Esclusiva

Gennaio 9 2024
Se i ricordi raccontano il futuro, il film dei record è di Cortellesi

“C’è ancora domani” parla a tutte le generazioni e a più di due mesi dalla sua uscita è ancora nelle sale

«L’arrivo della tessera elettorale a 18 anni non era scontato e questo film te lo fa capire. Per molti è stato un ritorno al passato, ai ricordi dei loro cari», racconta entusiasta Eva, appena uscita insieme alla mamma dalla proiezione di “C’è ancora domani”,  film d’esordio alla regia di Paola Cortellesi. In Italia, il lungometraggio ha superato Barbie, ottenendo al botteghino il miglior incasso del 2023 con più di 34 milioni di euro. L’SNGC (Sindacato Nazionale dei Giornalisti Cinematografici), che si occupa di assegnare i Nastri d’Argento, ha annunciato che il titolo è già stato scelto come film dell’anno per l’edizione 2024. Il successo ha portato la pellicola ad essere ancora in proiezione nelle sale romane a più di due mesi di distanza dalla sua uscita. 

L’entusiasmo ha travolto anche i proprietari dei cinema che non vedevano da tempo un film italiano in cima alle classifiche del box office. «È una storia che attrae un pubblico molto vasto, dalla persona di ottant’anni al ragazzino di quattordici. Le tematiche trattate sono importanti. C’è gente che l’ha rivisto anche due o tre volte», racconta Loris, il direttore del cinema Lux. «Da quando il film è uscito, le sale si sono riempite sempre, a tutti gli orari», gli fa eco Osman, direttore del centralissimo Cinema Barberini. «Dopo un mese abbiamo ridotto il numero di spettacoli ma la grande affluenza di pubblico durante le vacanze natalizie ci ha fatto fare marcia indietro. Sicuramente lo terremo in cartellone per tutto gennaio». 

Un trionfo che sembra essere anche internazionale. Deadline, sito di informazione cinematografica, ha riportato che la Universal Pictures International ha acquisito i diritti in Francia del film di Cortellesi e sono già in corso trattative per la distribuzione negli Stati Uniti. Sono diverse le ragioni che hanno portato le persone al cinema. 

Federica è stata attirata dalla notorietà della regista: «Sono andata a vedere il film dopo un’intervista a SkyTg24. Mi sembrava interessante ed ero curiosa di vederla come regista. La scena di Delia che rimane in piedi a servire mentre tutti mangiano mi ha ricordato i pranzi a casa di mia nonna, anche lei era così».

Renata invece è stata travolta da un sentimento di nostalgia: «io ho 55 anni, i miei genitori erano di quell’epoca e purtroppo era una triste realtà. Nella mia famiglia non c’erano scene violente ma mio papà comandava e mia madre doveva starci. Mi ha fatto pensare che ci sono cose che a volte, senza neanche accorgersene, capitano. Come quando il fidanzato della figlia le impone di indossare il rossetto solo con lui. Gli uomini, ancora oggi, con queste piccole cose cercano di avere la supremazia». 

Giulia spiega con trasporto di essere andata a vedere il film per curiosità perché «lo avevano paragonato a “La vita è bella” di Roberto Benigni. La sceneggiatura mi è piaciuta molto però penso che il paragone sia eccessivo. Il grandissimo successo che il film ha avuto penso sia trainato dall’onda femminista e quindi dal momento storico in cui è uscito».

Leonardo tiene a sottolineare l’importanza del messaggio forte che questo film vuole trasmettere raccontando un aneddoto legato alla sua famiglia: «ne parlavo con mio cugino e mi ha raccontato che mio nonno, una persona abbastanza progressista, una volta a cena zittì mia nonna quando lei fece un commento su come destinare alcuni proventi per questioni di lavoro. Mio nonno era una persona molto moderna per l’epoca eppure la cultura di quegli anni gli aveva fatto fare un’uscita infelice». 

Anche Michele, guardando il film, si è ricordato di alcuni eventi spiacevoli accaduti in famiglia: «mi ha fatto venire in mente una violenza subita da mia madre in casa e di quelle frequenti che una mia zia sopportava per mano del marito. Era una situazione piuttosto diffusa quando ero giovane, e lo è ancora oggi, a diversi livelli».

Clara invece loda la bravura della regista nell’ideare una storia originale e d’impatto: «mi ha colpito la leggerezza con cui è stato affrontato il tema della violenza sulle donne e soprattutto il finale, che ho trovato sorprendente. Non mi aspettavo che la connessione fra la mancanza di diritti entro le mura domestiche e a livello sociale e politico fosse così evidente».

Le testimonianze mostrano un forte senso di immedesimazione degli spettatori nelle vicende raccontate. Una donna con una vita segnata da continue violenze trova la forza di reagire per garantire a sé stessa e alla figlia un’esistenza dignitosa. Una storia attualissima che lega passato e presente nella speranza di un futuro migliore.