Esclusiva

Dicembre 12 2023.
 
Ultimo aggiornamento: Dicembre 27 2023
Quella fanciulla abbandonata in riva al lago

Ad un mese dal femminicidio di Giulia Cecchettin, la ricostruzione del delitto

Giulia Cecchettin, 22 anni, è stata uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta, 21 anni, lo scorso 11 novembre, con oltre venti coltellate. Il ragazzo ha caricato il corpo della vittima in macchina, per poi gettarlo sulle sponde boscose del lago di Barcis, in provincia di Pordenone, e fuggire. Filippo è stato arrestato in Germania per omicidio volontario, aggravato dal legame affettivo con la vittima, e sequestro di persona. 

Una grande M gialla e uno scontrino da 17,80 euro pagato da Giulia. Questi i dettagli dell’ultima cena condivisa con Filippo, la sera dell’omicidio, intorno alle 20:00. I ragazzi si sono recati al McDonald’s del centro commerciale Nave de Vero, in provincia di Venezia, secondo quanto emerge dall’ordinanza di custodia cautelare per l’assassinio della ragazza. I due, da quando si erano lasciati, avevano preso l’abitudine di vedersi una volta al mese. Il ragazzo è partito alle 17:30 da casa sua a Torreglia (Padova) per andare a prendere Giulia a Vigonovo (Venezia), a bordo di una Fiat Grande Punto nera. Pochi istanti prima, lei aveva spedito la tesi alla relatrice. Una tesi mai discussa poiché, dopo la cena, Filippo ha ucciso Giulia.

Un testimone ha, infatti, dichiarato di aver visto dal proprio balcone due persone litigare intorno alle 23:15, in un parcheggio in Via Aldo Moro, a 150 metri da casa Cecchettin. Ha sentito una voce femminile che gridava «Mi fai male» e ha chiamato il 112. I carabinieri, che non sono intervenuti sul posto perché dirottati su altri due interventi, hanno poi rinvenuto diverse tracce di sangue e un coltello da cucina lungo 21 centimetri, nel luogo dell’aggressione. Nel parcheggio, la ragazza è stata aggredita, accoltellata e caricata in auto con forza.

Giulia ricompare insieme a Filippo, nei fotogrammi registrati dal sistema di videosorveglianza dello stabilimento Dior, nella zona industriale di Fossò. Qui, alle 23:40 Filippo accoltella Giulia ancora una volta. Le immagini mostrano la ragazza che scappa. La vittima tenta di difendersi, viene raggiunta alle spalle dall’ex fidanzato e, spinta con forza, cade a terra e perde conoscenza.

A quel punto Filippo prende il corpo, lo carica in auto e inizia la fuga fino alla zona di Piancavallo, in provincia di Pordenone. Il ragazzo mette il cadavere di Giulia in due sacchi neri e lo fa rotolare giù da un dirupo per 50 metri verso un anfratto roccioso, vicino al lago di Barcis, a 100 chilometri dalla casa della vittima. 

Quando Giulia è in fondo al burrone, il ragazzo torna in auto e scappa verso nord. L’allarme in paese è già scattato, squadre di ricerca guidate dai carabinieri di Venezia sono in azione e sui social media si condividono descrizioni dei due ragazzi, in quel momento presunti scomparsi.

Il cellulare del giovane è rilevato per l’ultima volta dalla cella telefonica di Fossò, a circa 5 km dal paese natale della vittima. Gli inquirenti si concentrano sulla Fiat Grande Punto nera di Filippo, ma trovano più di una macchina che corrisponde alla descrizione e l’equivoco rallenta le ricerche.

Gli investigatori contano sul sistema Targa System, utilizzato in molte giurisdizioni europee per catalogare le autovetture. La telecamera di Piancavallo, vicino al lago di Barcis ha, tuttavia, un’anomalia da una settimana e non fornisce i dati sull’auto di Filippo. Questi saranno recuperati solo il 16 novembre, quando le ricerche si concentreranno nella zona del lago. L’ultima volta che la vettura è registrata in Italia è alle 9:07 del mattino di domenica 12, sulla statale che collega Cortina d’Ampezzo a Dobbiaco. In quest’area, Filippo fa anche rifornimento di carburante, prima di dirigersi verso il confine austriaco. Paga al self-service con una banconota da 20 euro sporca di sangue, che verrà recuperata dal proprietario della pompa di benzina e consegnata agli inquirenti. È un elemento che la difesa sta usando per negare la premeditazione, data la scarsa accortezza nel liberarsi delle prove.

Al confine, prende un ticket valido per il transito in Austria e va alla volta di Lienz, dove alcune fonti ritengono faccia rifornimento un’ultima volta: arriva così fino all’uscita autostradale di Bad Dürrenberg, nel nord della Germania. Qui Filippo, senza benzina, sosta in corsia di emergenza a luci spente, violando il codice stradale tedesco. La polizia interviene e collega la targa della Punto nera al profilo del ragazzo, già ricercato internazionale. 

Quando gli agenti si avvicinano al sospettato sono pronti ad una reazione violenta ma, come riportato dal Corriere della Sera, Filippo li sorprende con aria stanca e rassegnata, e conferma la sua identità. È arrestato per omicidio aggravato di primo grado. In Italia, meno di 24 ore prima, Giulia viene ritrovata: il corpo è ancora intatto e riconoscibile, nonostante i sette giorni trascorsi nel bosco. Frattura cranica, volto sfigurato e segni di difesa su braccia e mani. Queste le violenze subite dalla ragazza.

Con manette a mani e piedi, l’indagato è scortato dalla polizia tedesca fino a Francoforte, dove il 25 novembre viene riconsegnato alle autorità italiane. Il giorno stesso atterra a Venezia e viene trasferito nel carcere di Verona. Indossa un giubbotto blu, tuta e scarpe da ginnastica. Dopo più di 1000 chilometri percorsi, con l’auto ancora sporca del sangue di Giulia, Filippo dovrà affrontare la giustizia italiana.