Esclusiva

Aprile 18 2023.
 
Ultimo aggiornamento: Aprile 19 2023
Cirque du Soleil, il suono delle meraviglie

Kurios, il nuovo spettacolo del circo canadese, approda a Roma e Milano. Jazz, elettronica, esotismo: quella dello show è più di una musica da circo.

Sembra impossibile pensare al Cirque du Soleil senza immaginarne anche la musica: da quando ha fatto la sua comparsa nel 1984, l’impresa circense canadese si è distinta tanto per l’innovazione della proposta acrobatica quanto per il peculiare accompagnamento musicale. Nelle orecchie di chi si è imbattuto almeno in una delle meravigliose performance del circo canadese, risuona probabilmente la più nota tra le sue melodie: Alegrìa, una suadente canzone multilingue che costituiva il tema ricorrente dell’omonimo spettacolo del 1997. Un caso unico nella storia dello spettacolo: una candidatura a un Grammy e alla Miglior Canzone Originale ai Genie Awards.  

Parlare perciò solo di un semplice accompagnamento non sarebbe giusto: poiché nella sequenza di esercizi del Cirque du Soleil la colonna sonora assume un valore portante, quello di legante narrativo. Il fascino di questo show – di contro alle forme di circo tradizionale – risiede nel pensare all’esperienza dello spettacolo come opera d’arte totale: è un concetto, questo, che attraversa l’estetica della musica fin dal teatro musicale di Richard Wagner e che – se è vero che rischia spesso di essere usato in modo improprio – rende perfettamente l’idea dell’interconnessione artistica alla base dello spettacolo circense canadese. Danza, mimo, musica, luce: la sensorialità di chi varca la soglia del tendone a strisce gialle e blu è appagata sotto tutti i punti di vista.  

Quando René Dupére – il primo compositore del Cirque du Soleil – venne incaricato di comporre la musica per lo spettacolo, il suo pensiero fu una colonna sonora in stile sinfonico (alla Signore degli Anelli, o comunque vicino alle sonorità imponenti di film fantasy e d’avventura) in cui si mescolassero anche le nuove tendenze dell’elettronica (e qui citò il film Matrix). Per lui era importante che la musica definisse il colore di ogni spettacolo e che potesse vivere anche in maniera indipendente alle acrobazie: perciò, nell’unire modernità e lirismo, Dupéré – che componeva per il cinema e la tv – puntava a scrivere come aveva sempre fatto. Così dopo di lui Benoit Jutras, Violaine Corradi, fino ad arrivare a Danny Elfman, il celebre compositore dei registi Tim Burton e Sam Raimi.  

Cirque du Soleil, il suono delle meraviglie
Picture credit: © Martin Girard shootstudio.ca
Costume credit: Philippe Guillotel

Non è un caso, dunque, che la musica scritta per il Circque du Soleil sia naturalmente evoluta al di fuori del suo teatro. Alegrìa è stata ripresa e adattata da musicisti in tutto il mondo, mentre il cantautore americano Josh Groban ha trasformato Let me fall, uno dei brani dello spettacolo del 1996 Quidam, in una hit pop. Oltre alle pubblicazioni delle soundtrack dei singoli spettacoli, la compagnia ha proposto anche dei remix degli stessi, mentre il Montréal Jazz Festival si è unito al Cirque nel Soleil de Minuit nel 2004. Tornando ad Alegrìa, si tratta dell’unico caso in cui un brano scritto per uno spettacolo sia riuscito a diventare una hit pop indipendente scalando le classifiche d’ascolto in Canada – vendendo, secondo le stime riportate dall’autore Duperé in un’intervista, fino a 200 mila copie.  

Con il Cirque du Soleil, per la prima volta nella sua storia, la musica del circo si è spinto oltre la solita banda di ottoni e gli arrangiamenti dal sapore farsesco. Forti dell’investimento economico, il compositore e altri artisti del team del Cirque registrano e arrangiano per un’orchestra sinfonica, alla quale si aggiungono le esibizioni dal vivo, il collante dell’intero spettacolo. Imprescindibile, infatti, la presenza fisica di musicisti sul palco: non una banda di sottofondo ma veri e propri personaggi della storia danzata, come gli acrobati e i clown.  

Cirque du Soleil, il suono delle meraviglie
Picture credit: © Martin Girard shootstudio.ca
Costume credit: Philippe Guillotel

Spesso utilizzando una semplice linea di canto come trait d’union – diversamente rielaborato nei diversi esercizi – ogni creazione del Cirque du Soleil si basa su una diversa immagine musicale: dal (falso) barocco di Saltimbanco (1992) alle atmosfere indiane di Kooza (2007) passando per lo stile fusion di Alegrìa. L’effetto popolar tradizionale della musica del Cirque non è, tuttavia, mai filologico: se il circo è un mondo altro – sospensione della realtà – la sua tendenza a guardare lontano – all’esotico – è appena abbozzata. Un popolare che trae la forza dal suo essere inautentico e artificioso: mai serio come la natura del circo stesso, e per questo così efficace.  

Il Cirque du Soleil gioca mescolando i cliché dei generi musicali, rubando da una parte o dall’altra. E nell’ultimo spettacolo che in queste settimane sta girando per l’Italia, Kurios, lo fa con ironia e grande sincerità: tra ballerini, trapezisti ed acrobati abitanti di un birrazzo mondo inventato, la musica diventa ritmo e anima della camera delle meraviglie circensi.  

Leggi anche: Musica, ora suona l’algoritmo