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Esclusiva

Aprile 29 2022
«Doppio cognome passaggio storico per il Paese» parla la ministra Bonetti

La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la norma che conferisce automaticamente il cognome paterno ai figli

Nella giornata di ieri la Corte Costituzionale ha emesso una sentenza che dichiara «discriminatoria e lesiva dell’identità del figlio la regola che attribuisce automaticamente il cognome del padre». Una pietra tombale sul cognome paterno che vede il proprio dominio svanire dopo un’era. La ministra per le pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, ha festeggiato la storica decisione e ha rinnovato il proprio impegno per una società sempre più paritaria. La questione è nata dalla controversia legale di una famiglia lucana che voleva dare il cognome materno anche al terzo figlio, nato dopo il matrimonio. 

Ministra Bonetti, la Corte Costituzionale ha ieri emesso una sentenza storica per quanto riguarda il doppio cognome, questo passo è per lei una pura formalità o è segno che ci stiamo dirigendo verso una società paritaria?  

Sì, è un passaggio storico che fa fare al nostro Paese un passo avanti significativo nel raggiungimento delle reali pari opportunità, così come sono previste dall’impianto costituzionale. La Consulta ha affermato con chiarezza che è discriminatorio, di fatto dare una prevalenza aprioristica al maschile rispetto che al femminile. Oggi si ribalta il quadro si riconosce pari dignità e pari responsabilità, anche genitoriale, a entrambi i genitori. E quindi è evidente che si dà un’indicazione chiara e solida che riconferma che la scelta della nostra Costituzione è una scelta di una democrazia che si può dire compiuta solo a fronte di un pieno raggiungimento della parità tra i sessi.

Nella sentenza la Corte però non parla di pari opportunità, parla di discriminazione e lesione dell’identità del figlio.

È un passaggio molto significativo perché riconosce che nel caso appunto del rapporto genitoriale della legge del figlio, il figlio abbia un diritto ed un’identità che nasce dalla storia del padre e della madre e che entrambe contribuiscono alla pari a costruire la dignità di questo figlio. È importante che sia anche sottolineato come la scelta sia una scelta di rispondenza anche a un diritto che non è di difesa delle donne, ma di una promozione di una possibilità di tramandare una storia ai propri figli in modo paritario. 

Nel 2014 erano già state depositate delle proposte in Parlamento e nel 2016 la Corte si era già pronunciata in materia di responsabilità anagrafica. Perché la politica è ancora così lenta su temi di diritti, su temi che promuovono diritti? 

Ma io credo che quello che oggi possiamo osservare è che il passaggio ulteriore che la Consulta ha fatto e che deve essere considerata certamente non trascurabile da parte della politica. Io ho riconosciuto in questa battaglia una battaglia che si porta avanti da anni, su cui però c’erano già state delle espressioni come lei giustamente ha ricordato da parte della Consulta. Al di là dei dibattimenti che finora hanno attraversato le istituzioni, la parte politica oggi è il momento dell’azione. Non ci possono essere più alibi perché le cittadine, i cittadini, le nuove generazioni meritano una risposta concreta e tempestiva da parte delle istituzioni. Ho fiducia che il Parlamento saprà rispondere a questa sollecitazione. Da parte mia, ovviamente, come ministro ci sarà tutto l’impegno.

sentenza Corte Costituzionale

Quali sono i prossimi passi verso una società sempre più paritaria?

Tra le azioni concrete che abbiamo disegnato, anche con una chiarezza di indicazioni molto puntuali, ci sono interventi che riguardano innanzitutto il cambio di passo nell’ambito delle politiche del lavoro, ivi compresa la questione salariale, il tema delle carriere e delle responsabilità femminili nel mondo del lavoro, ma anche nel mondo politico. Quindi il tema non solo della rappresentanza, ma di un reale percorso che sappia valorizzare la leadership delle donne, che sappiamo essere anch’essa necessaria per rafforzare e compiere il nostro processo democratico. Un miglioramento delle competenze anche nell’ambito delle politiche che riguardano la famiglia. Io penso che il passo chiave da questo punto di vista sia stato compiuto con l’approvazione del Family Act. Ecco, facciamo un passo avanti significativo. Per la prima volta si riorganizzano tutte le famiglie, le politiche familiari in tutti gli aspetti, quindi con un approccio integrato e multidimensionale.

Già nel 2013 la Corte dichiarò incostituzionale l’articolo 263 comma 1 nella parte in cui non consente ai genitori di comune accordo di trasmettere al figlio al momento della nascita anche il cognome materno. Nel 2016 la Consulta ha riconosciuto la possibilità di dare il doppio cognome a tutti i bambini nati o adottati dal 28 dicembre 2016 ma il cognome paterno per legge non poteva essere preceduto da quello materno.  In Europa pochi paesi hanno ancora il cognome singolo e la maggior parte mantiene la possibilità di scegliere uno. 

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