Esclusiva

Dicembre 30 2023.
 
Ultimo aggiornamento: Gennaio 15 2024
Non è vero che l’INPS finanzia l’accoglienza dei migranti in Italia

Su alcuni canali Telegram circola la notizia secondo cui il governo avrebbe scelto di finanziare attraverso fondi dell’INPS i centri di accoglienza per i migranti in Italia. Si tratta però di una notizia falsa

La bufala sui fondi dell’INPS destinati agli immigrati

Il 22 Dicembre 2023 il canale Telegram “Libera Espressione”, che si definisce come uno spazio in cui discutere senza alcuna censura di attualità, ha diffuso un post sostenendo che i migranti in Italia riceverebbero somme pari a 300 euro al loro arrivo e 900 euro mensili, e che il governo avrebbe aumentato l’età pensionabile per poter far fronte a tali spese. La fonte citata dal canale è un video Tiktok del 26 Agosto 2023, andato in tendenza con 52,2k visualizzazioni, nel quale viene affermato che i centri di accoglienza sarebbero finanziati dall’INPS per il 95%. Il video è stato condiviso anche su altre piattaforme social, tra cui il canale di Davide Zedda, che nella sua bio si definisce giornalista di inchiesta e che vanta di un seguito di circa 75 mila utenti su Telegram.

Come funziona l’accoglienza in Italia

Esistono diversi livelli per quanto riguarda il sistema di accoglienza dei migranti in Italia, definito dal decreto legislativo 142/2015. In breve, secondo l’ultima modifica di questa norma, ovvero il decreto Cutro del marzo 2023:

  • La prima fase del sistema inizia con il soccorso in mare, l’assistenza sanitaria e la pre-identificazione nei centri hotspot. Qui si differenziano i migranti economici, che vengono avviati ai centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr), e i richiedenti asilo, di cui si faranno carico i centri governativi.
  • In queste strutture, gestite dal Ministero dell’Interno, vengono avviate le procedure di esame della richiesta di asilo. In caso di esaurimento posti in questi centri, le prefetture possono istituire Centri di accoglienza straordinaria (Cas), affidati a soggetti privati ma con servizi ridotti. Oltre ai Cas, le ultime norme prevedono l’attivazione di altre Strutture di accoglienza provvisoria, con servizi ulteriormente ridotti.
  • I titolari di protezione internazionale accertati, insieme ai richiedenti asilo appartenenti a certe categorie (per esempio i rifugiati ucraini e afghani o i minori non accompagnati), possono infine accedere al Sistema di accoglienza e integrazione (Sai), che opera su due livelli. Il primo fornisce assistenza materiale, legale, sanitaria e linguistica ai richiedenti asilo, mentre il secondo fornisce attività di integrazione e orientamento lavorativo ai titolari di protezione internazionale. Entrambi i livelli sono coordinati dal Servizio centrale, la cui gestione è assegnata all’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI) con il supporto della fondazione Cittalia. La responsabilità dei progetti è affidata agli enti locali che, in modo volontario, attivano e implementano iniziative di accoglienza e integrazione.  

Come viene finanziata l’accoglienza in Italia

Il sistema di accoglienza in Italia, dalla fase dell’arrivo a quella dell’integrazione, è finanziato principalmente dal Fondo Asilo Migrazione e Integrazione (FAMI), istituito dall’UE, e dal Fondo nazionale per i Servizi e le Politiche dell’Asilo (FNPSA), gestito dal Ministero dell’Interno. Il primo strumento finanziario è europeo e prevede la stesura di un Programma Nazionale (PN) elaborato da ogni paese membro, in cui vengono definiti gli obiettivi e gli interventi da realizzare con queste risorse. Secondo il sito del Ministero dell’Interno, il documento nazionale programmatico per gli anni 2021-2027 è stato approvato il 25 Novembre 2022, con una dotazione finanziaria di 512.623.353 euro che copre l’intero quadro finanziario pluriennale. Nel FNPSA, invece, confluiscono le risorse del Ministero dell’Interno, che poi vengono erogate ai singoli enti del terzo settore sparsi sul territorio, che partecipano ad una gara e fanno capo all’ANCI. Nel 2023 sono stati stanziati 692,4 milioni di euro per il fondo asilo e 117,8 milioni per il fondo dedicato ai minori non accompagnati. In sintesi, tra il fondo europeo e una parte del bilancio del Ministero dell’Interno, il totale destinato all’accoglienza in Italia nel 2023 è di circa 1,3 miliardi di euro.

Questi soldi però non vengono dati direttamente ai migranti, ma vengono erogati alle strutture di accoglienza e integrazione sul territorio. Gli enti locali che decidono di partecipare al bando Sai, per poter accedere alle risorse previste dai fondi, hanno l’obbligo di presentare un piano finanziario che deve essere approvato da una commissione e conforme allo schema di capitolato previsto. Ad oggi, secondo queste direttive, le spese di gestione per migrante ruotano intorno ai 35 euro pro capite al giorno, cifra che viene stabilita dai vari comuni, in accordo con il Ministero, a seconda delle necessità delle singole organizzazioni territoriali scelte per accogliere. Sono risorse che servono dunque a coprire altre spese, come quelle dei pasti, della pulizia, della manutenzione della struttura, del vestiario. L’unica cifra che viene data direttamente ai migranti, secondo il capitolato, è il cosiddetto pocket money, che ammonta in media a 2,5 euro al giorno e che copre le piccole spese quotidiane.

Conclusione

Il 95% delle spese dell’accoglienza non sono coperte dall’INPS, e i canali in cui circola questa informazione non citano nessuna fonte che possa comprovarla. Di conseguenza anche il post condiviso dal canale Telegram “Libera Espressione” è falso: non ci sono prove di una relazione tra il tema dell’età in cui si va in pensione e risorse impiegate nei centri di accoglienza. Inoltre, non è vero che i migranti percepiscono 900 euro al mese e 300 euro al loro arrivo.

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