Le mani legate dietro la schiena e i fori nella nuca dei corpi abbandonati per le strade di Bucha non dovrebbero lasciar dubbi sulla responsabilità e le modalità di esecuzione di questi crimini di guerra. Eppure notizie false, frutto della disinformazione russa, diffondono in tutta Europa teorie complottiste, secondo cui sarebbe la stessa Ucraina ad aver messo in scena un massacro di civili.
La Russia aveva già utilizzato questa narrazione a inizio marzo, in relazione ai bombardamenti sull’ospedale pediatrico di Mariupol. Ora la ripropone in modo più stringente per potersi difendere dall’accusa di avere soldati «macellai» di civili. Sono molte, però, le prove a sostegno di una realtà dei fatti opposta a quella diffusa dalla propaganda russa. L’osservatorio europeo sulla disinformazione online (EDMO) ha individuato diversi fact- checking che dimostrano la falsità delle affermazioni russe.
Negli scorsi giorni, su social media come Facebook (qui e qui) è stato condiviso – in una versione modificata con passaggi tagliati e rallentati – un video trasmesso il 2 aprile 2022 dal canale televisivo ucraino Espreso.TV, che dimostrerebbe la versione riportata da Mosca. Le immagini sono riprese da un’auto in movimento lungo una strada di Bucha e, secondo chi l’ha condiviso, nel video i cadaveri si muoverebbero e sarebbero, quindi, degli attori.
I movimenti intercettati riguardano la mano di uno dei corpi e un uomo che, riflesso nello specchietto retrovisore della macchina, si vedrebbe muoversi e mettersi seduto. È stato, però, dimostrato (qui, qui e qui) che, in entrambi i casi, si tratta di illusioni ottiche.
Se si considera la versione del video integrale e di qualità superiore, pubblicata dal ministero della Difesa ucraino, ci si rende conto che, nel primo caso, il presunto movimento deriva da una goccia d’acqua o da un’imperfezione presente sul parabrezza dell’auto. Conclusione a cui sono giunti sia l’account Twitter Aurora Intel che la BBC. Nel secondo caso, invece, è la distorsione dello specchietto retrovisore a causare l’illusione del movimento. Aspetto deducibile dal fatto che anche il marciapiede e gli edifici intorno sembrano muoversi e curvarsi.
Sempre sui social network, sono stati diffusi contenuti fuorvianti anche riguardo la presenza di fosse comuni a Bucha. Su Twitter, per esempio, la giornalista Almudena Ariza ha condiviso un video e ha scritto: «Fosse comuni a Bucha. Le hanno scavate gli stessi vicini, che hanno raccolto i corpi per le strade». Alcuni utenti hanno ripreso questo contenuto, ma l’hanno spacciato per fake news, affermando che le immagini risalirebbero al 12 marzo e ritrarrebbero i morti di un ospedale a Irpin. Niente di più falso perché, come si può vedere dal confronto con le riprese di Google Maps, il video è stato girato vicino alla Chiesa di Sant’Andrea, proprio nella cittadina a nord-ovest di Kiev.
A queste fin qui analizzate si aggiungono ulteriori prove che smentiscono la narrazione russa del massacro di Bucha. Le immagini satellitari diffuse dalla Maxar Technologies, per esempio, hanno dimostrato come già a inizio marzo, nel pieno dell’occupazione russa della città, lo scavo della fossa vicina alla chiesa fosse iniziato. Anche l’analisi del New York Times ha contribuito a confermare il coinvolgimento russo in questa strage. La testata americana, partendo da altre immagini fornite dalla stessa società e risalenti all’11 marzo, ha osservato come i corpi abbandonati per la strada fossero presenti già in quella data.
Una prova ancora più schiacciante potrebbe, poi, essere fornita dalle indagini dei servizi segreti tedeschi. Il settimanale Der Spiegel ha rivelato che la Bundesnachrichtendienst (BND), l’intelligence estera tedesca, ha intercettato trasmissioni radio del personale militare russo, in cui si dimostrerebbe l’esistenza di un consolidato metodo delle truppe russe nell’attacco ai civili come parte integrante della strategia di guerra.
Le intercettazioni provengono dall’area a nord di Kiev, dove si trova Bucha, e contengono potenziali riferimenti alle uccisioni che si sono registrate nella città. Per esempio l’affermazione di un soldato, che dice di aver appena ucciso un uomo in bici, richiama subito alla memoria l’immagine dell’uomo a terra accanto alla sua bicicletta. Negli audio, i militari parlano di queste atrocità come se discutessero di argomenti di vita quotidiana. In uno in particolare, un uomo sembrerebbe dire: «Prima interrogate i soldati, poi gli sparate». Nel materiale dell’intelligence tedesca ci sarebbero, poi, prove del coinvolgimento dei mercenari del gruppo paramilitare russo Wagner, alle dipendenze di Vladimir Putin. Tutti elementi che suggerirebbero l’esistenza di una strategia russa per diffondere paura tra la popolazione civile e danneggiare la resistenza ucraina.
Infine, anche la diffusione di video cruenti, in cui soldati ucraini uccidono prigionieri russi, potrebbe rientrare nel tentativo della propaganda di Mosca di danneggiare l’immagine del popolo avversario. In un video pubblicato il 4 aprile e verificato dal New York Times, sembrerebbe che dei militari ucraini si accaniscano sul cadavere dei loro prigionieri. Un fatto che sarebbe avvenuto in seguito a un’imboscata a una colonna russa, intorno al 30 marzo. Un’agenzia di stampa ucraina avrebbe, però, attribuito l’attacco alla “Legione georgiana”, un’unità paramilitare di volontari georgiani che si è formata per combattere per conto dell’Ucraina nel 2014.
Orientarsi tra notizie che arrivano da un contesto conflittuale è, quindi, difficile. Distinguere l’informazione dalla propaganda può essere complicato. Per questo è quanto mai necessario riconoscere e prestare attenzione a tutte le narrazioni fuorvianti che si ripetono nella trasmissione di contenuti informativi sulla guerra.
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