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Esclusiva

Febbraio 9 2022.
 
Ultimo aggiornamento: Febbraio 10 2022
Molestie nel liceo di Cosenza, parla la prima vittima

Parla, intervistata da Zeta, la prima ragazza a denunciare molestie avvenute nel liceo Valentini-Majorana di Castrolibero

«Mi hanno dato della bugiarda, dicendo che mi ero inventata tutto». Dalia, 21 anni, è la “studentessa zero”, la prima a denunciare le molestie subite da parte di un professore del liceo dove studiava, lo scientifico Valentini-Majorana di Castrolibero (Cosenza). «Ho vissuto cinque anni nell’ansia, con la paura che se avessi detto qualcosa avrei avuto problemi nel mio percorso scolastico. Quando ho trovato il coraggio di andare dalla preside chiedendole aiuto mi ha detto: ‘Dovresti vergognarti, te la sei cercata‘».

Dalia è stata la prima a parlare pubblicamente e una settimana fa ha aperto una pagina su Instagram ( @call.out.valentini.majorana) dove ha iniziato a raccogliere le segnalazioni che le arrivano, ogni giorno a decine, di altre ragazze molestate dello stesso insegnante. È stata anche lanciata una petizione su change.org.

Ora il liceo è occupato dal 3 febbraio e gli studenti chiedono di essere ascoltati. Il Ministro dell’istruzione, Patrizio Bianchi, ha aperto un’indagine e inviato al Valentini-Majorana gli ispettori del Ministero. Una delle ragazze ha anche presentato denuncia e sono iniziate le indagini.

Sotto accusa anche la preside del Valentini, Iolanda Maletta, accusata di avere insabbiato la vicenda, scoraggiando le ragazze dal denunciare. Dopo che le alunne l’avevano cercata per ricevere supporto, si è limitata a trasferire il professore nell’altro plesso, dove ha potuto continuare indisturbato a molestare altre ragazze.

L’unica volta che Dalia si è rivolta alla dirigente, dopo essere stata vittima di molestie da parte dell’insegnante dal 2015 al 2018, è stata per un altro caso che l’aveva vista protagonista: un suo compagno aveva diffuso un suo video intimo. Anche in quel caso la dirigente non è intervenuta.

Non succedeva solo a lei. Secondo il racconto di Dalia le segnalazioni stanno diminuendo, man mano che l’attenzione mediatica intorno al caso cresce. All’inizio, però, le erano arrivate circa sei testimonianze scritte che parlavano della loro classe. «Ho calcolato che siamo già a circa 25 ragazze verbalmente e almeno una abusata fisicamente».

Dalia racconta di essersi resa conto solo anni dopo, frequentando collettivi femministi e uscendo dalla mentalità patriarcale del paese e della scuola, che quelle che all’inizio lei e le sue compagne scambiavano per «galanterie» o «apprezzamenti» erano delle vere e proprie molestie. «Mi sentivo, immersa com’ero in quella cultura patriarcale, lusingata a ricevere quel tipo di attenzioni da un uomo più grande».

Il professore era, secondo Dalia, una persona molto carismatica. «A scuola erano tutte innamorate di lui. I ragazzi, quando in classe c’era lui, si sentivano legittimati e liberi a fare ciò che faceva il professore, commentando il nostro fisico e le nostre vite sessuali».

«Molestie verbali, riferimenti a organi sessuali e alla nostra vita sessuale», questo quello che succedeva ogni giorno nelle aule del Valentini. «Il professore esprimeva il desiderio di stare con noi. Le molestie fisiche consistevano in palpeggiamenti, carezze su schiena, sulle cosce. Quando mi facevo la coda alta, mi dava della “cavalla”».

«Una volta ha persino chiesto a una compagna una foto del suo seno in cambio di una sufficienza», continua Dalia. Quando la studentessa si è rivolta alla dirigente scolastica lei le ha riso in faccia, le ha promesso che la rinuncia sarebbe arrivata alla polizia, ma poi non è stato fatto nulla. «Non ci sentivamo tutelate neanche dalle istituzioni che avrebbero dovuto proteggerci come la scuola e la famiglia».

 «Non sappiamo bene cosa succederà ora», conclude Dalia. «Sono rimasta stupita dalla grande attenzione mediatica che si è sollevata intorno al caso, ma anche di quella di tante persone che mi hanno contattata sulla pagina Instagram». Le vittime ora si sentono sotto attacco, quelle che all’inizio volevano mettersi insieme per fare una denuncia collettiva stanno accantonando l’idea. L’occupazione va avanti e, proprio stamattina, la dirigenza ha staccato i riscaldamenti e iniziato a sparare aria fredda dalle bocchette dell’aria, per dissuadere gli studenti dal continuare.

La preside continua a rifiutarsi di parlare con la stampa che da giorni sosta fuori dal liceo. «Non ci fermeremo e continueremo a fare divulgazione sui social e sulla stampa finché non raggiungeremo il nostro obiettivo, con il licenziamento in tronco del professore e la rimozione dal suo incarico della Maletta, che è preside dell’istituto dal 2000».