Esclusiva

Gennaio 13 2024
Carne di cane, “In Asia è un danno d’immagine”

La Corea del Sud entro tre anni vieterà la carne di cane, Giulia Innocenzi di Report racconta cosa accade nei «mercati umidi»

«È una notizia importantissima, una grande vittoria», Giulia Innocenzi, giornalista che prima per Le Iene ora per Report si occupa di temi legati ai diritti degli animali, commenta con entusiasmo la decisione storica della Corea del Sud di vietare la vendita di carne di cane. Nel paese, tra i più grandi consumatori insieme a Cina, Vietnam e Indonesia, si stima che ogni anno vengano uccisi oltre un milione di esemplari

Nei «mercati umidi», dove si vendono animali di ogni tipo, «sono stipati all’interno di gabbie molto strette impilate l’una sull’altra. Cani vivi vicino a cani già macellati aspettano il loro turno immersi nel sangue, senza nemmeno potersi muovere». Bolliti, bruciati, uccisi a bastonate o da una scarica elettrica, «ho visto utilizzare metodi medievali», racconta la giornalista. «Prima della pandemia, in Cina, un uomo ci mostrò il procedimento a favore di camera. Per lui era una curiosità da far vedere a dei turisti stranieri, mai avrebbe immaginato che fossimo giornalisti. Pochi mesi fa sono tornata con la squadra di Report ed eravamo gli unici occidentali», sottolinea. «Non è molto difficile entrare in questi luoghi, le nostre sono telecamere comuni. L’importante è mantenere sempre un atteggiamento amicale».

Oltre alla crudeltà, c’è il rischio per la salute umana. Soprattutto in Cina «molti dei cani e gatti presenti nei mercati, dove le condizioni igieniche sono precarie, vengono sottratti a delle famiglie o presi dalla strada e tenuti in pessime condizioni. Hanno il cimurro e altre malattie, quelli salvati dagli attivisti spesso muoiono prima ancora di trovare una sistemazione in Europa». 

Il consumo resta molto diffuso «tra le persone anziane che vivono in zone rurali. Mangiare cose diverse, dalla tartaruga al serpente, è un elemento della tradizione. Le vecchie generazioni non si fanno troppe domande», spiega Innocenzi. Per i giovani, invece, è diverso, «molti non hanno mai mangiato carne di cane e non hanno alcuna intenzione di farlo, anzi vivono con animali domestici in casa. Il divieto legislativo è un passo importante proprio perché accelera una tendenza già in atto e rinforza la condanna sociale. In questo modo anche il mercato illegale diminuisce». Ciò che davvero spinge i governi a prendere provvedimenti è il danno di reputazione: «La Cina, ad esempio, non è per nulla contenta delle ripercussioni negative sulla propria immagine al di fuori dei confini nazionali. L’ambasciata italiana a Pechino fu la prima a prendere una posizione di condanna netta», ricorda la giornalista, «una mossa tutt’altro che scontata». Denunciare è importante per «far sapere a questi paesi che gli occhi della comunità internazionale sono puntati su di loro».

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