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Esclusiva

Dicembre 16 2022
«Documentiamo il dolore perché vogliamo giustizia»

Il Premio Nobel per la pace racconta gli orrori della guerra alla conferenza sul futuro dell’Ucraina

«Questa mattina Kiev è stata bombardata. Ho scritto ai miei parenti, ai miei amici. Mi dispiace se sembro preoccupata, ma in realtà lo sono». Oleksandra Drik, coordinatrice per la cooperazione internazionale del Centro per le Libertà Civili (CCL), ha cominciato così il suo intervento. Gli occhi dei presenti, da quel momento in poi, sono rimasti ipnotizzati ad ascoltare la dettagliata ricostruzione del lavoro svolto dall’organizzazione in questi mesi.  

Il Centro per le Libertà Civili, con sede a Kiev, opera per difendere i diritti umani. Dall’inizio della guerra ha documentato gli orrori che si sono susseguiti in Ucraina in questi mesi. Secondo il Centro, sono 27 mila i casi certificati di soprusi avvenuti sul territorio e non c’è una sola famiglia che non abbia un componente ucciso, torturato o la casa distrutta. Non solo le parole di Oleksandra Drik, ma anche i silenzi, che intervallano la sua testimonianza, comunicano la sofferenza che i suoi occhi hanno visto in prima persona durante tutti questi mesi. «Ricordo bene, la prima volta che sono andata a documentare ciò che accadeva. Era un piccolo villaggio..». Poi si ferma un momento, fa un respiro profondo e ricomincia a parlare: «..era un piccolo villaggio chiamato Moshchun nella regione di Kiev, vicino a Bucha. Uno dei primi luoghi che sono diventati simbolo del massacro russo in Ucraina.»
La prima persona che ha incontrato era una donna. «Probabilmente la ricorderò per tutta la vita. I russi avevano sparato a suo marito tre volte e al suo vicino due volte, solo perché erano fuori casa quando i soldati sono passati di lì. Così senza motivo. Lei mi ha guardato e mi ha chiesto solo “perché?”».

Il CCL ha svolto un ruolo fondamentale durante la guerra collaborando con partner internazionali. L’obiettivo, dalla fine di Febbraio 2022, è stato quello di identificare e documentare tutti i crimini di guerra commessi dai russi contro la popolazione ucraina, affinché i colpevoli rispondano di ciò che hanno fatto. «Noi documentiamo il dolore perché vogliamo giustizia».
Il Premio Nobel per la pace, insieme all’organizzazione ucraina, è stato vinto ex equo da Ales Bialiatski, attivista bielorusso, e Memorial, associazione con sede a Mosca che ha raccolto informazioni sull’oppressione politica e sulle violazioni dei diritti umani che si verificano in Russia. Tre paesi distanti e diversi, ma coinvolti tutti nel drammatico conflitto. Per Oleksandra Drik, però, non potrà mai esserci collaborazione fra le due organizzazioni vincitrici.

La solidarietà dei cittadini di tutto il mondo, che hanno sostenuto l’Ucraina durante la guerra, non si affievolirà anche se il conflitto durerà a lungo «questa guerra non riguarda solo l’invasione russa dell’Ucraina» risponde Drik, «ma ha effetti diretti sui cittadini di almeno 94 paesi, e questo è un dato ufficiale. Quindi credo che questi paesi saranno veramente interessati a questa guerra».