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Esclusiva

Aprile 11 2022
Bullismo? MaBasta!

L’associazione degli studenti di un particolare istituto di Lecce e il loro programma anti-bulli riconosciuto a livello internazionale

«I nostri ragazzi salvano vite e diventano eroi». MaBasta, acronimo di Movimento Anti Bullismo animato da STudenti Adolescenti, è l’associazione fondata dagli alunni dell’istituto Galilei-Costa di Lecce. Il gruppo, formato da ragazzi tra i 14 e i 18 anni, promuove un programma che, partendo dalle scuole, contrasta il bullismo e l’ancor più pericoloso cyber-bullismo.

«Bisogna fare qualcosa di concreto, ma è importante che a farlo siano gli stessi ragazzi. Noi gli mostriamo come» dice Mirko Cazzato, team leader e ideatore del loro «modello» anti-bulli. Un impegno che gli è valso nel 2021 i premi internazionali di “Studente dell’anno” e “Studente change maker”, oltre che l’ingresso nella top ten dello “Global students prize”, una sorta di Nobel per gli studenti più impattanti al mondo.

Bullismo? MaBasta!

L’apice, per il momento, di un percorso iniziato nel 2016, quando Mirko aveva 14 anni e frequentava il primo superiore. «Nella mia ex classe venimmo a conoscenza del tentato suicidio di una dodicenne di Pordenone.  La notizia provocò in noi tanta rabbia da spingerci alla mobilitazione. Siamo scesi in piazza al grido di ‘Ma basta!’, chiedevamo ai passanti di urlarlo con noi. Nei giorni successivi ci hanno imitato i ragazzi di tutta Italia».

 L’idea ha subito riscosso grande successo e quella piccola forma di protesta è diventata un movimento. «Appena ci siamo resi conto che il fenomeno stava diventando di rilevanza nazionale, abbiamo inaugurato la pagina Facebook e il sito internet», continua lo studente salentino. «Molti ci supportavano, sono venute a intervistarci le televisioni, ci hanno chiamati sul palco di Sanremo. Nel corso di quell’anno abbiamo conosciuto molti vip: Papa Francesco, il presidente Mattarella, l’attore di Spider Man Tom Holland. Siamo stati sulla cresta dell’onda».

Bullismo? MaBasta!

Non abbastanza per i ragazzi del Galilei-Costa decisi ad aiutare i loro coetanei in difficoltà. «Ci siamo detti: ‘Stiamo facendo come gli adulti. Parliamo tanto, ma di concreto c’è poco’. Allora siamo andati nelle scuole a parlare con i ragazzi. La notorietà ci ha reso semplice contattare ed essere contattati».  Un modo per raccontare la propria storia, sensibilizzare e accumulare esperienza.

«Tutti gli alunni delle classi con problemi di bullismo dicevano: ‘non sappiamo come fare’ e nemmeno noi avevamo una risposta», continua Mirko. «Per questo, dal 2017 al 2018, abbiamo pensato al nostro modello e dal 2019 lo abbiamo portato nelle scuole. Partendo dalla provincia di Lecce, siamo presto arrivati a coinvolgere un numero sempre crescente di istituzioni scolastiche, il che ci ha permesso di testarlo e perfezionarlo».

L’unione fa il bene

Oggi il “modello MaBasta” è un programma educativo, un protocollo strutturato in sei azioni «concrete» che possano portare i ragazzi a proteggersi e aiutarsi a vicenda. Dall’elezione di un docente referente (il o la «Mabaprof») a quella di due alunni «bulliziotti», un compagno e una compagna di classe, passando per la «bullibox», una scatola nella quale inserire le segnalazioni in forma anonima: il programma prevede la creazione di vere istituzioni contro il bullismo, che fungano da presidi per far emergere e risolvere i casi di prevaricazione.

Ai ragazzi è affidato il ruolo da protagonisti, perché comprendano il primato della comunità classe, perché usino empatia e solidarietà come argini alla violenza. Figure centrali in tutto il percorso sono proprio i bulliziotti, che la classe nomina in base a caratteristiche e personalità. «Devono essere rispettosi e rispettati, ma non temuti altrimenti sarebbero dei bulli. Sono contrari ad ogni forma di sopraffazione, hanno la capacità di mettere pace e soprattutto non dicono mai ‘io mi faccio i fatti miei’». Devono essere un esempio, perché gli altri ragazzi comprendano che «il loro silenzio può essere, nei casi più gravi, una condanna a morte per un loro amico».

MaBasta

 Un ruolo che implica compiti importanti. «In primis aiutare i bulli, che spesso si comportano così perché soffrono o hanno qualche problema», continua Mirko. «Chiediamo ai ragazzi questa cosa un po’ bizzarra: creare un gruppo che voglia far loro del bene, che spieghi loro perché quello che fanno è sbagliato, senza isolarli e usare violenza di rimando, perché i bulli sono vittime di loro stessi. Così soprattutto quelli alle prime armi, possono capire l’errore e porvi rimedio». Ovvio compito dei bulliziotti è anche aiutare la vittima, spesso altrettanto isolata. «A farla sentire in gruppo, in modo che possa crescere, confrontarsi, comprendersi». Gli adulti, invece, sono chiamati ad intervenire dai ragazzi solo nei casi non gestibili dalla classe. Sono tantissimi i casi emersi grazie al programma che i docenti, per loro stessa ammissione, non avrebbero mai sospettato.

Anche quando la violenza non c’è, il senso di comunità viene rafforzato, il che offre grandi garanzie di prevenzione. Così si migliora e si cresce insieme. «Io stesso sono rimasto sorpreso dell’efficacia del nostro metodo. E questo per noi è il premio più grande», dice Mirko orgoglioso. «Bullismo è sinonimo di morte. Chiunque riesca a sanarne anche un solo caso può essere chiamato eroe, perché potenzialmente ha salvato una vita».

Vecchia violenza, nuove forme

Per il bullismo extrascolastico, in aumento dopo le restrizioni della pandemia, sul sito dell’associazione è attivo il «Mabadad», un desk anti-bulli al quale inviare segnalazioni che vengono poi girate alla scuola di riferimento o alla polizia postale.

«Sbagliando, spesso parliamo di bullismo comprendendo il cyber-bullismo: la distinzione invece è netta e questi due anni di dad ce lo hanno confermato. Il bullismo fisico è stato meno possibile, ma il cyber-bullismo è all’apice. I ragazzini hanno il gruppo WhatsApp dove prendere in giro la vittima, fanno girare le foto su internet» spiega lo studente pugliese. «Il cyber bullismo è peggio, è a tempo pieno. Il carico emotivo è maggiore, si è presi di mira h24. Non è solo tornare a casa con l’occhio nero, è non trovare rifugio nemmeno tra le mura domestiche».

Bullismo? MaBasta!

Per questo è importante essere sempre presenti e reperibili, ma l’organizzazione comporta delle spese e Mirko sa che farle ricadere sugli istituti aderenti scoraggerebbe il ricorso al loro programma. «Ora il mio compito è cercare finanziatori». I risultati sono positivi: tante donazioni da privati ma anche sostegno di grandi aziende e istituzioni pubbliche. «Questo ci permette di portare il materiale in tutte le scuole che visitiamo, ma anche di sostenere i costi per le trasferte, necessarie a portare il modello a nuove classi».

Un progetto ambizioso e vincente, dunque, nato dall’impegno e dall’intelligenza di ragazzi supportati da un professore fuori dall’ordinario. È Daniele Manni, che nel 2020 è stato il primo insegnante italiano a vincere il Global Teacher Award, un prestigioso riconoscimento che premia 50 docenti tra quelli di 107 Paesi. Sulla carta professore di informatica, insegna ai suoi alunni l’imprenditorialità, li stimola e supporta nel lancio di startup e progetti innovativi. Così l’istituto attrae sempre più giovani vogliosi e intraprendenti.

«Io alle medie sono stato bulliziotto e, sembrerà stupido, ma me ne vanto» dice Leonardo, che ora ha 14 anni, è diventato membro di MaBasta e frequenta il primo anno al Galilei-Costa. Quello che vede intorno a sé lo convince di essere nel posto giusto per fare la differenza.

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