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Esclusiva

Aprile 29 2022
«Le mamme non mi piacciono»

La psicoterapeuta Stefania Andreoli racconta il suo libro “Lo faccio per me” alla Galleria Sordi di Roma

«A me le mamme non piacciono tantissimo» tuona Stefania Andreoli, di fronte a una insolita platea di giovanissimi che la ascoltano nella Galleria Sordi di Roma dove presenta il suo ultimo libro “Lo faccio per me”. Poi spiega «Bisogna mettere i puntini sulle i su che cosa intendiamo per ‘mamma’. Quando dico che non mi piacciono le mamme, non intendo che non mi piacciono le singole persone, non mi piace un’idea corta del materno».

«Le mamme non mi piacciono»

Ed infatti è una decostruzione del concetto di materno così come lo abbiamo conosciuto finora quella di Stefania Andreoli che rimette al centro la madre nel suo essere individuo prima che genitrice. La psicoterapeuta più famosa di Instagram, con un seguito di oltre duecentomila follower, parla degli effetti nefasti della cultura che continuiamo a promulgare «se ancora resiste l’idea di maternità secondo cui la storia e lo sviluppo della personalità della donna non trovano più espressione. Questo non è essere una buona madre». La liberazione della maternità dal cappio del sacrificio dona alla donna l’opportunità di fare esperienza dell’egoismo. In netta opposizione al comune senso di orticaria che il termine provoca, la dottoressa promuove l’invito a riflettere su quanto quei gesti di altruismo posticcio mascherati dal “lo faccio per te” siano in realtà un grido disperato di autoaffermazione ed espressione del desiderio di riconoscenza. Una riconoscenza che tarpa le ali del figlio, inchiodandolo a un rapporto con la madre regolato dalla soddisfazione dell’aspettativa, pena il senso di colpa. «Il senso di colpa è un modo per tenere la catena, serve a tenere il controllo perché se qualcosa ti frena per paura delle conseguenze emotive tu farai in modo di comportarti secondo l’ordine costituito. Ed è in questo spazio che ci ammaliamo» sostiene.

«Volevo far vedere alle future mamme le derive di una vita che viene divisa per due. Se la mamma e il figlio non risolvono mai la simbiosi e diventano uno, di vita ce ne è troppo poca e se di vita ce ne è troppo poca si sviluppano i sintomi della sofferenza». E allora gli attacchi di panico, l’ammutinamento del sistema psico-fisico che dà alla sofferenza le parole che gli mancano.  

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È un circolo vizioso nel quale il figlio per non vanificare il sacrificio della madre rinuncia all’ esplorazione del proprio caos durante l’adolescenza e da giovane adulto perde il senso della direzione che sta prendendo la sua vita.

Andreoli non teme di esporsi alla critica e dal palco racconta un recente episodio che le è capitato sui social.

«Non penso che sia vero di non amare i miei figli sopra ogni cosa. Faccio il medico e se uno dei miei figli si ammalasse lascerei tutto» è l’appunto che una utente, sua lettrice, le ha mosso nei giorni scorsi. «Lei parla dell’urgenza, dello straordinario, dell’imprevisto che spariglia le carte sul tavolo. Si antepone l’amore materno alla carriera? Certo. Stiamo parlando la stessa lingua signora» la risposta della psicoterapeuta. E spiega come nell’idea di maternità proposta nel libro il punto centrale sia proprio l’inclusività di qualsiasi modalità di essere madre.

Quasi un approdo naturale del discorso è la parentesi sulle critiche riservate a Samantha Cristoforetti su social e media mainstream («che li fai a fare i figli se poi parti nello spazio»). «AstroSamantha è una mamma? Non penso ci siano dubbi su questo. Il fatto che sia andata molto più in là di quanto si vada, di norma, lontano per lavoro la rende meno accudente? Non ci dovrebbe importare, perché dovremmo fidarci del fatto che questa scelta l’abbia fatta con suo marito. Trovo molto umiliante che nel 2022 ci si interroghi se questa cosa va bene o no».

«Fai la mamma nel tuo modo» è il concetto in cui si riassume l’intero libro, una benevola rassicurazione per tutte le future mamme.