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Esclusiva

Ottobre 14 2022.
 
Ultimo aggiornamento: Dicembre 20 2022
No, l’eutanasia belga non viola il diritto alla vita

Il sito Pro vita e Famiglia sostiene che la Corte Europea dei diritti dell’uomo abbia stabilito che il Belgio ha violato il diritto alla vita, ma la notizia è fuorviante

No, l’eutanasia belga non viola il diritto alla vita

Notizia: FLASH – Eutanasia. Per la Corte Europea il Belgio ha violato il diritto alla vita

Fonte: Pro vita e famiglia, www.acistampa.com, www.tempi.it

Il 5 ottobre il sito Pro vita e Famiglia pubblica la notizia “Eutanasia. Per la Corte Europea il Belgio ha violato il diritto alla vita sulla sentenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo in merito alla causa intentata di Tom Mortier al Belgio. Secondo quanto riportato, la Corte ha stabilito che il Belgio ha violato l’articolo 2 della Convenzione Europea sui diritti umani, quello che protegge il diritto alla vita.  Il titolo e il testo, però, sono fuorvianti

Il ricorrente, Tom Mortier, aveva avviato la battaglia legale in merito all’eutanasia praticata dalla madre, Godelieva de Troyer, una donna di 64 anni che soffriva di una grave forma di depressione. Mortier contestava il fatto che la madre avesse preso la decisione tenendo all’oscuro la famiglia.

«Patrocinata da ADF International, nel 2019 la causa è arrivata alla Corte Europea di Strasburgo, che ora ha deciso in favore di Tom Mortier, sentenziando che il Belgio ha violato la Convenzione Europea sui diritti umani per non aver propriamente esaminato le circostanze allarmanti che hanno portato all’eutanasia di De Troyer», scrivono sul sito.

Viene poi specificato, quasi in fondo all’articolo, che la condanna riguarda il modo in cui il caso «è stato gestito dalla Commissione Federale del Belgio per il Controllo e la Valutazione dell’Eutanasia».

Debunking

Partiamo dall’analisi delle leggi che in Belgio regolano l’eutanasia per dedicarci poi a quella della sentenza.

In Belgio la legge sull’eutanasia è stata emanata nel 2003 e stabilisce i requisiti minimi per chi vuole accedere a questa pratica. La persona che intende avvalersi dell’eutanasia deve essere un «maggiorenne o un minore emancipato, capace di intendere e volere al momento della richiesta». Inoltre, deve trovarsi «in una condizione sanitaria senza speranza e la sua sofferenza sul piano fisico o psichico è persistente e insopportabile, che non può essere alleviata ed è la conseguenza di una malattia acuta o cronica grave e inguaribile». Per cui l’eutanasia in Belgio è praticabile non solo da chi ha una malattia fisica ma anche da chi ne ha una psichica. Inoltre, la legge prevede il controllo, sia in fase preliminare sia nella fase successiva alla morte del paziente, da parte di una apposita «Commissione federale di controllo e valutazione».

Tom Mortier ha contestato alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che con l’eutanasia di sua madre fosse stato violato l’articolo 2 della Convenzione, quello che sancisce il diritto alla vita. La signora, come scrivono i giudici riepilogando i fatti, era stata «gravemente traumatizzata» e «aveva un grave disturbo della personalità e dell’umore», tali per cui «non credeva più nel recupero o nel trattamento». Per questo aveva scelto di procedere con l’eutanasia. Prima che questa le fosse concessa, Godelieva de Troyer è stata visitata da numerosi psichiatri e le valutazioni di questi sono state tutte concordanti. La signora, concludono, «non aveva più alcuna prospettiva nella sua vita». Per questo motivo il 19 aprile 2012 «un medico ha praticato l’eutanasia mentre la signora era in ospedale alla presenza di alcuni amici» (pagine 2-5 della sentenza). Proprio per la meticolosità nel rispetto dei vari step previsti dalla legge statale del Belgio la Corte ha concluso che «con riferimento al quadro normativo concernente gli atti anteriori all’eutanasia e alle condizioni in cui è stata effettuata l’eutanasia della madre del ricorrente nella presente causa (…) non vi è alcuna violazione dell’art. 2 della Convenzione (…)». Tuttavia, la Corte stabilisce che l’articolo 2 è stato violato limitatamente alla fase successiva alla pratica dell’eutanasia, per il fatto che il medico che ha sottoposto la donna all’eutanasia (Dottor D.) era anche membro della Commissione federale di controllo e valutazione.

Un’altra cosa che Mortier contestava era il fatto di non essere stato informato della volontà della madre.

Per tali motivi la Corte, premettendo che «l’Eutanasia Act richiede ai medici di discutere la richiesta di eutanasia di un paziente con i suoi parenti solo quando il paziente lo desidera (…). Se questa non è la sua volontà, i medici non possono contattare i suoi parenti, in conformità con il loro dovere di riservatezza e mantenimento del segreto medico», ha stabilito che non c’è stata violazione neanche dell’articolo 8.

Verdetto: Fuorviante

Considerando i fatti elencati sopra, si può affermare che è fuorviante sostenere, come fa l’articolo di Pro vita e Famiglia, che il Belgio abbia violato il diritto alla vita. Infine, è falso dire che la Corte ha ritenuto «allarmanti» le circostanze «che hanno portato all’eutanasia di De Troyer» poiché è stato stabilito che non vi è violazione dell’articolo 2 né negli atti precedenti né nelle condizioni circostanziali in cui è avvenuta la morte della signora.

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