«Nel World Press Photo 2023 la realtà urge dirompente per essere raccontata». Descrive così la giornalista e fotografa Alessandra Mauro l’ultima edizione della mostra fotografica dedicata al foto giornalismo e alle foto che raccontano la storia dell’anno appena trascorso.
Torna al Palazzo delle Esposizioni di Roma il World Press Photo che quest’anno si concentra prevalentemente sulla guerra in Ucraina, ma non solo.
Tra i temi trattati anche la violenza anti-LGBTQIA+, la sparatoria in una scuola ad Uvalde, l’annullamento della legge contro l’aborto negli Stati Uniti, le dimissioni del presidente della Sri Lanka, la morte di Mahsa Amini e tanto altro.
«Quest’anno emerge davvero un rapporto con la realtà molto forte. C’è un desiderio di tornare al racconto di ciò che sta accadendo».
Le fotografie di questa edizione, infatti, sono caratterizzate da un forte impatto emotivo e patetico: le storie dietro gli scatti riescono a suscitare subito l’empatia dello spettatore e a colpire come uno schiaffo la realtà che urla giustizia per essere ascoltata.
Cos’è il World Press Photo?
L’organizzazione World Press Photo nasce in Olanda nel 1955 e ogni anno premia, per categorie, le migliori foto. «Le fotografie devono avere un significato giornalistico importante, non vengono premiate le foto più belle» precisa Alessandra Mauro.
Tutti possono partecipare al concorso che si divide in quattro principali categorie: la foto singola, il reportage, i progetti a lungo termine (tra le 24 e le 30 fotografie scattate nell’arco di almeno tre anni) e l’open format.
«Quest’ultima categoria unisce immagini e video, tecniche fotografiche nuove e addirittura stampa 3D. Quest’anno sono stati presentati per l’open format un video e un sito web. Credo che in futuro ci sarà spazio anche per l’intelligenza artificiale».
Un’ulteriore novità del World Press Photo introdotta dal 2022 è la divisione in aree geografiche della giuria, dove ognuno ha espresso la sua scelta sulla foto migliore. In precedenza la giuria era unica.
Il World Press Photo 2023
La foto dell’anno è già famosissima: e come potrebbe essere altrimenti?
Si tratta della fotografia dell’ucraino Evgeniy Maloltka: una donna incinta e ferita viene trasportata da una clinica di maternità danneggiata durante un attacco aereo russo a Mariupol. La donna e suo figlio sarebbero morti poco dopo.
Nonostante sia solo una delle tantissime fotografia legate alla guerra in Ucraina, per la sua realtà, per la sua forza giornalistica e il suo legame empatico è la fotografia vincente di questa edizione.
Le proteste in Iran
Degna di nota è la fotografia dell’iraniano Ahmad Halabisaz che ritrae una donna iraniana seduta su una sedia di fronte a una piazza trafficata di Teheran in Iran. La giovane sfida la legge sul hijab obbligatorio, seguendo le proteste di massa scoppiate in quel periodo dopo l’arresto e la morte di Mahsa Amini.
«Questa foto ha ricevuto la menzione d’onore perché nonostante la sua semplicità è una foto d’impatto, che ci parla di quella realtà».
Ancora guerre e disastri…
Il Reportage dell’anno è stato vinto dal danese Mads Nissen che sottopone all’attenzione della giuria un lavoro sulle difficoltà che le persone afghane devono affrontare quotidianamente. Dopo il ritiro delle forza statunitensi e alleate dal paese nell’agosto del 2021, i talebani sono tornati al potere.
Come reazione, altre nazioni hanno cessato di fornire aiuti e hanno congelato miliardi di dollari di riserve governative depositate all’estero. La grave siccità del 2022 ha peggiorato e secondo i report ONU attualmente metà della popolazione del paese non ha abbastanza cibo e tantissimi bambini soffrono di problemi di malnutrizione.
Il premio Open format dell’anno invece è stato vinto dall’egiziano Mohamed Mahdy che ha creato un sito web che esplora gli effetti dell’innalzamento dei mari sulla comunità locale di Al Max, un villaggio di pescatori situato lungo il canale Mahmoudiyah ad Alessandria d’Egitto.
Campioni del mondo
«Esistono delle categorie che sono naturalmente più deboli di altre: penso alla scienza, per esempio o allo sport. Eppure quest’anno tra le menzioni d’onore figura anche quella di Tomàs Francisco Cuesta che raffigura una scena di festeggiamenti a Buenos Aires per la vittoria dell’Argentina ai mondiali del 2022 ».
Una fotografia che si distingue, quasi come un’intruso, tra tutte le altre dell’esposizione, ma che permette di regalare il quadro dell’anno appena trascorso, tra proteste, guerre, lotte per i diritti umani, ma anche successi e traguardi.
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