In un comunicato pubblicato lunedì, l’Unesco ha fatto sapere che il ritorno degli Stati Uniti all’interno dell’organizzazione come Stato membro e finanziatore, dovrebbe avvenire già da luglio.
«L’organizzazione non potrà che trarre concreti benefici dal rientro americano, sia in termini di disponibilità finanziarie più elevate (gli Usa contribuivano, fino al 2011, ad oltre il 20% del bilancio Unesco), sia di maggiore credibilità e visibilità d’azione» dichiara l’Ambasciatore Liborio Stellino, rappresentante permanente dell’Italia presso l’Unesco.
«L’Italia, inoltre, accoglie con grande soddisfazione l’annuncio della volontà degli Stati Uniti di ritornare presto a pieno titolo in seno all’organizzazione» commenta in seguito Stellino.
L’Unesco è un’organizzazione delle Nazioni Unite fondata nel 1945. Funziona da piattaforma globale per la protezione del patrimonio culturale, la promozione dell’istruzione e la preservazione della diversità culturale dedicandosi a promuovere la pace tra le nazioni.
Nel corso della sua esistenza però, l’Unesco ha dovuto affrontare sfide significative e superare vari ostacoli, come il suo rapporto con gli Stati Uniti che fu, nel 1945 uno dei Paesi fondatori, insieme ad altre grandi potenze come il Regno Unito, l’India, la Francia e molti altri.
La prima uscita degli USA dall’Unesco avvenne nel 1984, quando il Paese con a capo Ronald Reagan accusò l’organizzazione di essere corrotta e schierata con l’Unione Sovietica ai tempi della Guerra Fredda. Essendo gli Stati Uniti i maggiori finanziatori, l’Unesco fu costretta ad apportare tagli e riduzioni all’attività.
Finito il mandato di Reagan e per decisione del nuovo Presidente George W. Bush, nel 2002 gli Stati Uniti rientrarono nell’UNESCO promuovendo la trasparenza e sostenendo le iniziative che riflettevano i loro interessi nazionali.
Sedici anni dopo, nel 2018, Donald Trump ritirò ancora una volta gli Usa dall’organizzazione delle Nazioni Unite causando grandi preoccupazioni. L’America accusava infatti l’Unesco di avere un pregiudizio anti-israeliano e di avere un atteggiamento ostile nei confronti del Paese mediorientale.
Oggi nel 2023, il possibile rientro degli Stati Uniti all’interno dell’Unesco lascia sperare. «Si tratta indubbiamente di una svolta significativa che riafferma la centralità del multilateralismo, anche per far fronte alle crisi internazionali ed alle sfide globali di quest’epoca» commenta l’Ambasciatore Liborio Stellino.
Una svolta significativa perché gli Stati Uniti oltre che a tornare come Paese Membro torneranno a esserne uno dei principali finanziatori. Gli USA, infatti, durante il mandato di Barack Obama, avevano smesso di finanziare l’organizzazione senza lasciare però la loro posizione.
Nel comunicato pubblicato dall’Unesco si parlerebbe già di un piano di finanziamento dettagliato, ma sono poche le informazioni economiche a riguardo. Lo scritto evidenzia anche la decisione di come gli Stati Uniti abbiano deciso di rientrare nella nuova gestione dell’organizzazione, avviata dalla direttrice generale Audrey Azoulay, per la sua capacità di aver ridotto le tensioni politiche e aver permesso all’UNESCO di affrontare pienamente le sfide contemporanee.
Anche l’Italia, ammessa all’interno dell’Unesco dal 1947, è felice di questo rientro e l’Ambasciatore prima di salutarci afferma: «È uno sviluppo particolarmente importante per l’Italia, dal momento che il nostro Paese svolge da sempre nell’Unesco un ruolo di primo piano, che presto ci troveremo quindi a esercitare forti di un assetto più incisivo e rilevante, con margini d’operatività e prospettive più efficaci nell’ambito dell’ampio mandato che vanta l’organizzazione».
Nonostante le controversie delle relazioni con gli Stati Uniti, l’Unesco ha continuato a perseguire i suoi obiettivi e a lavorare per il benessere delle generazioni presenti e future e può anche darsi che l’avanzamento dell’intelligenza artificiale e le nuove tecnologie abbiano fatto rendere conto agli Stati Uniti che la loro lontananza dall’Unesco potrebbe fortificare la Cina che ad oggi è il paese principale a finanziare l’organizzazione.