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Esclusiva

Dicembre 14 2022
«Non è una manovra per giovani»

Verso la discussione alla Camera e a emendamenti presentati, sulla legge di bilancio le opposizioni hanno una critica in comune: «A uscirne sconfitte sono le nuove generazioni»

«Non parla ai giovani», dicono le opposizioni della manovra economica in esame alla Camera. Per Riccardo Magi di +Europa «le politiche finanziarie vengono scaricate sulle nuove generazioni». E Chiara Gribaudo, responsabile giovani del Partito Democratico, incalza il governo di Giorgia Meloni: «La manovra non parla ai giovani, c’è tanto paternalismo e poca emancipazione».

Manovra introdotta durante la pandemia da Covid, ora al bonus psicologo si presenta la data di scadenza. I giovani, proprio coloro per cui era stata pensata la manovra, hanno confermato il loro interesse. Infatti, secondo l’Inps, al 23 settembre «sono pervenute circa 300.000 domande per il contributo ‘sessioni di psicoterapia’, tra queste il 43,55% proviene da giovani tra i 18 ed i 35 anni, mentre il 16,62% è a favore di minori di età compresi nella fascia 0-18 anni». Con fondi disponibili solo per il 2022, il Pd ha presentato un emendamento per rinnovarlo fino al 2024. Come in certe regioni si sta facendo, puntualizza Gribaudo, «dobbiamo insistere per uno psicologo di base». Necessità che sembra presentarsi anche nelle scuole. A chiederlo è Cristina Costarelli, dirigente scolastica del liceo ‘Newton’ di Roma e presidente dell’Associazione nazionale presidi del Lazio. «Dalla fine dell’emergenza sanitaria, lo psicologo scolastico non viene più finanziato dal ministero dell’Istruzione. La nostra scuola ha deciso di tenerlo, finanziandolo autonomamente, – precisa Costarelli – ma molte scuole non possono permetterselo. Sicuramente non è una soluzione a tutti i problemi dei giovani, ma uno psicologo a scuola può essere un valido strumento di supporto in un momento in cui ancora i ragazzi risentono degli effetti del lockdown».

L’intenzione di eliminare il bonus cultura, i 500 euro concessi ai 18enni per acquisti nel settore culturale, ha scatenato polemiche nelle opposizioni. «Si poteva modificare, ma quello che propone la maggioranza è uno spostamento della spesa su altro, un regalo che si fa a determinati operatori», commenta Magi. Una conferma invece per Gribaudo che «sul loro rapporto con i giovani la dice lunga». Co-firmatario dell’emendamento, il leghista Rossano Sasso prova a tranquillizzare. «Non abbiamo intenzione di eliminarlo, a gennaio ritornerà. Il ministero dell’istruzione è già al lavoro». Per l’esponente del Carroccio, «è ingiusto che il bonus fosse concesso a chiunque e tutti potessero accedervi. Se un ragazzo vive in una famiglia benestante, può accedere alla cultura anche senza l’aiuto dello stato». Intenzione condivisa dal ministro della cultura Sangiuliano, che ne ha confermato la reintroduzione solo agli ISEE più bassi.

Nell’opposizione le rassicurazioni non trovano però terreno fertile. «Un inizio esemplare che», per la dem Gribaudo, «mette in scena la politica identitaria e l’idea di gioventù del governo: tanto paternalismo e poca emancipazione». Secondo Magi, oltre che il danno ci sarebbe anche la beffa. «Tutto il programma del governo ha un baricentro spostato a danno delle giovani generazioni. Le politiche che ascoltiamo – commenta il deputato – scaricano sui più giovani il costo delle finanze pubbliche. Come se quando parliamo di sostenibilità non dovessimo parlare anche di sostenibilità intergenerazionale».

Sul fronte del lavoro, dopo la loro eliminazione nel 2017, ad attirare critiche è la reintroduzione dei voucher. Dal segretario della Cgil Maurizio Landini è giunta l’accusa di legittimare «chi non ha mai pagato a continuare a non pagare». Il voucher è una forma di pagamento che anche l’Inps, in un suo rapporto del 2016, non ha valutato positivamente. «Diverse situazioni (come nel caso di rapporti regolati con un solo o pochissimi voucher) non fugano di certo il sospetto che il voucher sia in realtà un segnale tipo iceberg di attività sommersa anche di dimensioni maggiori di quella emersa», recita il comunicato.

Percettori della misura saranno i pensionati, i riceventi del reddito di cittadinanza, i disoccupati ed anche gli under 25. Con un tetto aumentato da 5 a 10 mila euro, potranno ricorrere ai voucher tutte le aziende con massimo dieci impiegati. «Una delle politiche più pericolose», dice Riccardo Magi. «È solo un incentivo ai lavoretti e alla precarizzazione». Della stessa linea anche Chiara Gribaudo. «Stiamo cercando di condurre una politica che sostenga il contratto di apprendistato perché i giovani hanno bisogno di stabilità, diritti e uno stipendio dignitoso. Invece ai giovani la manovra non parla».