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Esclusiva

Giugno 21 2023.
 
Ultimo aggiornamento: Giugno 22 2023
«Se il giornalismo non genera effetti nella società, non serve a niente»

Una fotografia dell’informazione in Italia e le idee per il giornalismo del futuro in un dibattito presso la sede del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti a Roma

«Se il giornalismo non smuove qualcosa nella società, se non ha effetti, è morto. Non è buon giornalismo». Con queste parole Carlo Bartoli, presidente dell’Ordine dei Giornalisti, nel corso del talk Giornalisti a confronto sulle nuove prospettive della professione ha sottolineato l’importanza dell’approfondimento in unione alla necessità che le parole scritte, le immagini e i fatti raccontati generino un coinvolgimento emotivo nelle persone.

All’evento hanno partecipato anche Roberto Sommella, direttore di Milano Finanza, e Marco Mele, giornalista specializzato in media e comunicazione, con una carriera al quotidiano economico-finanziario Il Sole 24 Ore. Ha moderato Danilo De Biasio, consigliere Cnog. Al dibattito presso la sede del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti di via Sommacampagna 19 a Roma hanno preso parte i praticanti dei Master in Giornalismo di Luiss e Lumsa e gli studenti della facoltà di Scienze della Comunicazione dell’università La Sapienza.

Bartoli, rivolgendosi ai giovani giornalisti, ha evidenziato la necessità di scrivere correttamente con un lessico preciso in modo da farsi comprendere da un pubblico ampio. Una caratteristica non trascurabile anche per Marco Mele che ha messo l’accento sul ruolo della tecnologia e dell’editing digitale per la narrazione dei fatti: «Più avete strumenti, più conoscete, più sarete una risorsa enorme».

La qualità della scrittura è un aspetto fondamentale del lavoro giornalistico per Sommella: «Ogni articolo deve essere un pezzo di letteratura. Deve indurre alla lettura, alla cultura, all’approfondimento». Il direttore di Milano Finanza ha ribadito l’importanza del ruolo del reporter nel racconto dei fatti e della loro evoluzione, anche nell’ottica di un buon funzionamento della società, e ha rimarcato che «durante la pandemia, la nostra categoria ha fatto un grande balzo professionale: siamo stati dichiarati servizio essenziale, ci è stato riconosciuto un ruolo importantissimo dalla società».

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«Già dal 1989 si parlava della crisi dell’editoria»: così Roberto Sommella ricorda il suo inizio di carriera, per poi parlare del ruolo delle Big Tech, dell’interazione tra carta stampata e web e del peso della pubblicità per i giornali, soffermandosi sul futuro della professione giornalistica di fronte alla sfida dell’intelligenza artificiale. Per il direttore di Milano Finanza è necessario che l’intelligenza artificiale sia regolata da apposite norme, che prevedano il pagamento dei diritti d’autore, e sottoposta a un’autorità di controllo.

«La vera potenza dell’intelligenza artificiale è gestire dati complessi». Carlo Bartoli ha espresso preoccupazione sul fatto che l’IA possa essere adoperata nelle redazioni, non per sperimentare soluzioni avanzate nel campo del giornalismo, ma per ridurre i costi. «Vedere dove questa innovazione porterà è una delle sfide più importanti».