apprezza più dopo qualche ascolto. La canzone è interessante, ma al ritornello manca di qualcosa che poteva renderla più istintiva senza snaturarne la voluta forma ibrida. Tra i già rodati dal palco, poca carica anche per Michele Bravi, nonostante la canzone sia molto intensa emotivamente, Giusy Ferreri e Le Vibrazioni. Altra storia con il giovane Irama. “Ovunque sarai” è oscura, ma parla dritta con quel “tu” che rende il suo testo universale e ne fa emergere la dolcezza.  

La furbizia dei tormentoni

Per cercare l’esplosione, questa volta in termini di ritmo, bisogna spostarsi altrove. La rappresentante di lista, Dargen D’amico, Ana Mena e Achille Lauro si esibiscono in diversi tormentoni e il pubblico deciderà la canzone che avrà più successo la prossima estate. “Ciao ciao”, in particolare, è la classica canzone che prima si odia e poi non si toglie più dalla testa. Peccato per Achille Lauro, sul quale dopo lo scorso Sanremo si riversava grande attesa. Certo, è stato il primo cantante in gara ad esibirsi nella serata iniziale, ed è comparso nudo e si è battezzato a fine performance. Ma forse proprio per questo, non stupisce più di tanto. Nemmeno se ripropone una canzone identica alle precedenti.  

A qualcuno piace classico

Poi ci sono gli storici big. Si comincia con Iva Zanicchi, Massimo Ranieri e Gianni Morandi. I primi due scelgono la via di canzoni un po’ datate, ma la loro interpretazione è impeccabile. Con “Apri tutte le porte”, Morandi riporta ai primi anni del rock, dando di sé un’immagine moderna e divertente. Sempre eleganti vocalmente e musicalmente, Elisa e Noemi. Con una differenza: il brano di Elisa è un perfetto compito stile Sanremo nel testo e nella musica, mentre quello di Noemi, affidatasi all’autorialità di Mahmood, osa di più sia nel testo sia nella sua scansione musicale. Come Emma continua a puntare sul suo lato mainstream, anche Fabrizio Moro fa Fabrizio Moro. Allo stesso tempo però lui prova a rubare dall’esperienza indipendente, con qualche scelta azzardata: attraversi il mio ossigeno quando mi tocchi. Non bellissimo né elegante.  

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