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Esclusiva

Dicembre 16 2022
«Improbabile che Putin cada, la soluzione è un confine armistiziale»

Per lo storico Andrea Graziosi– autore del libro “L’Ucraina e Putin tra storia e ideologia” – finché il regime del presidente russo è in vita la guerra non avrà né vinti né vincitori

«Una sorta di Make Russia Great Again». La chiama così «l’illusione pericolosa di Putin» nei confronti dell’Ucraina lo storico Andrea Graziosi, professore all’Università Federico II di Napoli. Uno dei maggiori esperti italiani di storia sovietica, si è occupato molto anche della grande carestia che colpì l’Ucraina negli anni Trenta, quell’Holodomor che il Parlamento Europeo ha appena riconosciuto come un tentativo programmato di genocidio perpetrato di Mosca. Intervenuto all’evento Ucraina in Europa: identità, storia, sicurezza e prospettive alla Luiss, lo storico ha parlato delle radici ideologiche che muovono la guerra della Russia contro l’Ucraina: «Più che di un conflitto dobbiamo parlare di aggressione, di una guerra voluta e cercata dalla Russia, o meglio da Putin», spiega Graziosi a Zeta. «Questo perché, dopo il crollo dell’impero sovietico nel 1991, Russia e Ucraina si sono evolute in maniera differente. La Russia oggi è mossa dalla volontà di ricostruire un mondo centrato su Mosca, basandosi sull’illusione – assai pericolosa – che un paese ormai povero, invecchiato e indebolito possa debba ancora spirare a tornare una potenza mondiale come lo era stata l’Unione Sovietica». Quello dello zar è quindi un «Make Russia Great Again», per richiamare un’eco trumpiana, ma «moltiplicato per mille e avvelenato da un profondo senso di umiliazione – tra l’altro falso».

Per Graziosi la guerra non sarà di facile soluzione. «Affinché un conflitto finisca ci vuole un vinto e un vincitore, ma in questa guerra non ci sono né l’uno nell’altro». Da una parte c’è l’Ucraina, che ha resistito e vinto una guerra d’indipendenza ma non può sconfiggere la Russia perché è troppo potente. Dall’altra c’è Putin, che, al contrario delle sue previsioni, «è stato sconfitto sul campo, ma non può perdere perché è una potenza invincibile con le sue migliaia di testate termonucleari». La soluzione? «Finché vive il regime putiniano è difficile prevedere una qualche stabilità. La probabilità è che si vada verso un confine armistiziale europeo che sarà caratterizzato inevitabilmente da piccoli conflitti e tensioni per molti anni a venire». Ciò «a meno di un crollo del regime putiniano o di uno sfondamento russo in Ucraina».

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Due soluzioni che, secondo Graziosi, non sono molto probabili. «Putin ha ricostruito lo Stato Russo: ha nominato tutte le cariche che gli sono vicine e tutti dipendono da lui». Ciò significa che, anche se «coloro che lo circondano sanno che ha fatto una cosa sbagliata, perché ha già perso la guerra, non sono in grado di cacciarlo». Con l’occhio dello storico Graziosi ricorda che a rovesciare le dittature sono sempre gli eserciti, ma in questo caso non è un’alternativa possibile: «Le forze armate russe sono umiliate da questa situazione e non credo abbiano la forza per un colpo di Stato». Quel che è certo è che non si arrenderà. «Improbabile è che il regime cada. Putin, dal canto suo, proverà a fare altre cose». Questo non significa che l’Ucraina si debba arrendere. «Per avere la possibilità di esistere bisognava prima resistere», scrive Graziosi nell’introduzione del suo ultimo libro, L’Ucraina e Putin tra storia e ideologia, citando la Resistenza partigiana contro i nazisti e il suo ruolo identitario per la Repubblica italiana. «Proprio grazie alla scelta di resistere, e quindi di combattere e forse di morire, gli ucraini hanno già affermato e conquistato questa possibilità e conseguito una prima vittoria».