«Non c’è ancora spazio per la diplomazia: in questo momento il prezzo della guerra è più basso di quello della pace. Gli ucraini devono poter continuare a difendersi». Nona Mikhelidze, analista e politologa georgiana dell’Istituto Affari Internazionali, non ha dubbi. In questo momento è impossibile arrivare ad un negoziato con la Russia. In occasione del convegno “Ucraina in Europa: identità, storia, sicurezza e prospettive” organizzato dall’Ambasciata Ucraina in Italia, in collaborazione con la Federazione dei Diritti Umani, Luiss Data Lab e il Master in Giornalismo e Comunicazione multimediale dell’Università Luiss Guido Carli, la responsabile del programma Europa orientale ed Eurasia dello Iai è intervenuta sugli sviluppi della guerra che dal 24 febbraio 2021 destabilizza l’Europa e il mondo intero.
I venti ospiti (dall’ambasciatore ucraino Yaroslav Melnyk a Maurizio Molinari, direttore de La Repubblica. Dall’inviata del TG1, Stefania Battistini – premiata dal Presidente Zelensky per il suo lavoro da reporter in Ucraina – alla vicepresidente della Camera Anna Ascani) si sono confrontati in quattro diversi panel. Il primo dedicato alla genesi della guerra, il secondo dal titolo “Giustizia, responsabilità e relazioni internazionali”, il terzo con un focus sulla disinformazione e l’ultimo sulle prospettive future del conflitto. Mikhelidze ha partecipato al secondo panel, focalizzandosi sulla natura particolare dell’invasione armata dell’esercito di Putin.
«Questa guerra è il primo conflitto digitale che ha trasformato i social media in un campo di battaglia. La diffusione delle immagini dei crimini di guerra compiuti dai russi contro la popolazione ucraina ha raggiunto un’audience talmente estesa da ostacolare il processo per arrivare al compromesso che l’opinione pubblica internazionale e molti attori governativi, non coinvolti direttamente nel conflitto, vorrebbero vedere». Il passato, secondo Mikhelidze, è un monito per gli ucraini: «I trattati violati dall’Urss prima e dalla Federazione Russia poi minano la loro fiducia rispetto a un futuro negoziato».
Sulle politiche di sostegno dell’Unione Europea
«È molto difficile definire quali dovrebbero essere le politiche dell’UE o degli Stati Uniti d’America rispetto alla risoluzione del conflitto perché stiamo assistendo ad un atteggiamento invariato da parte dei russi. Putin mira ancora all’occupazione del territorio ucraino e l’Occidente è dunque costretto a continuare con le politiche di sostegno militare combinate a quelle umanitarie adottate sin dall’inizio dell’invasione del 24 febbraio».
Molti gli interrogativi della Mikhelidze anche sul futuro del regime di potere russo. «Quando arriverà il momento di cedere il passo alla diplomazia non sappiamo in quali condizioni verserà il Cremlino. Gli equilibri interni al potere che emergeranno in Russia dopo la guerra saranno dirimenti per comprendere con chi sarà possibile negoziare. Ha poco senso inseguire la pace, se poi non è giusta. Gli ucraini non vogliono ripetere gli errori commessi nel 2014. La pace che vogliono è quella duratura, raggiungibile soltanto dopo aver fatto rispettare i legittimi confini riconosciuti dal diritto internazionale delle Nazioni Unite».